Calderone al ministro Franco: «Serve rispetto per i consulenti del lavoro»
Marina Calderone, ministro del Lavoro

Lavoro, Calderone: occupazione in crescita. La ministra del Lavoro, in una intervista a “L’Economia del Corriere della Sera Speciale Formazione & Lavoro”, spiega che “la disoccupazione ha toccato proprio nelle scorse settimane la soglia minima record di 7,3 per cento e l’occupazione prosegue ad aumentare su base annuale. Peraltro, la stragrande maggioranza dei rapporti di lavoro è a tempo indeterminato il che riduce ai minimi termini l’incidenza dei rapporti a termine, da qualcuno definiti ‘precari’, anche se impropriamente”. Questa crescita esponenziale che oramai dura da 10 mesi “credo sia figlia della fiducia da parte del mondo produttivo, dalla voglia di riprendersi dopo una pandemia che ha costretto alla fermata di interi settori, e anche del gradimento per i provvedimenti che abbiamo adottato in questi mesi di Governo. Come ministero abbiamo cercato di essere quanto più giusti e inclusivi nelle scelte normative che abbiamo fatto, avendo sempre davanti a noi il riferimento dell’occupazione. Chi può lavorare deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare, senza essere distratto da modelli comportamentali sbagliati”.

Lavoro, Calderone: fine del Rdc, non vedo nessuna “bomba sociale”

Il riferimento al reddito di cittadinanza è chiaro. La procedura con cui è stato totalmente riformato “è perfettamente funzionante, pur essendo stata realizzata a tempo record da dirigenti e tecnici di Inps e ministero del Lavoro nel mese di agosto. Funziona ed è implementata giornalmente dagli attori del mondo del lavoro che vi partecipano: Regioni, Enti di formazione, Apl, lavoratori. Abbiamo messo in rete tutte le banche dati esistenti facendole dialogare tra di loro e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
“In effetti – osserva Calderone – della ‘bomba sociale’ tanto invocata dalle opposizioni non vi è stata traccia. Il fenomeno delle proteste degli ex percettori del reddito di cittadinanza pare non esistere proprio. Noi abbiamo operato nel solco dei principi costituzionali: ogni cittadino ha diritto di lavorare ma ha il dovere di dare il proprio apporto alla crescita economica del Paese. Per l’Italia non è ammissibile mantenere un sistema che garantisce un sussidio a vita a chi può lavorare”.