L’immigrazione vincente dei Liutre fratelli stellati Michelin

Esiste una generazioneX di imprenditori nati in Cina, o arrivata in Italia da bambini, che con impegno e visione ha saputo affermarsi e integrarsi alla perfezione. 0ggi parlano un italiano perfetto, fatturano milioni di euro e soprattutto amano l’Italia. Uno di questi è Claudio Liu che insieme ai suoi fratelli Giulia e Marco stanno lasciando un segno nell’imprenditoria della ristorazione a Milano, l’unica città italiana nella quale si può fare esperienza di alta cucina oriental style. I ristoranti cinesi con poca igiene e ingredienti scadenti stanno tramontando e la famiglia Liu è uno degli esempi di questo cambiamento in atto. Claudio, il fratello maggiore, è l’unico in Italia ad aver ottenuto il riconoscimento di una stella Michelin con il ristorante Iyo, possiede un locate Aji di delivery di alto livello e ha appena aperto un terzo locale nel centro di Milano.

«Mio padre arrivò in Europa con la Transiberiana, iniziò come lavapiatti e in poco tempo fece carriera in un ristorante, ma presto decise di cambiare settore. Ci portò a Reggio Emilia, dove aprì un laboratorio tessile: confezionavamo per le grandi firme. Nel 2000 la concorrenza era troppa e così vendette l’azienda e decise di ritornare alla ristorazione a Milano. Noi eravamo piccoli, ma mio padre ha sempre coinvolto tutta la famiglia nelle decisioni. Invece di un ristorante cinese abbiamo aperto una pizzeria con piatti italiani in zona Ravizza, era il 2006 e si chiamava Acquario. C’era l’aviaria e la gente aveva paura delle insegne cinesi. Nostro padre ci ha dato un grande insegnamento: partire dai lavori più umili per arrivare a saper fare tutto. E ora lo ringrazio. So come lavare un pavimento, lavare i piatti e fare le pizze, gestire il personale, conoscere la psicologia di un cliente, far quadrare i conti». 

«Nostro padre ha dato a me e ai miei fratelli un grande insegnamento: partire dai lavori più umili per arrivare a saper fare di tutto»

«Oggi siamo imprenditori a tutti gli effetti», continua ClaudioLiu: «mia sorella Giulia ha aperto Gong e mio fratello un locale che si chiama Ba Asian Mood. A 24 anni con mia moglie abbiamo aperto Iyo, un locale con design dall’effetto wow. Facevamo i classici della cucina giapponese, poi ci siamo ingranditi e nel 2014 è arrivata la prima stella Michelin. Lo chef Haruo Ichikawa è stato il supporto culturale e morale della mia formazione e anche a lui devo tanto». Così, progressivamente, il team è passato da  12 a 30 persone, i metri quadrati d 180 a 400 e la cantina da 90 a oltre 700 etichette. «Il nostro credo è “ristorare” i nostri clienti e saperli ascoltare. Da noi vige la regola del tre, se sentiamo un commento tre volte da un cliente, vuol dire che va preso in considerazione». 

Quanto alle materie prime, «Il mio rapporto con i clienti è tale che da mangiare loro quello che darei i miei figli. Voglio sapere tutto degli ingredienti che entrano nella mia cucina: gamberi rossi che preferisco sono pescati a Ponente di Mazara. Compriamo i tonni interi tra Abruzzo e Sicilia, solo bluefin e tutto certificato Per me, la qualità degli ingredienti è una religione. I miei progetti futuri? Dedicarmi sempre di più alla formazione, mia prima di tutto continuando a frequentare master e a quella dei miei collaboratori. Il futuro è nelle risorse umane, le persone sono tutto. L’anno prossimo metterò in atto l’ampliamento di Iyo, acquisendo la gelateria confinante, avremo più spazio per rendere ancora più magico il locale. Il mio nuovo ristorante non sarà una copia del precedente. Queste sono le mie radici, Iyo lo amo e non voglio clonarlo. Si chiamerà Iyo Aalto in onore di Alvar Alto. È un progetto per il quale sono partito da zero, personale nuovo, chef nuovi, piatti diversi. Porterò di là solo il secondo maitre. Due locali con un’anima diversa e lo stesso spirito unificatore: trascinare per una sera il cliente in un viaggio emozionante».