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In Italia le donne sono ancora penalizzate e faticano ad assumere posizioni di rilievo nel mercato del lavoro. C’è ancora molta strada da fare per raggiungere la parità di genere. L’Italia è ancora indietro rispetto agli altri paesi europei. Il gap con gli uomini è evidente soprattutto guardando ai salari che sono più bassi, per le donne, del 10% circa. E’ la view di Alessandra Perrazzelli, vice direttrice generale della Banca d’Italia che è intervenuta nel convegno “Le donne, il lavoro e la crescita economica”, sottolineando come “la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita le prospettive di crescita economica dell’Italia”.

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Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


Donne e lavoro, il gender gap impatta la crescita

“La probabilità per le donne italiane di non avere più un impiego nei due anni successivi alla maternità è quasi doppia rispetto alle donne senza figli”, spiega la direttrice. “Nonostante le recenti tendenze positive i progressi registrati durante lo scorso decennio sono del tutto insufficienti: il tasso di partecipazione femminile si colloca ancora su un livello particolarmente basso nel confronto europeo, inferiore di quasi 13 punti percentuali rispetto alla media europea. Perrazzelli ha inoltre precisato che nel 2012, in Italia “il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro era pari al 53,2 per cento, 20 punti inferiore rispetto a quello maschile; nei dieci anni successivi il tasso di attività femminile è aumentato di 3,3 punti, il doppio di quello degli uomini, e nel primo trimestre del 2023 ha raggiunto il livello più alto dall’inizio delle serie storiche, il 57,3 per cento”.

L’Italia resta indietro rispetto all’Europa

La situazione appare ancora piú complessa nel sud Italia dove la percentuale di donne che lavorano è ancora molto bassa. Anche i dati relativi ai successi delle donne laureate sono piuttosto bassi. “Le donne che si laureano in materie scientifiche sono ancora solo il 15% delle laureate totali”, dichiara la direttrice. “Il divario salariale tra uomini e donne, poi, “si attesta in media intorno al 10 per cento, un livello solo di poco inferiore a quello stimato per il 2012. Le carriere delle donne sono particolarmente lente e discontinue. La maggiore presenza delle donne nelle società quotate non ha indotto significativi cambiamenti nella composizione dei vertici delle società sottoposte alla normativa sulle quote di genere”, ha aggiunto.

La minoranza femminile impoverisce il Paese

Nel complesso, il basso numero di donne nel mercato del lavoro penalizza la crescita economica dell’Italia. Analizzando i paesi avanzati emerge una più alta partecipazione femminile a cui si associa un reddito pro capite significativamente più elevato. La letteratura economica mostra anche che una migliore allocazione dei talenti di uomini e donne sostiene la crescita della produttività a livello aggregato”, ha concluso Perrazzelli.

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