Intervista a Marco Gay, amministratore delegato di Digital Magics, per parlare del progetto Magic Wand e delle startup fintech e insurtech italiane
Magic Wand è il primo programma di accelerazione per startup dei settori fintech e insurtech. Quali le potenzialità di questi settori?
L’innovazione dei settori insurtech fintech in questo momento è necessaria, perché mette al centro il consumatore finale, ribaltando un po’ la logica tradizionale, e accelera il cambiamento di cui necessita un mercato maturo come quello di oggi. Proprio per questo motivo le potenzialità di crescita, anche grazie all’intelligenza artificiale, alle possibilità di disintermediazione, di costruire prodotti e servizi ad hoc interagendo direttamente con i fruitori, sono molto interessanti. La disruption provocata dal fintech e dall’insurtech, poi, si applica anche ai rapporti b2b, agli operatori stessi. Siamo convinti che con il loro talento e le loro competenze le startup, grazie ai processi di open innovation, possano veramente fare fanto, crescere in maniera solida, prendere un posto importante nello scenario nazionale, europeo e internazionale, anhe considerando che le regole in Europa sono diverse da quelle degli Stati Uniti. Quindi c’è un mercato a disposizione, perché le regole della finanza europea sono diverse e i prodotti americani non sono utilizzabili.
Quale, in questo quadro, l’ambizione del progetto Magic Wand?
Magic Wand nasce proprio da una visione del mercato con un trend importantissimo, in cui con l’innovazione le startup possono fare la differenza, con il supporto di Digital Magics, primo incubatore di startup italiano. Magic Wand, che significa bacchetta magica, ha come partner 10 tra i principali gruppi che si occupano di finanza e assicurazione: BNL Gruppo BNP Paribas, Credito Valtellinese, Ersel Investimenti, Innovation Center del Gruppo Intesa Sanpaolo, Innogest, Poste Italiane, SellaLab, SisalPay, Società Reale Mutua di Assicurazioni e UBI Banca. È nata come operazione di sistema, con lo scopo di fare crescere l’innovazione tramite un percorso di accelerazione di startup selezionate, che stanno facendo un primo percorso di formazione e di acquisizione di competenze, dialogando con i player di mercato, facendo un approfondimento, un affinamento del modello di business, l’implementazione di tecnologie. Lo hanno fatto le prime 8 startup selezionate su un paniere di oltre 50 candidati, poi da queste ne sono state selezionate 6 che stanno completando il percorso. A ogni step riconosciamo un grant in denaro alle startup, in modo che abbiano un po’ di serenità nel corso del processo di crescita. Un passaggio fondamentale è quello a giugno dell’investor day, quando le startup si confronteranno con il mercato per la raccolta di equity necessaria per passare alla fase di crescita; auspichiamo che qualcuna di queste diventi parte del portafoglio di Digital Magics. Altra cosa molto positiva, che col senno di poi si è rivelata azzeccata, è la scelta di una partecipazione eterogenea. Nella selezione teniamo sempre in grande considerazione la qualità dell’idea, ma ancor più quella del team, che deve essere eccezionale. C’erano alcune startup più avanti, e altre early stage; non siamo partiti con un’idea precisa, abbiamo cercato di prendere l’eccellenza compatibilmente con gli obiettivi della startup stessa, per far sì che il match fosse positivo per tutti.
Uno degli aspetti più importanti del progetto Magic Wand è la mentorship per le startup da parte delle grandi aziende partner. Come funziona?
Ci sono due giornate in aula alla settimana. È un aspetto cui teniamo molto, sono momenti in cui facciamo sistema. L’ecosistema deve affermarsi, se non lavoriamo insieme e ognuno guarda al suo orticello facciamo poca strada, e apriamo la strada alla vittoria delle startup estere. La mentorship è a 360 gradi, permette alle startup di avere tutte le nozioni e gli approfondimenti necessari, di poter parlare con player importanti del mercato per capire che bisogni ci sono. È un percorso molto impegnativo per gli startupper, si torna non dico su banchi scuola, ma quasi. Ogni giorno, poi, le startup hanno contatti con i nostri partner. Spesso a fare da mentor sono direttamente i partner, che sono il valore aggiunto del programma. Mi piace citare anche il nostro team, con Layla Pavone, Chief Innovation Marketing and Communication Officer, e Michele Novelli, Senior Advisor. Senza di loro Magic Wand non sarebbe possibile.
Quali possibilità di finanziamento hanno le startup partecipanti?
A giugno le portiamo all’investor day, cui parteciperanno non solo i 10 partner che valuteranno se e come investire, ma anche altri investitori, istituzionali e non. C’è anche la possibilità eccezionale di fare un proof of concept, cioè di lavorare subito per testare il prodotto sull’economia reale.
L’ecosistema italiano delle startup sta diventando concretamente favorevole oppure è ancora meglio andarsene a Berlino piuttosto che nella Silicon Valley?
Si sta affermando una via italiana alle startup, con le nostre specificità, che parte da un lato dall’ambizione e dalla possibilità concreta di diventare leader nei settori di riferimento nazionali e internazionali, dall’altra dalla capacità innovativa che le startup portano alle imprese più mature. Il che si lega alla possibilità che l’avvento di Industria 4.0, oggi Impresa 4.0, sta portando avanti: prendere la tradizione manifatturiera del Made in Italy e innovarla grazie anche alle startup. Noi di Digital Magics siamo in una condizione unica, perché abbiamo partner come Tamburi Investment Partners/StarTIP, Talent Garden, che è il più grande network europeo di coworking ed è anche una nostra partecipata, Innogest, il più grande fondo italiano di Venture Capital e l’Università Telematica Pegaso. Siamo il più importante hub di innovazione digitale, e da questo osservatorio riscontriamo un’inversione di tendenza; Talent Garden, che con Cassa Depositi e Prestiti aprirà una nuova realtà in Silicon Valley, apre un’opportunità per portare le nostre startup all’estero. Vogliamo farle crescere, ma partendo da qui, dall’Italia. Stiamo crescendo e devo dire che per noi è un orgoglio fare al meglio il nostro lavoro di business incubator e vedere i risultati. Siamo fiduciosi nelle grandi possibilità del network che ci contraddistingue.