Nella grande zona industriale di Bari, accanto alle numerose industrie meccaniche che producono dalla componentistica per auto ai martelloni demolitori, dalle pompe per l’industria petrolifera ai motori marini, si è affermata negli ultimi anni un’azienda del comparto alimentare che per la rapidità della sua crescita in termini di fatturato è divenuta un vero e proprio caso di studio. Ci riferiamo alla Alfrus, che lavora mandorle di alta qualità per le maggiori industrie dolciarie italiane ed estere e che, con tecnologie avanzatissime e un numero molto limitato di addetti pari a 15 unità, ha chiuso il 2018 con 85 milioni di fatturato, ben 15 in più rispetto al 2017 quando avevo consuntivato 70 milioni di ricavi.
Posseduta e gestita dai fratelli Leonardo, Domenico e Michele Sisto cui il padre Ambrogio ha trasmesso la passione per questa attività che rasenta una vera e propria arte, la società – il cui primo nucleo artigianale risale al 1885 – si è specializzata nella lavorazione di mandorle provenienti dal mercato italiano, spagnolo e californiano, esporta in 10 Paesi di 5 continenti ed è divenuta fornitrice di fiducia di big player del comparto alimentare che per le dimensioni delle loro produzioni hanno bisogno di forniture costanti in grandi volumi di semilavorati di qualità garantita.
E la Alfrus – che si è traferita da alcuni anni in un modernissimo impianto nell’area industriale barese dopo aver lasciato un antico laboratorio sito in una popolosa frazione del capoluogo regionale – lavorando con personale altamente qualificato, nel volgere di poco tempo è venuta accreditandosi con costanza e grande determinazione come uno dei maggiori fornitori di grandi industrie che, prima di inserirlo stabilmente nella loro vendor list, hanno compiuto i più rigorosi accertamenti sull’affidabilità produttiva e quali-quantitativa dell’impresa.
La crescita accelerata non è esente da stress finanziari e organizzativi. Per questo è importante selezionare le migliori linee di fido disponibili
Naturalmente una crescita accelerata del giro d’affari come quella registrata dall’azienda non è stata esente da stress finanziari e organizzativi facilmente intuibili: acquistando a volte con forti oscillazioni di cambio prevalentemente su mercati extracomunitari da venditori che imponevano il prezzo di vendita della materia prima, i fratelli Sisto hanno dovuto poi accettare le condizioni dei propri clienti che, a loro volta, dettavano il prezzo di acquisto del semilavorato. Si sono resi così necessari per l’esercizio corrente affidamenti bancari di elevate dimensioni con margini di redditività sulle vendite inizialmente abbastanza contenuti. Ma il management aziendale – che è stato abile nel selezionare e negoziare le migliori linee di fido con le banche più attente al suo business – con l’elevata qualità delle lavorazioni si è saputo ritagliare in poco tempo un ruolo di fornitore di eccellenza e quasi insostituibile per la grande committenza.
Ma dallo scorso anno la Alfrus ha avviato sia pure con cautela una prima diversificazione rilevando in Friuli una società che immette sul mercato un dolce per il consumo finale e, con un investimento favorito dalla Regione Friuli, l’ha rilanciata, salvandone anche l’occupazione e arricchendo così la gamma dei suoi beni che ora incominciano ad affiancare ai semilavorati di pregio anche un prodotto finito.
Per le sue caratteristiche la Alfrus si colloca ormai fra quelle società meridionali che per le crescenti dimensioni dei loro ricavi stanno diventando oggetto di particolare interesse per fondi di private equity, qualcuno dei quali ha già acquisito rilevanti partecipazioni in qualche azienda pugliese.
Se ciò accadesse anche per l’impresa dei fratelli Sisto, sarebbe un’ulteriore dimostrazione della loro lungimiranza e della loro costante volontà di crescere.