Non parla di invio di armi all’Ucraina, Mario Draghi, nella sua relazione al Senato dalla quale uscirà la posizione dell’Italia in vista del prossimo consiglio europeo. Ma Mario Draghi esplicitamente fornisce il proprio assenso all’ingresso dell’Ucraina in Europa.
Dura poco o meno di mezz’ora il discorso di Draghi sui rapporti tra Unione Europea e Ucraina e non si affronta il tema più divisivo per il Parlamento italiano, soprattutto per il Movimento Cinque Stelle prossimo a una spaccatura, che è quello dell’invio di armi all’esercito ucraino.
L’Italia continuerà a sostenere l’Ucraina
«Ci avviciniamo al quarto mese dall’inizio dell’invasione Russa, – dice Draghi -. Mosca continua ad aggredire le città ucraine e i combattimenti sono feroci. Il bombardamento russo di Kharkiv aggrava il bilancio. A giugno secondo i dati dell’Onu ci sono stati 4600 morti e più di 5mila feriti tra i civili. La nostra intenzione è quella di continuare a sostenere l’Ucraina. Il consiglio europeo ha discusso di questo e tornerà a farlo il prossimo 23 e 24 giugno. Lo sforzo deve essere collettivo, dobbiamo coinvolgere la Banca Mondiale, ridare casa ai bambini che l’hanno persa, riportare i bambini nelle scuole. Oggi spetta a tutti noi aiutare l’Ucraina. L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione Europea, il governo italiano è stato tra i primi. L’abbiamo sostenuto per la prima volta. Continueremo a farlo in ogni consesso internazionale. Il consiglio europeo può raggiungere una posizione consensuale in merito».
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Draghi è poi tornato sul tema degli effetti negativi per la Russia delle sanzioni, promosse da tutta Europa.
«In Russia – continua Mario Draghi – si è verificato un crollo del Pil dell’8% e ribadiamo l’importanza delle sanzioni, anche se i canali di dialogo rimangono aperti». Draghi ha confermato il favore del governo anche all’ingresso in Europa di Albania e Macedonia del Nord e ha espresso la propria approvazione nei confronti della nascita della Comunità Politica Europea, voluta dal presidente francese Emmanuel Macron.