L'economia circolare salverà il pianeta

Nel 2005 ne “I nuovi limiti dello sviluppo” Meadows e Rogers scrivevano:«L’economia globale ha già oltrepassato, e di molto, il livello di sostenibilità… Sappiamo che la correzione di rotta sarà un’impresa immane e che implicherà una rivoluzione non meno profonda di quelle agricola ed industriale…Tutto quello che possiamo fare è intervenire sui flussi produttivi e logistici portandoli a livelli sostenibili attraverso scelte, tecnologie ed organizzazione oppure lasciare che la natura decida per noi con penuria di cibo, energia e prodotti o con un ambiente sempre più nocivo». Che il mondo non possa andare avanti così lo sappiamo, gli scienziati dell’IPCC ci dicono che per tentare di contenere l’aumento della temperatura in 1,5° entro il 2100 dovremo azzerare la produzione di CO2 nei prossimi 20anni. Ma come fare? Oggi si confrontano 2 scenari strategici: la decrescita felice di Latouche e l’economia circolare della McArthur Foundation. Ridotte all’essenza, la prima tende ad eliminare tutto quanto è potenzialmente superfluo, la seconda ad azzerare ogni spreco ed ogni consumo di risorse non completamente rinnovabili. La dialettica in sé è affascinante, da un lato rimettere al centro i bisogni essenziali dell’uomo ed il suo benessere uscendo dal paradigma della necessità di una crescita continua del Pil, dall’altro realizzare una rivoluzione tecnologico-organizzativa in grado di farci continuare a produrre senza limiti, ma senza intaccare l’ambiente. Entrambe soffrono tuttavia di un problema di fondo: richiedono tempo…e ne abbiamo poco. La decrescita ha come obiettivo un cambiamento culturale e sappiamo quanto questo tipo di cambiamenti sono lenti ed accelerano solo in occasione di grandi tragedie.

Sostenibilità significa efficienza. Ridurre gli sprechi e il superfluo e a far quadrare il cerchio è l’arduo compito della politica

L’economia circolare richiede una trasformazione infrastrutturale, tecnologica ed organizzativa oggi così profonda e diffusa che non può essere fatta in poco tempo. Un’economia completamente circolare deve eliminare ogni forma di uso di combustibili fossili. Certo abbiamo la prospettiva dell’auto elettrica, ma dovremo anche trovare altre forme di propulsione per camion, navi, aerei e tutto ciò che sposta merci. Dovremo spegnere tutte le caldaie, sostituire fornelli, sfufe, camini. Trovare materiali sostituitivi delle materie plastiche e di ogni derivato del petrolio. Molte tecnologie la abbiamo o le stiamo trovando, ma molte altre mancano ancora e non sappiamo quanto tempo ci vorrà per trovarle. Andare verso un’economia circolare presenta un enorme vantaggio: richiede di cambiare mezzi, strumenti e macchinari e ciò significa investimenti, lavoro e crescita del Pil. Dall’altra parte sostenibilità significa efficienza, ridurre gli sprechi e le cose superflue e ciò riguarda tutti noi ed il mostro modo di vivere. Significa, come dice Josè Mujica, essere sobri, ma ciò comporta una riduzione di bisogni, di prodotti e, quindi, di lavoro e di Pil. Far quadrare il cerchio è compito dei governi, gli scienziati ed i tecnici hanno il compito di trovare le soluzioni, gli imprenditori di implementarle trasformando le occasioni di cambiamento in opportunità, i manager di garantire la sopravvivenza delle proprie aziende rendendole sostenibili, perché non ci può essere un altro futuro. Noi tutti dobbiamo metterci una mano sulla coscienza e  pensare di più ai nostri figli nel nostro agire quotidiano e nell’esercitare appieno l’enorme potere che ci dà l’essere consumatori.