Ha un elevato potenziale di impiego nei settori difficili da decarbonizzare (come le industrie ad alta temperatura, il chimico, l’aviazione e la navigazione), ma è anche un vettore energetico che consente anche di trasportare le energie rinnovabili su lunghe distanze evitando congestioni della rete elettrica e di stoccare grandi volumi di energia per periodi di tempo più lunghi rispetto altri sistemi accumulo. Ecco perché l’idrogeno verde è destinato a ricoprire un ruolo di primo piano nella transizione energetica.
Ma per raggiungere l’obiettivo del 2% del mix energetico al 2030 (che è dietro l’angolo) e del 20% al 2050, non c’è tempo da perdere. L’Italia, però, è un passo avanti: «La rete di trasporto esiste già», sottolinea l’amministratore delegato di Snam Marco Alverà. L’azienda di San Donato Milanese dispone in Italia di una rete di oltre 32mila chilometri, associata a 13 centrali di compressione e 9 siti di stoccaggio. «Convertendo l’attuale infrastruttura del gas all’idrogeno si possono abbassare notevolmente i costi di trasporto» prosegue Alverà.
Metà dei 7,4 miliardi di euro del piano industriale 2020-2024 di Snam sono dedicati alla transizione verso il trasporto di idrogeno
Riconvertire la rete costa tra il 10 e il 25% di quel che si spenderebbe a realizzarla ex novo, (secondo lo studio Guidehouse “European Hydrogen Backbone” del luglio 2020): ecco perché l’Europa è un passo avanti. E Snam, che da tempo ha annunciato di voler raggiungere la neutralità carbonica (emissioni dirette “Scope 1” e indirette “Scope 2”) al 2040, è avanti di due passi: è stata la prima azienda di infrastrutture gas in Europa a sperimentare l’immissione di idrogeno nella propria rete (prima al 5 e poi al 10%) miscelato al gas naturale, servendo delle utenze industriali, oltre a testare le turbine delle centrali di compressione, quelle che “spingono” il gas in rete (ed entro fine anno nella centrale di Istrana verrà installata la prima turbina “ibrida”).
Un piano ambizioso
D’altra parte, metà dei circa 7,4 miliardi di euro del piano industriale di Snam 2020-2024 sono proprio dedicati alla sostituzione e sviluppo degli asset secondo standard compatibili anche con l’idrogeno e già oggi la quasi totalità dell’infrastruttura Snam risulta realizzata con acciai in grado di trasportare fino al 100% di idrogeno (in linea con lo standard internazionale Asme B31.12) e circa il 70% senza neppure la necessità di ridurre la pressione massima di esercizio, tanto che è in corso il processo di certificazione della rete realizzato da Rina. E la nuova normativa interna sull’approvvigionamento di Snam stabilisce che tutti i materiali dei nuovi tratti di rete siano in grado, senza aggravi di costo, di trasportare non solo gas naturale e biometano ma anche percentuali crescenti di idrogeno fino al 100%: Corinth Pipeworks (gruppo Cenergy Holdings) fornirà a Snam 440 km di tubazioni in acciaio, tra le prime certificate per il trasporto di idrogeno fino al 100% in una rete gas a livello europeo, e a Valvitalia è stato assegnato un contratto per la fornitura delle prime valvole “hydrogen-ready” in Europa.
Insieme si fa strada
Poi ci sono le partnership. Come quelle con FS Italiane, Ferrovie Nord, Alstom, Eni, A2A ed Hera. In Italia quasi il 30% della rete ferroviaria, più di 4.000 km, è ancora alimentata a gasolio e Snam prevede di investire circa 150 milioni di euro nel piano al 2024. O quelle con Riva e il Gruppo Giva per la sostituzione del metano nell’acciaieria di Dalmine. E ancora: la sperimentazione dell’idrogeno nei forni fusori delle vetrerie (insieme a Bormioli Luigi, Bormioli Rocco, Rina e altri player), il memorandum d’intesa siglato con Msc e Fincantieri per studiare la prima nave da crociera al mondo alimentata a idrogeno, l’acquisizione del 33% di De Nora (storica azienda italiana leader globale nelle tecnologie per lo sviluppo sostenibile, in particolare nei componenti per gli elettrolizzatori alcalini), la partnership tecnologica (con l’acquisto di una piccola quota, di poco superiore al 2%) con Itm Power, società britannica che produce elettrolizzatori a membrana…
Apripista per vocazione
Ed è recentissimo l’annuncio dell’accordo tra Snam e Iris Ceramica Group per sviluppare la prima industria ceramica al mondo alimentata ad idrogeno verde, bissando di fatto il sodalizio che negli anni ‘80 portò a Sassuolo la rete di gas naturale di cui beneficiò tutto il comparto manifatturiero, consentendo lo sviluppo industriale collettivo di quello che sarebbe diventato uno dei più importanti distretti industriali al mondo. Il nuovo stabilimento di Iris Ceramica Group sorgerà a Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, nel comparto produttivo aziendale di Via Radici Nord e sarà dotato entro il prossimo anno di tecnologie native che consentiranno di realizzare superfici ceramiche nate da un blend di idrogeno verde, prodotto grazie all’energia solare, e di gas naturale. Sul tetto dello stabilimento verrà infatti installato un impianto fotovoltaico (con una potenza di 2,5 MW) che sarà abbinato a un elettrolizzatore e a un sistema di stoccaggio dell’idrogeno rinnovabile prodotto in loco. «L’idrogeno verde – ha dichiarato Alverà – è il vettore energetico ideale per decarbonizzare un’industria ad alta intensità energetica come quella della ceramica, un settore nel quale il nostro Paese dispone di aziende di eccellenza a livello internazionale come Iris Ceramica Group. Questa collaborazione, che si aggiunge alle iniziative che stiamo portando avanti in altri settori come l’acciaio, il vetro e i trasporti ferroviari, rappresenta un primo passo verso la produzione in futuro di ceramica a zero emissioni di CO2. Attraverso le nostre infrastrutture e le nostre tecnologie vogliamo contribuire ad abilitare una filiera nazionale dell’idrogeno per favorire il raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali ed europei e al tempo stesso garantire la competitività della nostra industria».
Snam collabora con l’International Renewable Energy Agency per sviluppare business case replicabili a livello globale
Un passo avanti nella transizione
Ma la partnership più recente, quella annunciata a fine settembre con l’International Renewable Energy Agency (Irena), l’organizzazione intergovernativa che sostiene la transizione sostenibile e rinnovabile dei Paesi, è forse quella con l’obiettivo più ambizioso: sviluppare l’idrogeno verde a supporto della transizione energetica a livello globale. L’accordo firmato alla presenza del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, da Alverà e Francesco La Camera, direttore generale di Irena, durante la conferenza “The H2 Road to Net Zero” organizzata a Milano da Bloomberg, prevede che le parti collaborino per studiare ed eventualmente implementare, insieme ad altri partner, progetti pilota finalizzati alla produzione di idrogeno da rinnovabili, al suo trasporto e alla sua distribuzione, con l’obiettivo di sviluppare business case replicabili. «Questo accordo con Irena – ha commentato ancora Alverà – costituisce una tappa importante del percorso che porterà l’idrogeno e il biometano a diventare parte integrante della soluzione per la transizione ecologica e la lotta ai cambiamenti climatici. Lo sviluppo dell’idrogeno si sta verificando più velocemente del previsto, con una rapida discesa dei costi, l’avvio di progetti pilota nei principali settori di applicazione e l’adozione di piani nazionali e internazionali a supporto. Snam contribuirà a questo accordo facendo leva sulla sua esperienza e le sue competenze nel trasporto di energia grazie a oltre 40mila km di rete e sul suo ruolo di fondatore della Green Hydrogen Catapult, l’iniziativa che punta ad aumentare di 50 volte la scala dei progetti nell’idrogeno verde nei prossimi cinque anni».
Snam e Irena incoraggeranno partnership pubblico-private per incrementare la domanda di idrogeno su scala industriale, promuovendo anche iniziative di ricerca e sviluppo con la finalità di abbattere i costi e supportare lo sviluppo tecnologico. La partnership potrà fare leva sulla competenza di Snam come gestore di infrastrutture di rete, rafforzata dalla partecipazione azionaria in due aziende leader nell’idrogeno e nella produzione di elettrolizzatori come l’italiana De Nora e la britannica Itm Power.