La crisi post Covid si vince col codice... binario

Il nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, dopo oltre settant’anni, ha riformato in modo organico la disciplina fallimentare e introdotto le procedure di allerta, per favorire il risanamento delle aziende in crisi temporanea e rendere più rapida e meno costosa l’uscita dal mercato di quelle in crisi irreversibile. Il rispetto degli ‘obblighi organizzativi’ previsto dalle nuove norme richiede alle imprese di dotarsi di sistemi di autovalutazione per monitorare il proprio rischio di default. 

Tutto era pronto per la partenza delle nuove norme nell’agosto di quest’anno. Ma improvvisamente fu Covid-19. 

La pandemia ha portato distanziamento sociale, chiusure, blocchi e in prospettiva stati di crisi, molte imprese in difficoltà. Per non gravare il mondo imprenditoriale con nuove norme, il DL Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza è stato posticipato all’estate del 2021, ma gli strumenti digitali che monitorano i rischi e lo stato di crisi aziendale esistono già. Dunque potrebbero rappresentare un valido aiuto alle tante imprese grandi, medie e piccole che stanno affrontando le difficoltà post pandemiche. 

Wolters Kluwer ha sviluppato “Genya Crisi d’Impresa”, che consente una diagnosi precoce dello stato di difficoltà delle imprese

Pierfrancesco Angeleri, managing director di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia, sottolinea l’importanza della figura dei commercialisti nella gestione delle crisi che molte imprese italiane si troveranno ad affrontare. «I commercialisti sono veri Cfo in outsourcing per le Pmi italiane, e verranno coinvolti in modo importante. Una soluzione digitale che dia loro modo di svolgere appieno il ruolo di consulenti d’impresa sarà per loro fondamentale. Lo slittamento all’anno prossimo dell’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa potrebbe in un certo senso favorire sia i commercialisti sia le imprese. L’attuale momento necessita di concentrazione, sangue freddo e strumenti digitali adeguati alla necessità di analisi. Abbiamo recentemente presentato “Genya Crisi d’Impresa”, una soluzione che consente, attraverso automatismi digitali, una diagnosi precoce dello stato di difficoltà delle imprese per contribuire a salvaguardare la capacità imprenditoriale di coloro che causa Coronavirus vanno incontro a difficoltà o rischiano un fallimento. La digitalizzazione del monitoraggio è, oltre ad un aiuto contingente anche una sorta di training on the job in vista dell’attuazione del Codice l’anno venturo».

È un intero ecosistema finanziario, legislativo e normativo che verrà coinvolto per affrontare il disastro che il coronavirus ha causato nel mondo produttivo e imprenditoriale. Chiediamo al prof. Raffaele D’Alessio, Professore Ordinario di bilanci d’impresa dell’Università degli Studi di Salerno, se i Big Data generati dal monitoraggio digitale dell’andamento produttivo possono indicare la via d’uscita e possibilmente di salvezza alle Pmi italiane coinvolte nella crisi post pandemica. «I Big data analytics sono uno strumento potente», afferma il prof. D’Alessio: «Le possibilità circa il loro utilizzo sono le più disparate nel mondo aziendale. Solo a titolo di esempio, una possibile applicazione dei Big data per la previsione delle insolvenze aziendali è già acclarata nella letteratura scientifica, così come esiste una letteratura che li etichetta come un imprescindibile tool per la raccolta degli elementi probativi nello svolgimento di attività di revisione legale. Senza dubbio una loro utilizzazione a supporto delle decisioni sarebbe auspicabile, soprattutto all’interno delle PMI, a patto che queste ultime rompano le catene rappresentate dalle barriere tecnologiche che purtroppo attualmente le tengono a tutt’oggi ancora lontane da questi strumenti. Le università in questo senso stanno facendo moltissimo creando la figura del data scientist. Nell’Università degli Studi di Salerno, ad esempio, offriamo nel mio dipartimento assieme alle lauree tradizionali anche una laurea magistrale in data science and innovation management. Questo perché multidisciplinari e variegate sono le skill utili per diventare un data scientist».

Contrastare la crisi di diretta derivazione dal Covid-19 e al contempo portarsi avanti per rispettare le norme del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, significa fare investimenti. Le migliaia e migliaia di Pmi coinvolte dovranno organizzarsi e dovranno dotarsi di sistemi di Erm (Enterprise Risk Management) per monitorare il proprio rischio di default, dovranno acquisire nuove competenze di risk management e dovranno dotarsi di organi di revisione e controllo. Ma una ricerca del Cerved ha rilevato che i benefici saranno ben superiori agli oneri richiesti. Se la stima dei costi a carico delle Pmi raggiunge, secondo la ricerca, i 6 miliardi di Euro, i benefici vengono quantificati in 9,9 miliardi di Euro. 

Il decreto estende l’obbligo di revisione anche alle “nano imprese” che dovranno fare rete per trovare soluzioni comuni

In un Paese come il nostro dove l’imprenditore è spesso un geniale self made man e abituato a gestire tutto in prima persona navigando a vista, ecco che si delinea all’orizzonte la necessità di un’organizzazione strutturata e una cultura specializzata. «Proprio per far fronte alla complessa situazione nella quale versa il nostro Paese, gli studi professionali e le Pmi vanno sostenuti e dotati di innovazioni digitali». 

Pierfrancesco Angeleri sottolinea come le nuove soluzioni digitali saranno in grado di fornire un sostegno concreto al mondo dei Professionisti e delle Pmi. «Le nuove soluzioni in cloud di Wolters Kluwer Italia puntano all’automazione semplice e gestibile di quanto richiesto dalle più recenti normative. Contemporaneamente i nostri clien

ti potranno, grazie agli strumenti di business intelligence integrati nelle nostre soluzioni, concentrarsi di più sui servizi di consulenza, sulla crescita del proprio business e sul recupero delle posizioni che l’attuale crisi sanitaria ci sta facendo lasciare sul campo». Il prof. D’Alessio concorda nell’affermare che le dotazioni digitali sono una base imprescindibile da mettere in campo il prima possibile, ma affrontare la crisi ha anche altri aspetti. «Il decreto sulla crisi di impresa introduce numerosi obblighi per le Pmi, ed estende l’obbligo di revisione legale a quelle che con una felice locuzione ebbi a definire “nano imprese”. Indubbiamente, l’attività di gestione del rischio diventerà una cruces nell’ambito dell’organizzazione aziendale e richiederà una costante attenzione da parte degli imprenditori che hanno dalla loro parte una costante esperienza sul campo e una naturale propensione ad una certa dose di rischio insita nell’attività imprenditoriale. Ritengo che per un’opportuna gestione del rischio e per fronteggiare una situazione sicuramente articolata e caratterizzata da forte conflittualità come quella che stiamo vivendo, sia opportuno ampliare i propri orizzonti, sicuramente facendo rete con gli altri, condividendo i problemi per ritrovare soluzioni comuni. Per prevedere gli effetti economici del corona virus», conclude il prof. D’Alessio, «si dovrà capire se lo shock sarà temporaneo o se la caduta nel reddito non verrà riassorbita in tempi brevi. Diversi studi stimano tra 100 e 120 mila le aziende che andranno in crisi rischiando seriamente di uscire dal mercato. L’impatto occupazionale può essere stimato tra 3 e i 3,2 milioni di lavoratori a rischio. Con queste previsioni credo di essere un buon profeta nel ritenere che prima dell’entrata in vigore del codice della Crisi e dell’insolvenza vi possano essere ulteriori interventi normativi eso-sollecitati».