State Street Global Markets ha pubblicato oggi i dati relativi allo State Street Investor Confidence Index (ICI) per il mese di settembre 2019.


A settembre la fiducia degli investitori globali ha registrato un modesto incremento, spinta dalle politiche monetarie più accomodanti delle banche centrali (Michael Metcalfe, State Street Global Markets)
A livello globale l’indice sulla fiducia degli investitori è salito di 3,3 punti, a quota 80,1, rispetto ai 76,8 punti del mese di agosto. L’incremento del sentiment è stato guidato da un aumento di 18,5 punti in Europa, dove l’indice ha raggiunto i 107,6 punti.
Trend inverso in Nord America, dove l’indice è calato a 71,8 punti dai 73,5 del mese scorso. Stesso discorso per l’Asia, regione in cui la fiducia degli investitori è scesa a 87,4 punti dai precedenti 89,3.
“A settembre la fiducia degli investitori globali ha registrato un modesto incremento, in quanto le banche centrali di tutto il mondo hanno intensificato i loro sforzi verso politiche monetarie più accomodanti e le speranze che si possa giungere a una tregua nella guerra commerciale USA-Cina sono nuovamente aumentate”, ha dichiarato Michael Metcalfe, senior managing director e responsabile global macro strategy di State Street Global Markets.
“Tuttavia”, continua, “non è ancora arrivato il momento di farsi prendere dall’entusiasmo. L’indice ha superato solo marginalmente i livelli di inizio 2019 e rimane significativamente al di sotto del livello neutrale (100), che si raggiungerebbe solo se gli investitori incrementassero le proprie posizioni in asset di rischio. Proprio come i responsabili acquisti nel settore manifatturiero, gli investitori continuano ad adottare un atteggiamento prudente, anche se questo mese la cautela è leggermente diminuita”.
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“L’aumento della fiducia degli investitori in Europa è dovuto principalmente alla riallocazione verso il Regno Unito”, aggiunge Kenneth Froot della divisione servizi di ricerca e consulenza dell’azienda. “Gli investitori professionali sembrano credere che il FTSE – che da luglio ha perso il 10%, tornando ai livelli toccati prima del voto sulla Brexit del 2015 – rappresenti un’opportunità di investimento seppur temporanea. L’intensa attività di investimento registrata a inizio settembre è successivamente diminuita per effetto dell’aumento dei corsi azionari. Questi flussi e le fluttuazioni dei prezzi sono comprensibilmente volatili, visti i continui aggiornamenti sulla probabilità che si giunga a una Brexit no-deal senza un adeguato percorso”.