La variante Omicron, implacabile, sta confermando la sua pervasività in tutti i Paesi in cui approda, che poi per definizione sono quasi tutti. Parrebbe ormai assodato che sia meno aggressiva delle precedenti forme di Covid che hanno vaccinato il mondo, ma un confronto corretto è impossibile perché i dati sui decorsi e i decessi sono ovviamente influenzati dal fatto che i vaccinati reagiscono all’infezione molto meglio dei non vaccinati. E questo è il punto, o meglio uno dei due punti su cui riflettere e agire, ma subito, in Italia per far fronte alla variante Omicron e nel mondo – se esistesse un coordinamento sanitario vero e dunque diverso da quella triste pagliacciata che è l’Oms – per agire nel lungo termine contro la pandemia.
I tedeschi e la dura “regola del 2G” che ha fatto calare i contagi
In Germania a poco più di tre settimane dall’inizio del lockdown dei non vaccinati, si stanno raccogliento i primi frutti di questa misura: il numero giornaliero dei nuovi casi di Covid è infatti passato da quasi 74 mila a 10.100 ieri. Il 2 dicembre scorso, a un passo dall’addio, il governo di Angela Merkel ha deciso che solo i vaccinati e i guariti dal Covid possono accedere a ristoranti, cinema, eventi culturali, musei e negozi non essenziali. Quindi non c’è il “pannicello caldo” del green pass da tampone che lascia il tempo che trova, purtroppo. È stata al contrario introdotta la regola del 2G, ovvero “geimpft o genesen” (vaccinati o guariti). Secondo il Robert Koch Institute l’incidenza settimanale è arrivata ieri a 220,7 per 100 mila abitanti, mentre ieri era pari a 242,9 e la settimana scorsa era 315,4. Il numero totale dei morti è arrivato a 110.364.
Gli italiani e le misure-palliativo che servono a poco
Tornando a noi, le misure annunciate il 23 dicembre dal governo sono palliativi: utili, per carità, ma non rigorosi. Il distanziamento, le mascherine… palliativi per chi non ha almeno due dosi di vaccino, meglio se sono tre. Dunque un lockdown per i non vaccinati. Per chi non può vaccinarsi per ragioni di prudenza sanitaria, senza ovviamente conseguenze di sorta nei rapporti di lavoro o di studio, salvo la fatica di differenziare il proprio contributo professionale (quando possibile) o la propria relazione formativa (possibile sempre, ma non con la Dad, se una classe è prevalentemente in aula…). Ma insomma: che i no-vax siano inconvertibili è evidente, nessun dato di fatto può bastare, anzi la debolezza dei vaccini contro i contagi da varianti è per loro la miglior prova che non ci si debba vaccinare. E dunque in democrazia la maggioranza vince e il governo deve fare le scelte che giovino alla maggioranza dei cittadini anche, a volte, scavalcando le rimostranze delle minoranza.
E ai vaccini per i Paesi poveri non ci pensa nessuno
L’altra considerazione è invece sistemica: se non vacciniamo tutto il mondo, compresi i Paesi poveri e finora emarginati dalla grandissima campagna vaccinale, il Covid continuerà a sfornare varianti. Oggi siamo a quasi 9 miliardi di dosi somministrate, un risultato importante, che coinvolge 4 miliardi di persone su 7, però in Africa ad oggi risultato somministrate 21 dosi ogni 100 abitanti, e in Asia 129 che significa aver coperto con la doppia dose meno della metà della popolazione. E’ evidente che non basta e che fin quando il Covid non scomparirà dalla circolazione e o assumerà davvero una minor nocività, il vaccino dovrà essere periodico. Un pensiero sulla sostenibilità di questo sforzo economico e industriale da parte dei Paesi poveri, al momento non si direbbe l’abbia ancora fatto nessuno.