La delocalizzazione non sempre è un optional. Chiedetelo agli 8mila industriali della Val Trompia (e ai loro 32.700 addetti) isolati tra le Prealpi bresciane, più del 7% del totale sia delle imprese che degli addetti della provincia di Brescia, che nonostante la crisi e le difficoltà logistiche, dal 2001 hanno rafforzato costantemente il proprio peso nell’economia della valle, soprattutto nel settore manifatturiero. «La delocalizzazione in Val Trompia non esiste». spiega il presidente degli industriali bresciani Giuseppe Pasini. «O, meglio, è un cinema messo in piedi non certo dagli imprenditori o dagli amministratori del territorio, ma da chi insiste a dire che l’autostrada è un’opera assolutamente inutile: le aziende non se ne vogliono andare, anzi: vorrebbero avere la possibilità di ampliare la produzione. Lo dimostra l’annunciato investimento di 30 milioni di euro in tre anni della Beretta. Il lavoro non manca: basta dare un’occhiata alle scuole professionali, dove vengono già opzionati gli studenti del quarto anno. C’è estrema necessità di personale qualificato, ed anche alcune aziende estere vengono ad assorbire il know how». E con l’approvazione della legge sulla legittima difesa il giro d’affari del settore si appresta a raddoppiare.
La capitale mondiale delle armi da tiro ha un sogno che si chiama “autostrada”: «La Val Trompia è l’unica delle tre valli bresciane che oggi non ha un raccordo autostradale», sottolinea ancora Pasini. «Imprese che rappresentano l’eccellenza del territorio non possono concedersi il lusso di perdere un’ora e mezza per percorrere una manciata di chilometri. La difficile viabilità della Val Trompia provoca un danno di 80 milioni di euro all’anno. Come associazione abbiamo il dovere di spingere affinché il raccordo venga realizzato».
La delocalizzazione è un’opzione esclusa dalle fabbriche storiche come Beretta, che è nata nella valle bresciana nel lontanissimo 1526
«Nella nostra valle un tempo era la natura a fornire gli strumenti per la crescita: il ferro delle miniere e l’acqua per l’energia necessaria a lavorarlo», spiega Franco Beretta, amministratore delegato della fabbrica d’armi della più antica dinastia industriale al mondo in attività (la fabbrica venne fondata da Bartolomeo Beretta nel 1526). «È successo proprio con la nostra azienda. Oggi serve altro».
Un recente sondaggio di Aib evidenzia che l’infrastruttura è considerata di fondamentale importanza per quasi il 60% delle imprese valtrumpline, mentre un altro 28% la giudica importante e prioritaria. Con l’autostrada, «la Val Trompia cambierebbe velocità – sostengono gli artigiani di Gardone – E invece continuiamo ad essere una valle di serie B: Valcamonica e Valsabbia hanno le loro tangenziali, noi dobbiamo soffrire per una viabilità carente. È vero, non abbiamo l’appeal dei laghi, ma qui c’è il lavoro. E l’autostrada ci serve per fare un passo in più». E anche se per realizzarla bisognerà attraversare l’incubo di 4 anni di cantieri, anche se soltanto per portare il materiale necessario e rimuovere la terra asportata per aprire una delle gallerie sul tracciato serviranno 200 mila mezzi pesant, la Val Trompia è pronta al sacrificio. Perché il raccordo autostradale Concesio-Sarezzo con lo sbocco verso la A4 e la Brebemi è vitale per il futuro delle aziende rimaste stoicamente a produrre nell’isolamento garantito dalle montagne. I lavori slittano dunque a settembre, con un certo ritardo rispetto alle previsioni. A Villa Carcina la bonifica degli ordigni bellici inizierà nei prossimi mesi, Governo permettendo.
«Il boom degli anni Sessanta che ha fatto diventare il nostro paese l’ottava potenza economica dell’occidente è frutto anche della scelta di investire sulle infrastrutture, su un sistema cioè che potesse garantire la competitività del nostro paese e delle sue imprese», continua Beretta: «Per rendere competitive le nostre aziende serve un sistema infrastrutturale e logistico che possa farci entrare nel mondo globalizzato di oggi». Ecco perché l’autostrada della Val Trompia, ma non solo quella, diventa fondamentale. Si è perso fino ad oggi anche troppo tempo, «cinquant’anni», ricorda Beretta, «perché molto spesso nel nostro paese non ci sono tempi certi e progetti certi».
E a chi ricorda che il Governo potrebbe bloccare l’opera al pari di quanto fatto per la Tav Brescia-Padova, gli industriali, per voce del presidente dell’Associazione industriale bresciana, Luciano Cropelli, rispondono che «da luglio sono già state investite delle risorse: è già stata ordinata la fresa, inizierà la costruzione del primo ponte sul Mella tra Concesio e Villa Carcina per il transito del materiale. Speriamo prevalga il buon senso, per evitare un risarcimento di decine di milioni di euro. E stiamo parlando di soldi pubblici». Un’opera, quella della bretella della Valtrompia, è «attesa da anni. Il progetto iniziale è stato ridimensionato, ma questo è quello che si può fare al momento. L’importante è partire».
Intanto, per ora, la data di apertura dei cantieri è slittata dalla primavera all’autunno, ma anche questa data è destinata ad allungarsi. L’opera di bonifica degli ordigni bellici sul tracciato, che avrebbe dovuto partire in questi mesi, è stata sospesa. Uno stop che si interseca con il nodo legato alle varianti del progetto definitivo, messe a punto da uno studio di Genova, che dovranno ottenere il via libera del Ministero alle Infrastrutture prima e del Cipe poi. Il documento, che secondo le rassicurazioni fornite da Anas a fine novembre avrebbe dovuto finire sul tavolo del ministero entro il 31 dicembre 2018, non è ancora stato depositato. «Le verifiche del progetto sono ancora in via di finalizzazione», spiegano da Anas. Il ritardo ha congelato anche i lavori di bonifica dei residuati bellici, «momentaneamente sospesi poiché le analisi tecniche che sono state condotte hanno portato a valutare come soluzione ottimale il completamento di questo progetto a valle di quello da inviare al Mit, per inglobare in un’unica soluzione l’intero sviluppo del tracciato», conferma Anas. Insomma, mezzi d’opera fermi almeno fino a quando Ministero e Cipe non avranno dato il via libera definitivo all’investimento. I tempi? Impossibile ipotizzarli. L’iter delle opere preliminari per partire col cantiere per la bonifica degli ordigni bellici seppelliti lungo il tracciato della bretella Concesio-Sarezzo, è molto complesso e richiede tra l’altro l’autorizzazione del Genio militare. Per assistere al primo colpo di ruspa ufficiale insomma si dovrà attendere l’autunno inoltrato. Rispetto al tracciato originale, infatti, rimangono circa 11 chilometri di collegamento tra Concesio e Sarezzo, di cui 6,7 in galleria ad una sola corsia per senso di marcia, con un viadotto terminale di circa 800 metri per Termine di Lumezzane. Ma, come è stato più volte sottolineato da amministratori e imprenditori della valle, «questo è quello che si può fare al momento: l’importante è partire». Già, partire. La Val Trompia ci crede, nonostante i continui ostacoli «tecnici», l’incubo che il Governo possa affossare l’opera, e i due ricorsi ancora pendenti al Consiglio di Stato, quello dell’impresa costruttrice Salc-Salini e quello del Comitato No Autostrada, che verranno trattati congiuntamente.
Intanto anche il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana ha fatto la voce grossa sulle infrastrutture bresciane: «La Val Trompia partirà presto. Se sulla Tav il governo non si decide, faremo in Regione Lombardia un referendum popolare. Si attende la conclusione della valutazione d’impatto ambientale, per dare il via ai lavori». Senza contare l’immancabile baston contrario: il Comitato No autostrada Sì metrobus presieduto da Sergio Aurora: «Negli ultimi dieci anni la Val Trompia ha fatto registrare un calo del 25% sia in unità produttive che in addetti. Chi ha voluto delocalizzare le imprese lo ha già fatto, e indietro non si può tornare. Bisogna pensare a nuovi modelli economici».