“Twitter non ha bisogno di Elon Musk”: così titolava il suo editoriale il quotidiano liberale francese Le Monde il giorno in cui lo stravagante e bizzarro imprenditore americano (origine sudafricana e 260 milioni di dollari di patrimonio), inventore della Tesla, l’auto elettrica che fa impazzire i miliardari cinesi, e di SpaceX, il servizio navetta tra le stelle che fa impazzire i miliardari americani, metteva sul tavolo 44miliardi di dollari cash (quasi 40 miliardi di euro) per prendersi il social con l’uccellino azzurro con l’obiettivo, si capisce, di guadagnare e di farne (anche) “una piattaforma assolutamente libera senza controlli e censure e dare libertà di espressione totale a tutti perché è questa l’essenza della democrazia” (testuale, dalle ultime dichiarazioni dell’acquirente).
Così Musk usa la liberta di parola per i suoi interessi
Questo vuol dire che il nuovo Twitter di Elon Musk ridarà voce alle follie cospirazionistedell’ex presidente Trump (il cui account, come si sa, fu sospeso dopo gli incitamenti alla rivolta post-elettorale e al colpo di Stato con l’assalto alla sede del parlamento americano, Capitol Hill) o, dati i tempi, alle menzogne della propaganda putiniana secondo la quale l’Ucraina è solo un covo di nazisti da stanare e sterminare e un paese da smembrare e incorporare nel nuovo impero zarista post-sovietico?
Il tycoon, in effetti, è ben noto per una visione del mondo e della politica assolutamente libertaria, come si suole dire, e ha già dimostrato di saper utilizzare la libertà di parola (la sua) per fare i propri interessi: per esempio, quando invitò gli azionisti di Tesla a disfarsi delle azioni dell’azienda automobilistica determinando un crollo momentaneo dei titoli alla Borsa di Wall Street e consentendogli quindi – anche se non si ha notizia di una immediata inchiesta della Sec, la Consob statunitense, intesa ad accertare i retroscena finanziari, e i piani, di quel bizzarro annuncio ribassista – di riacquistarli a sconto, come si dice.
Ma per ora il miliardario che ha superato Gates, Zuckeberg, Bezos e tutti gli altri campioni del capitalismo siliconiano (che non è proprio frutto di pomeriggi adolescenziali nei garage della West Coast come prima o poi si scoprirà e si scriverà) non deve temere, diciamo così, l’opposizione liberale delle opinioni pubbliche liberali negli Stati Uniti e in Europa (la Cina è tutt’altro discorso), l’opposizione alla maniera di Le Monde insomma, ma deve temere un regolamento europeo approvato da Bruxelles proprio negli stessi giorni in cui si definiva l’operazione Twitter e l’uccellino azzurro finiva, come si vede in una bella copertina di Time, nella gabbietta di Musk.
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Cos’è il Digital Market Act
Il regolamento europeo porta il nome (inglese) di DSA, iniziali di Digital Service Act, e fa seguito al DMA, Digital Market Act, approvato qualche anno fa, che punta a dare qualche regola al Far West del commercio on-line, il territorio senza legge di Amazon, Leboncoin, Alibaba e altri marketplace dove si può comprare di tutto, come sappiamo, ma dove il consumatore è niente (vedremo in futuro se questo DMA avrà qualche effetto sulla correttezza delle transazioni economiche).
Il DSA, che è l’altra faccia del regolamento economico voluto dall’Unione europea (e soprattutto dal commissario francese all’economia digitale Thierry Breton, uno che viene da France Telecom e quindi sa di che parla), punta a “réduire le risques pour la societé” per dirla con le sue stesse parole, cioè a tutelare gli utenti dei social (spesso inconsapevoli e culturalmente non attrezzati) dalle bugie, dai contenuti illegali, dalla valanga di odio che arriva dai cinguettii e dai post affidati senza controllo a Facebook, TikTok Twitter e alle altre piattaforme.
A cosa serve il Digital Service Act
Ora in Europa, gentile mister Musk, il controllo c’è (meglio, ci sarà): le piattaforme dovranno rendere trasparente le modalità con cui sono stati costruiti i loro algoritmie dovranno rimuovere tutti contenuti illegali non appena individuati. Non si tratta di censura, è questa l’obiezione dei libertari alla Musk, ma – come si legge nel testo del regolamento DSA – di “obligations de moyens et de transparence” che è la stessa filosofia con cui la Bce e le banche centrali nazionali impongono agli istituti di credito l’assoluta trasparenza sui conti e sui bilanci (a tutela dei clienti e a garanzia dell’equilibrio del sistema).
In Europa social network obbligati alla trasparenza
Non si poteva fare di più, ha spiegato lo stesso Breton, che non ama i social, perché un disegno di legge francese presentato dalla deputata macroniana Laetitia Avia tre anni fa, nel 2019, che considerava le piattaforme social direttamente responsabili dei contenuti, post e cinguettii, come gli editori per i contenuti dei loro giornali, obbligandoli quindi a rimuoverli entro 24 ore, è stato bocciato dalla Corte costituzionale di Parigi con la motivazione che in questo modo si sarebbe limitata in maniera eccessiva la libertà d’espressione.
Avvertiti dalla giurisprudenza francese, i commissari europei hanno messo in cantiere (e approvato, come s’è detto) un regolamento che punta ai “fondamentali” delle piattaforme social (che, vale la pena di ricordare, hanno più di 45milioni di utenti nei vari paesi Ue) e li “responsabilizza” sui temi dell’odio e, soprattutto, dei messaggi rivolti ai minori. Aggirando così la giustificazione avanzata dagli interessati i quali, in questi anni, hanno provato ad aggirare i controlli pubblici sostenendo di avere messo in campo, loro, “politiche di moderazione”.
Ora – almeno qui nella vecchia Europa – i social dovranno dire come sono state costruite queste politiche (in sostanza, come girano i loro algoritmi) e con quali risultati. Se questi risultati non ci sono, non si vedono o non convinceranno la Commissione, scatteranno multe fino al 6% del fatturato (e, nei casi più gravi, la chiusura della piattaforma).
Mister Musk dovrà adeguarsi ai regolamenti UE
Il regolamento DSA prevede anche una “procedura d’urgenza” nel caso in cui cambi lo scenario politico ed economico su cui intervengono gli utenti. Per fare due esempi attualissimi: la pandemia Covid e la guerra in Ucraina. In questi casi la Commissione potrà intervenire sulla disinformazione medica (le mascherine non servono, il virus non esiste e altre fake news…) e sulla propaganda militare (gli ucraini nazisti da eliminare, etc.).
Funzionerà il DSA, il Digital Service Act? Almeno metterà fine gli eccessi “stile Musk”? E ancora: mister Musk sarà costretto a darsi una regolata e ad affinare gli algoritmi del suo uccellino azzurro?
Intanto Bruxelles ha messo in campo un team di 150 esperti informatici con un budget iniziale di 30 milioni di euro (destinato ad aumentare con le multe comminate alle varie piattaforme).
Il Dsa come il Gdpr
L’obiettivo politico è quello di fare del DSA uno standard mondiale come il regolamento europeo sulla protezione dei dati. Già l’ex presidente Obama è sceso in campo chiedendo alla Casa Bianca di ispirarsi all’Act europeo e lo stesso ha fatto Frances Haugen, l’ex dirigente di Facebook che ha denunciato e testimoniano davanti al Congresso degli Stati Uniti tutte le manovre e le “cattive pratiche” aziendali di Zuckeberg, un altro libertario alla Musk che, tanto per dirne una, per fare fatturato vende i dati sensibili dei suoi utenti. Come scrive Le Monde, la libertà non ha bisogno di questi tycoon.