Per il momento è solo una minaccia, l’ennesima dopo due settimane di ammiccamenti all’atomica e di pesanti ritorsioni: la Russia potrebbe decidere di interrompere le forniture del gas. Lo ha annunciato il vice primo ministro della Federazione, Aleksandr Novak: “In relazione alle accuse infondate ai danni della Russia per la crisi energetica in Europa e all’imposizione di un divieto al Nord Stream 2, abbiamo tutto il diritto di assumere decisioni corrispondenti e imporre un embargo al gas inviato attraverso il gasdotto Nord Stream 1”, ha dichiarato il Novak, spiegando però che al momento la Russia “non ha assunto tale decisione”.

Il gas procede regolare

Negli ultimi giorni, infatti, il gasdotto che passa dall’Ucraina ha continuato a “pompare” oltre 100 milioni di metri cubi al giorno di gas naturale, il triplo di quanto avveniva prima dello scoppio della guerra. Non è un controsenso, è che il balzo del prezzo del gas ha convinto Mosca che fosse utile sfruttare l’impennata dei costi, rimandando eventuali ritorsioni a un periodo successivo. Novak, d’altronde, sta giocando una partita d’azzardo: sa che senza tenere alta la tensione sull’Europa rischia di vedere intensificare le sanzioni, con tutti i problemi per l’economia – già allo stremo – che ne conseguono.

No allo stop energetico

I russi sanno anche che il fronte Occidentale non è per niente compatto sulle nuove sanzioni energetiche. Italia, Germania e i paesi maggiormente dipendenti dal gas e dal petrolio di Mosca, non vogliono bloccare completamente gli approvvigionamenti. Non prima, almeno, di aver trovato una valida alternativa. Ma per l’Italia questa non può essere una nuova dipendenza, questa volta dal Nord Africa. Serve ripensare, con l’aiuto del Pnrr, l’intera politica energetica, ma non è compito che si può risolvere in pochi giorni. Novak ha affermato che la decisione di Stati Uniti e Unione europea di bloccare le importazioni di petrolio dalla Russia potrebbe spingere i prezzi a 300 dollari al barile: “Un rigetto del petrolio russi avrebbe conseguenze catastrofiche per il mercato globale”.

Le proposte di Draghi

Il premier Mario Draghi ha avviato un nuovo canale con l’Ue. Ieri da Bruxelles, infatti, ha cercato di portare avanti una proposta che metterebbe un freno ai prezzi del gas russo, di fatto “calmierandolo” in modo da evitare sanzioni. Ma i russi accetterebbero una drastica riduzione degli introiti? O proverebbero a far saltare definitivamente le forniture o a dirottarle verso Pechino? L’altra richiesta di Draghi è di un meccanismo compensatorio per i Paesi che hanno maggiormente subito ripercussioni dalle sanzioni verso la Russia. E ovviamente l’Italia ne fa parte.