Dei 750 miliardi (1000, se si contano le leve finanziarie), che compongono il Recovery Fund, 172,7 miliardi potrebbero toccare all’Italia. Lo scrive il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, su un social network. Nome del nuovo piano: Next Generation Eu. “Una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti”, scrive il commissario.
I 172 miliardi di quota italiana, secondo indiscrezioni di stamattina, sarebbero composti da 81,807 in aiuti a fondo perduto e da altri 90,938 miliardi in prestiti. Se venisse confermata la proposta della Commissione (sottoposta oggi ad un primo voto e sostenuta da Germania e Francia), si tratterebbe della quota più alta destinata ad un singolo Stato. Segue la Spagna, con una destinazione di 150 miliardi (77 in prestiti e 63 a fondo perduto).
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Con l’approvazione dello schema generale (che stamattina Ursula von der Leyen esporrà in Parlamento europeo prima del voto), il testo sul Recovery Fund inizia la fase delle trattative tra i Paesi (tra cui le contrarie Belgio, Olanda e Austria), che durerà fino al prossimo vertice fissato al 18 giugno. Con il secondo voto, previsto a luglio, ci sarà l’approvazione definitiva.
La generosa previsione nei confronti del Bel Paese entusiasma, ma preoccupa anche, perchè arriva a poche ore di distanza dalla pubblicazione del nuovo report della Bce sulla sostenibilità finanziaria dell’Ue. Nello studio, l’Eurotower pone interrogativi concreti sul numero di Paesi che in futuro risulteranno aderenti all’Unione.
Se i debiti pubblici non saranno tenuti sotto controllo, per la banca centrale, il rischio reale è che i mercati finanziari possano iniziare a prezzare il rischio di una “variazione della composizione” attuale dell’Ue, che oggi conta 27 Stati membri. COn effetti imprevedibili sui flussi di capitale di tutto il mondo.