di Luisa Leone
Che le pensioni di domani saranno più modeste di quelle di oggi ormai si sa. O almeno ne è consapevole la fascia che più ne sarà interessata, quella di chi avrà un assegno calcolato interamente con il metodo contributivo. Eppure, nonostante questa consapevolezza, la conoscenza della previdenza complementare è limitatissima, circa il 64% della popolazione italiana dichiara di conoscerla poco o per nulla. Sono questi alcuni dei dai tratti dall’indagine ‘Gli italiani e il Welfare’ di Mefop, la società del ministero dell’Economia per lo sviluppo dei fondi pensione. D’altronde che ci sia un gap da colmare in termini di ‘protezione’ previdenziale è confermato dalla Covip, l’Autorità di Vigilanza di settore, secondo cui solo il 36% dei lavoratori aderisce alla previdenza complementare.
Il problema, quindi, è in primo luogo di formazione e informazione, troppi sono quelli che per pur sapendo che la pensione pubblica non gli sarà sufficiente ancora non conoscono lo strumento in grado di assicurare una rendita integrativa utile a mantenere la qualità della vita negli anni. Anche perché a giudicare dalle risposte dell’indagine, la soddisfazione verso i fondi pensione per chi vi aderisce è tutt’altro che deludente: il 63% del campione si è dichiarato abbastanza soddisfatto del proprio fondo pensione e l’11% molto soddisfatto, con un 3% di per niente soddisfatto e un 19% di poco soddisfatto.
Ma perché, oltre alla mancanza di informazioni adeguate, non si aderisce alla previdenza complementare? Lo studio del Mefop cerca di rispondere anche a questa domanda: la prima ragione è l’idea che non si abbia la possibilità di risparmiare abbastanza per garantirsi una pensione di scorta. Così ha risposto il 38% degli intervistati. Eppure, come ha voluto dimostrare Previndai, il fondo pensione dei dirigenti industriali, con lo studio ‘Quanto costa la serenità, il risparmio previdenziale non implica l’esborso di grandi somme di denaro, anche perché agevolato dal legislatore, fiscalmente e non solo, proprio per le sue finalità di copertura del gap pensionistico pubblico. Innanzitutto, bisogna ricordare che è possibile aderire alla previdenza complementare anche solo con il Tfr, non dovendo dunque versare nulla di tasca propria. Ma qualora un giovane lavoratore decidesse di contribuire con il versamento minimo volontario, l’esborso richiesto sarebbe veramente limitato: circa 13 mila euro in 40 anni di vita lavorativa, hanno calcolato gli esperti della gestione dei Rischi di Previndai. Un investimento che gli permetterebbe di ottenere circa 120 mila euro in più nel suo salvadanaio previdenziale a fine carriera, rispetto a un collega che avesse deciso di aderire solo con il Tfr. Questo grazie al fatto che, per i fondi negoziali, se il lavoratore versa il suo contributo minimo anche l’azienda e tenuta a farlo ma anche in virtù della fiscalità agevolata, che si riverbera sulla tassazione al momento della richiesta di pensione di scorta e che favorisce gli iscritti anche prima, durante tutta la carriera, quando il lavoratore ha la possibilità di dedurre dal reddito fino a 5.164 euro versati al fondo pensione (escluso il Tfr).
Ad ogni modo tra gli iscritti alla previdenza complementare la consapevolezza dell’importanza di una pensione di scorta è evidentemente più elevata che nella popolazione generale se il 35% dei rispondenti all’indagine Mefop spiega che la ragione principale dell’adesione è stata proprio la possibilità di avere una pensione aggiuntiva. Al secondo posto si posiziona l’aspettativa che il fondo renda più del Tfr in azienda (14%), poi la possibilità di usufruire del contributo aziendale (12%), i vantaggi fiscali (11%) e la maggiore sicurezza rispetto ad altre forme di risparmio (8%).
In questo quadro, in cui la formazione e informazione sono sempre più essenziali per permettere, soprattutto ai giovani, di fare scelte consapevoli per il loro futuro, Previndai prova a fare la sua parte e anche quest’anno parteciperà al mese dell’Educazione Finanziaria e Previdenziale, con un incontro dedicato all’educazione previdenziale per i giovani.