Negli Stati Uniti il Pil nel secondo trimestre del 2022 è sceso dello 0,9%, diminuzione che fa seguito ad un primo calo avvenuto nel primo trimestre, pari all’1,6%. Proprio per questo l’America di Biden è in recessione tecnica. Ma cosa significa? Vediamolo insieme.
Recessione tecnica, cosa significa
Si parla di recessione tecnica quando il Pil – Prodotto interno lordo – riporta una variazione congiunturale negativa per due trimestri consecutivi. Secondo alcune teorie del ciclo economico, la recessione è un fenomeno “endogeno”, ovvero non determinato da elementi esterni. Ad ogni fase espansiva, dunque, seguirebbe un periodo recessivo, che apre una nuova fase di ripresa della crescita economica. Le fasi di recessione, tuttavia, possono essere anche causate da choc “esogeni”, dunque da fattori esterni al sistema economico.
Nelle fasi recessive si riscontra spesso una frenata del tasso di crescita della produzione, un aumento della disoccupazione ed una diminuzione dei tassi di interesse. Da non confondere con la recessione tecnica è la recessione economica, che si ha quando si è in presenza di una variazione negativa del Pil “tendenziale”, ovvero rispetto all’anno precedente. Se tale variazione è negativa ma non supera il -1%, si parla di crisi economica.
Recessione tecnica, quali conseguenze?
Gli Stati Uniti sono in recessione tecnica. Dopo un aumento del 6,9% nel quarto trimestre 2021, nel primo trimestre dell’anno in corso il Department of Commerce’s U.S. Bureau of Economic Analysis (BEA) ha stimato una diminuzione del PIL reale ad un tasso annuo dell’1.6%, per la prima volta in negativo dal secondo trimestre 2020. A questo fa seguito un ulteriore calo nel secondo trimestre, pari a 0,9%.
Tale situazione ha creato una divisione all’interno dei gruppi politici americani circa le sue cause. In particolare, secondo i repubblicani la colpa sarebbe da attribuire alle politiche dell’amministrazione di Biden. Dall’altra parte, invece, la Casa Bianca minimizza la situazione, facendo forza anche sulle parole del Presidente della Fed Jerome Powell, secondo il quale non ha senso una recessione quando l’economica continua a creare posti di lavoro. L’arbitro delle recessioni americane è il National Bureau of Economic Research (Nber), il quale le definisce come un significativo declino dell’attività presente in tutta l’economia. Per stabilire una recessione, quindi, lo stesso considera fattori come l’occupazione, la produzione, le vendite al dettaglio e il reddito delle famiglie. Il capo del Nber Robert Hall ha di recente detto all’agenzia Bloomberg che l’idea dei due trimestri consecutivi di contrazione per definire una recessione “non ha merito”. In molti casi, comunque, la certificazione del Nber di una recessione arriva con mesi di distanza.
Il presidente degli Stati Uniti, intanto, ha dichiarato che il rallentamento dell’economia americana “non è una sorpresa mentre la Fed agisce per far calare l’inflazione”. Continua: “molti del personale bancario e degli economisti affermano che non siamo in recessione. Lasciate che dica quali sono i fatti in termini di stato dell’economia. Numero uno, oggi abbiamo un mercato del lavoro record, la disoccupazione è al 3,6%. Finora abbiamo creato 9 milioni di nuovi posti di lavoro da quando è diventato presidente. Le imprese stanno investendo in America a tassi record”.