Superata ogni aspettativa: i livelli record dell’inflazione non fermano il Pil europeo

06.05.2019
 
“L’attuale debolezza degli scambi commerciali globali spiega il rallentamento della produzione industriale mondiale e degli indici manifatturieri, tra cui quelli relativi alle imprese Usa”. L’analisi del report mensile di Axa Investment Managers.
 
Secondo il consensus, le prospettive macroeconomiche nell’Eurozona erano alquanto promettenti (per tempistiche e portata), pertanto gli ultimi sondaggi tra le imprese europee sono risultati inferiori alle aspettative del consensus.
 

Nell’azionario sovrappesiamo i mercati emergenti e le banche europee, dove i multipli delle valutazioni da inizio anno sono rimasti indietro rispetto alle azioni Usa

Fino a oggi, i progressi sono stati alquanto modesti. Il miglioramento dell’attività, in Asia e negli scambi mondiali, dovrebbe favorire gli indicatori industriali nei prossimi trimestri. Aspetto più importante, la fiducia delle imprese è rimasta alta nei servizi, allontanando i timori di un contagio derivante dal precedente rallentamento del settore manifatturiero.
 
Nel frattempo, l’economia statunitense sembra destinata a rallentare per il terzo trimestre consecutivo, con un tasso annualizzato dell’1,5% circa nel 1° trimestre del 2019. Secondo noi, questo andamento sarà però temporaneo: la spesa pubblica e le vendite al dettaglio dovrebbero rimbalzare a sostegno del 2° trimestre (2,5% circa), anche grazie a qualche fattore stagionale.
 
Nel complesso, il nostro modello della probabilità di recessione negli Stati Uniti non raggiunge il limite nei prossimi dodici mesi, ma il margine si sta riducendo e noi continuiamo a prevedere una crescita del Pil Usa inferiore alle medie per il prossimo anno (all’1,6% rispetto alle stime di consensus dell’1,9%).
 
Asset Allocation: propensione al rischio contenuta ma in aumento mentre il carry dei prodotti a spread si fa interessante.
Come previsto, i mercati del rischio si aspettano che la crescita globale toccherà il fondo dopo il rallentamento sincronizzato degli ultimi 12 mesi. 

Gli indici azionari Usa hanno segnato nuovi massimi storici, con i PE in aumento, a riflettere l’approccio più accomodante della Fed, e il calo dei rendimenti mentre gli utili del 1° trimestre hanno tenuto abbastanza bene (sulla base dei dati riportati finora). Anche i mercati del credito restano promettenti dopo una performance record nel 1° trimestre, per es. nel segmento High Yield (HY) Usa. Il petrolio, le azioni cinesi e delle banche europee riportano i rendimenti più brillanti da inizio anno.

Tale contesto suggerisce una propensione al rischio modesta ma in aumento, soprattutto nei prodotti a spread (High Yield USA e debito dei mercati emergenti) a fronte della rinnovata tendenza verso un calo dei tassi su scala globale. Nell’azionario sovrappesiamo i mercati emergenti e le banche europee, dove i multipli delle valutazioni da inizio anno sono rimasti indietro rispetto alle azioni Usa.

Conserviamo una posizione neutrale sulla duration nell’ambito del reddito fisso globale. È un approccio ispirato alla prudenza mentre ci avviciniamo a una possibile svolta nella crescita globale dove servono altri segnali prima di diventare più prudenti sulla duration.