Ridurre il divario di genere aumenta la competitività. I dati dimostrano chiaramente che le aziende che investono nella formazione manageriale femminile sono più competitive e che un numero maggiore di donne occupate è un vantaggio per l’intera società, essendo una spinta determinante per la ripresa economica.
Secondo le più recenti stime dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige), il potenziale dell’incremento della partecipazione femminile al lavoro potrebbe avere un impatto sul Pil pro-ccapite dal 6,1% al 9,6% in Europa, e addirittura del 12% in Italia. Peccato che, stando all’ultimo Global Competitiveness Report del World Economic Forum – che ha analizzato l’andamento di 193 Paesi nel periodo tra il 2019 e il 2020 – nonostante i progressi dell’Italia in diversi settori, tanti da farci avanzare dal 44° al 30° posto, sul versante della parità di genere il Paese sembra procedere a un ritmo decisamente più lento. L’Italia è penultima in Europa per l’occupazione femminile e ultima considerando la fascia d’età tra i 25 e i 34 anni.
Una donna su cinque abbandona il lavoro dopo la nascita di un figlio e il divario nel tasso di partecipazione al lavoro è di 19 punti percentuali rispetto a quello degli uomini, un divario che si è ulteriormente allargato a causa della pandemia. Le donne in Italia continuano ad affrontare ostacoli nell’accesso al lavoro, nella possibilità di fare carriera e di occupare posizioni di leadership, con solo il 3% delle aziende guidate da donne. Eppure il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ritiene che l’impiego di donne in posizioni di leadership potrebbe aumentare l’economia globale del 35%.
Proprio partendo da queste considerazioni, Fondirigenti, il Fondo interprofessionale per la formazione continua dei dirigenti promosso da Confindustria e Federmanager, da tempo persegue obiettivi di gender equality attraverso le proprie iniziative di formazione. E le imprese stanno cogliendo l’opportunità, adottando la formazione manageriale al femminile come mezzo per ridurre il divario di genere e aumentare la competitività. Lo dimostrano i risultati dell’ultimo Avviso di Fondirigenti, appunto, rivolto alle donne dirigenti con l’obiettivo di far crescere il numero di imprese che investono nella formazione del loro management femminile e aumentare la partecipazione delle donne dirigenti alle opportunità formative finanziate dal fondo.
Questi obiettivi sono stati raggiunti con ben 324 piani presentati per un valore richiesto di 3,8 milioni di euro, più del doppio delle risorse stanziate pari a 1,5 milioni di euro, e ben 560 donne dirigenti coinvolte. Questo è un risultato significativo, specialmente se si considera che negli ultimi tre anni (dunque un periodo ben più lungo) le donne partecipanti a piani finanziati dal Fondo erano state, complessivamente, poco più di 700. Secondo l’osservatorio di Fondirigenti, la quota di donne manager in formazione sul totale dei dirigenti, è in crescita – è pari, infatti, all’8%, – ma pur sempre largamente insufficiente per effetto di un accesso ancora limitato alla formazione continua e di una ridotta presenza femminile nei ruoli chiave.
«L’Avviso ha suscitato un grande interesse, il che dimostra che le imprese stanno diventando sempre più attente alla valorizzazione della leadership femminile per aumentare la competitività», commenta il Presidente di Fondirigenti Marco Bodini. «Questo dimostra anche che il Fondo e i suoi Soci; Confindustria e Federmanager, hanno fatto scelte sagge e lungimiranti, decidendo di investire specificatamente nelle donne manager per ridurre il gap ancora esistente nella managerializzazione del tessuto produttivo in Italia, almeno sul fronte formativo».
Già, il tessuto produttivo: secondo i rilievi di Fondirigenti, sono le grandi imprese quelle che principalmente utilizzano la formazione manageriale per rafforzare la leadership femminile, mentre le Pmi vi ricorrono in misura inferiore: solo 200 delle dirigenti interessate dall’Avviso sono impiegate nelle Pmi. Le imprese hanno dimostrato una forte preferenza per le skill per il cambiamento e la valorizzazione delle competenze di Diversity&Inclusion: queste coprono poco meno del 60% dei piani presentati, mentre una percentuale inferiore di piani è dedicata alla sostenibilità, alla gestione dei rischi e delle crisi e alla digitalizzazione, come a sottolineare che la risposta a questa fase di cambiamento repentino può stare proprio nella capacità manageriale delle donne dirigenti di guidare le imprese nel passaggio stretto della transizione.
Circa 30 mila sono le ore di formazione potenzialmente attivabili, con una media di 53 ore per dirigente che saranno fruite prevalentemente in presenza e mediante attività di formazione e coaching personalizzato. La richiesta media di finanziamento è stata pari a 11.700 euro rispetto al finanziamento massimo di 12.500 euro. Sul fronte territoriale, invece, la maggior partecipazione è stata registrata nel Nord Est, con l’Emilia-Romagna al primo posto, seguita da Lombardia e Veneto. Tuttavia, anche il Mezzogiorno ha dimostrato una positiva reattività, con il 12% dei piani presentati e una concentrazione di piani in Campania. «I risultati di questo Avviso fanno ben sperare per il futuro», conclude Bodini. «Il Fondo» sottolinea «dimostra di essere all’avanguardia nell’utilizzo della leva formativa come fattore abilitante per tutte le grandi trasformazioni del Paese e nel rafforzamento di una moderna ed efficace cultura manageriale. L’Avviso rappresenta un’opportunità unica per le donne manager e per le imprese che vogliono investire nella valorizzazione del loro talento femminile, e dimostra l’impegno del Fondo nel promuovere la diversità e l’inclusione nei settori manageriali».