«L’Italia rischia la tempesta si salverà chi saprà far da sè»

«Nel 2019 riprenderanno a crescere le insolvenze aziendali in Italia. Secondo i dati in nostro possesso l’aumento dovrebbe essere intorno al 2% dopo quattro anni di costante discesa. Tutto questo si accompagnerà a uno scenario in cui prevediamo venti recessivi, complice l’inasprirsi di alcuni fattori esterni alla nostra economia, come ad esempio la guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti». Luca Burrafato è a capo dell’area MMEA (Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa) di Euler Hermes, la più importante azienda di assicurazione del credito che, dal 2007, fa parte del Gruppo Allianz. Un osservatorio privilegiato, che permette di vedere con chiarezza come all’orizzonte si stiano addensando nubi particolarmente fosche. Le previsioni dell’Ue che vedono per il 2019 un pil italiano in crescita dello 0,2% – unico paese a non avere il tasso d’incremento preceduto da un “1” – non fanno che testimoniare quanto sottolineato da Burrafato. Euler Hermes, già dalla fine del 2018 ha iniziato a registrare un incremento del rischio di credito e un progressivo aumento delle insolvenze.

La tendenza “ribassista” si può avvertire in tutto il mondo, anche se l’Italia sembra esserne particolarmente colpita. Questo perché le misure di Trump hanno dato un grandissimo impulso all’economia americana, ma rischiano di arrivare con il fiato corto all’appuntamento post-estate, quando il continuo drenaggio di liquidità operato dall’amministrazione a stelle e strisce inizierà a chiedere il conto. «È qui – prosegue Burrafato – che si “parrà la nobilitate” dell’Europa: al momento non abbiamo ancora chiaro se avrà gli anticorpi necessari per reagire».

Il continuo drenaggio di liquidità da parte dell’amministrazione usa porterà effetti negativi dopo l’estate: l’europa ha gli anticorpi?

Restringendo il discorso alla sola Italia, il clima che si sta respirando già da qualche mese è pesante e tendente a un ulteriore peggioramento. «I principali indicatori della fiducia – aggiunge il responsabile dell’area Mmea di Euler Hermes – sottolineano la forte prudenza ad investire da parte delle imprese nel nostro paese. Questo perché negli anni abbiamo assistito a una selezione quasi darwiniana delle aziende. Quelle che hanno resistito hanno dovuto farlo contando sulle proprie gambe. Le banche, dal canto loro, sono ancora molto solide, come dimostrato dai recenti stress test realizzati dalla Bce. È vero che c’è stata un’unica eccezione, che è Carige, ma per il resto sono istituti di credito sani che fanno fatica ad aumentare gli impieghi. Il combinato disposto tra credit crunch e crisi di fiducia ha portato una riduzione complessiva degli impieghi. Da questo punto di vista, negli ultimi anni ci sono stati degli incentivi da parte della politica nei confronti dell’economia e ci auguriamo che analoga strada venga presa dall’attuale esecutivo. Non si può non notare, però, che se il governo non metterà in campo delle reali e tangibili iniziative a sostegno degli investimenti delle aziende, queste saranno in grande difficoltà». 

Euler Hermes è la più grande azienda di assicurazione del credito del mondo: nel 2016 deteneva il 34% dell’intero comparto, con un fatturato superiore ai 2,6 miliardi e con oltre 900 miliardi di transazioni coperte nel mondo. Uno degli indicatori che fa propendere la multinazionale verso un nuovo allarme è rappresentato dal numero di sinistri che, nel loro caso, sono crediti insoluti.

I crediti insoluti sono aumentati tra il 25 e il 30% anche se per ora solo su piccoli importi, ovvero pmi fiaccate dalla crisi che non riescono a pagare

Dopo anni di calo, si è registrata un’inversione di tendenza che ha portato a un aumento anno su anno tra il 25 e il 30%, anche se per ora ha riguardato soprattutto i piccoli importi, ovvero quelle aziende che, fiaccate dalla crisi, non sono riuscite a onorare i propri debiti. I costi di assicurazione del credito sono ancora piuttosto contenuti, se si considera che il tasso di premio sulle PMI si mantiene tra lo 0,40 e 0,80% dell’intero fatturato annuale. In Italia Eurler Hermes ha oggi oltre 6.000 aziende clienti.

«Anche in Italia – conclude Burrafato – stiamo lavorando con l’ausilio delle nuove tecnologie: ad esempio, abbiamo impiegato dei tool di robotica che ci aiutano nella selezione di nuovi, potenziali clienti. Si tratta di aziende che già conosciamo, e che, grazie al matching delle informazioni, possiamo far entrare nel nostro portfolio. La digitalizzazione dei prodotti che realizziamo ci consente di mantenere dei costi sempre piuttosto bassi. Un’altra tecnologia di cui ci stiamo servendo in maniera particolare è quella dei big data: incrociando enormi moli di dati possiamo affinare il nostro rating e quindi avere un approccio al credito più dinamico e flessibile. Va detto che abbiamo raggiunto il più alto livello di fatturato e di esposizione nella storia: grazie a tutti gli strumenti che abbiamo sviluppato potremo garantire ai nostri clienti una crescita sana, ma è ovvio che – data la situazione mondiale  dobbiamo anche fare qualche piccola correzione, graduale, in modo che non impatti sull’operatività degli stessi. Guardiamo al futuro con relativa tranquillità, fiducia e, allo stesso tempo, audacia. Parole chiave del nostro piano strategico 2019-2021 “Confidence to be bold”, che ci vedrà ancora più protagonisti al fianco delle imprese in un mondo in continua trasformazione».