Da secoli crocevia di commerci tra l’Europa e l’Asia in città come Samarcanda, dove transitò lo stesso Marco Polo, l’Uzbekistan grazie al nuovo corso del presidente Mirziyoyev si sta nuovamente aprendo alla sua vocazione storica. Se ne sono accorte anche le imprese italiane, tant’è vero che l’interscambio commerciale tra i due Paesi è cresciuto nel 2019 di oltre il 30%. Ma siamo appena agli inizi. In questa intervista a Economy, l’ambasciatore dell’Uzbekistan in Italia Otabek Akbarov spiega il ruolo crescente delle nostre imprese nel processo di modernizzazione dell’economia di Tashkent e, soprattutto, le grandi opportunità ancora da cogliere. Senza tralasciare l’interesse storico di un Paese ancora relativamente poco visitato, e quindi tutto da scoprire, Covid permettendo.
Il presidente Shavkat Mirziyoyev ha dato un forte impulso alla modernizzazione economica dell’Uzbekistan. Quale ruolo hanno le imprese italiane?
L’Italia occupa una posizione di leadership globale nei settori della tecnologia, dell’ingegneria e dell’industria in generale, ed è quindi un Paese di notevole interesse per lo sviluppo dell’economia dell’Uzbekistan. Siamo interessati ad attrarre investimenti, tecnologia e know-how italiani per la creazione di imprese produttrici di beni per il nostro mercato locale fatto di 34 milioni di abitanti, e per l’esportazione nei Paesi limitrofi, con un mercato di oltre 300 milioni di persone. Più di 50 aziende italiane stanno già operando con successo nel nostro Paese. Tra queste vorrei evidenziare Danieli, con la quale abbiamo realizzato e avviato un impianto metallurgico a Tashkent; con Pietro Fiorentini e Terranova stiamo realizzando un progetto per la produzione di contatori gas intelligenti; con Opera Srl abbiamo avviato un progetto unico per la produzione dello zafferano. Attualmente stiamo lavorando ad un pacchetto di nuovi progetti con l’Italia, nei settori energia, metallurgia, materiali da costruzione, giardinaggio, igienico-sanitario.
C’è spazio per una crescita ulteriore?
Diverse altre aziende italiane hanno mostrato interesse a lavorare nel nostro mercato. Tra queste Nuovo Pignone, Ansaldo Energia, Techint, Technip Italy, Wood, Maire Tecnimont, Italferr, Eni, Leonardo, Mapei, Cnh Industria, Siti B&t, Sacmi, Toscana nastri, Asco filtri, Advice & consulting. Ci sono tutte le basi legali e istituzionali necessarie per espandere i legami economici: il quadro giuridico bilaterale comprende diversi importanti accordi in ambito economico, e nuovi documenti sono in fase di elaborazione. Sono attivi il Gruppo di lavoro intergovernativo sul commercio, la cooperazione economica e industriale e i crediti all’esportazione; e la Camera di commercio e industria Italia-Uzbekistan. Nell’ottobre 2020 nel nostro Paese è stata aperta una filiale di Confindustria. Abbiamo instaurato rapporti fruttuosi con enti quali Sace, Simest, Cassa depositi e prestiti, Ice, Confindustria, Aice, Unioncamere, e con altre associazioni industriali e regionali.
Quali sono i numeri attuali dell’interscambio?
Il fatturato commerciale tra l’Uzbekistan e l’Italia è in costante crescita, anche se resta modesto e lontano dalle potenzialità dei due Paesi. Nel 2019 è cresciuto del 31,7% fino a 402,3 milioni di dollari. Il nostro obiettivo è aumentare il commercio reciproco fino a un miliardo di dollari nei prossimi anni. La maggior parte delle importazioni dall’Italia è costituita da attrezzature per impianti di produzione in Uzbekistan, mentre l’Italia mostra un costante interesse per prodotti tessili, agricoli e in pelle, tessuti di seta e lana, erbe medicinali uzbeki. La struttura della base industriale esistente in Uzbekistan consente di considerare praticamente tutti i settori della produzione, dall’ingegneria meccanica all’agricoltura. Abbiamo l’esigenza di aumentare il livello tecnologico della produzione e organizzare il meccanismo di certificazione dei prodotti necessaria per l’accesso ai mercati mondiali.
Ci sono zone adatte agli insediamenti produttivi e agevolazioni fiscali?
Le società miste con l’Italia possono essere collocate sul territorio delle 21 zone economiche libere, dotate di tutte le necessarie infrastrutture e reti di comunicazione. Le società con investimenti esteri beneficiano di importanti agevolazioni fiscali per un periodo da 3 a 10 anni. Il Paese ha istituito un meccanismo di partenariato pubblico-privato nella realizzazione di grandi progetti industriali. Invitiamo inoltre le aziende italiane a prendere parte attiva al processo di privatizzazione in Uzbekistan, che prevede la vendita agli investitori strategici di quote statali di grandi banche, imprese industriali e infrastrutture turistiche.
Quali sono i settori nei quali ritiene che le nostre aziende possano avere un ruolo più rilevante?
Siamo particolarmente interessati alle potenzialità dell’Italia nei settori petrolifero e del gas, chimico, minerario, metallurgico, edile, dei mobili, del cuoio e tessile, automobilistico, della produzione agricola, degli elettrodomestici, dell’abbigliamento e delle calzature, vinicolo, caseario, di prodotti da forno. Un’altra area interessante è l’industria farmaceutica, con il potenziale stimato di oltre un miliardo di dollari e un tasso di crescita medio annuo del 15%. Cresce l’interesse da parte dei partner stranieri anche nell’industria chimica dell’Uzbekistan, con le istituzioni finanziarie internazionali pronte a sostenerne lo sviluppo. Sono in corso di attuazione grandi progetti nel settore energetico, inclusi progetti sullo sviluppo di energie alternative e verdi in ambito di partenariati pubblico-privati. Esistono ampie opportunità di investimento e di creazione di filiere ad alto valore aggiunto. In particolare, in agricoltura, intendiamo sviluppare un sistema di lavorazione, stoccaggio e trasporto dei prodotti agricoli per il mercato nazionale ed estero. È stata lanciata un’iniziativa per creare cluster di esportazione, che prevedono la collaborazione tra grandi produttori con i processi di lavorazione, stoccaggio, confezionamento e logistica concentrati in un unico complesso. La struttura del cluster dovrebbe includere anche un laboratorio di certificazione e controllo qualità focalizzato su specifici mercati di esportazione.
Che tipo di attrattive offre ai visitatori l’Uzbekistan?
Abbiamo un patrimonio storico e culturale unico, formato nel corso di molti secoli. La formazione e lo sviluppo del nostro popolo sono avvenuti all’incrocio di varie civiltà e culture, che hanno predeterminato la ricchezza e la diversità dei nostri valori e tradizioni. Le nostre città di fama mondiale sono Tashkent, Samarcanda, Bukhara e Khiva, incroci sulla grande via della Seta, dove i nostri avi provvedevano al passaggio delle carovane commerciali tra l’Europa e l’Asia. Grandi antenati del popolo uzbeko come Avicenna, Al-Khorazmi, Mirzo Ulugbek, Al-Beruni hanno contribuito allo sviluppo non solo della nostra civiltà, ma anche di quella mondiale. Il Paese vanta oltre 4mila siti storici, cinque dei quali sono inclusi nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco: “Samarcanda, l’incrocio delle culture”, “Il centro storico di Bukhara”, “Il centro storico di Shakhrisabz”, “Ichan Kala” e “Tien Shan occidentale”. Numerosi sono poi i contributi dell’Uzbekistan al patrimonio culturale immateriale dell’Unesco: “Shashmaqam” (musica vocale e strumentale dell’Asia Centrale), “Spazio culturale della regione di Boysun” (più di 20 capolavori del patrimonio culturale orale e immateriale della regione di Boysun), “Katta Ashula” (esecuzione di una canzone senza accompagnamento strumentale), “Askiya” (un genere originale di arte popolare), “Culture e tradizioni di Plov” (il piatto principale del popolo uzbeko), “Navruz” (l’inizio di il nuovo anno e l’arrivo della primavera), “Lazgi” (una danza della regione di Khorezm), “L’arte della miniatura” (una tradizionale arte dell’Oriente). Gli italiani, a cominciare dal famoso mercante e viaggiatore veneziano Marco Polo, hanno tradizionalmente mostrato grande interesse a visitare il nostro Paese e conoscere il suo patrimonio storico e culturale. Negli ultimi anni il numero di turisti dall’Italia è in costante crescita in media del 20-25% e, superata la pandemia, speriamo di superare le 20.000 visite l’anno.