Il 2022 non passerà nei libri di storia come un grande anno per la Cina: con il perdurare delle chiusure che pesano sulle imprese e sui consumatori, la seconda economia mondiale è riuscita a registrare solo una crescita del 3% – una grave perdita dopo gli anni pre-pandemia. Naturalmente, la gente aveva grandi speranze per la riapertura del Paese, soprattutto dopo che il mese scorso il sentiment del settore manifatturiero ha raggiunto il livello più alto in oltre dieci anni. Le strade sempre più intasate del Paese possono anche far sospirare gli automobilisti, ma gli economisti hanno gli occhi a cuoricino su quanto debbano essere impegnate le imprese. Ciò significa che gli osservatori sono rimasti ulteriormente delusi dall’obiettivo di crescita del 5% fissato dal governo, il più basso in oltre trent’anni.

L’obiettivo potrebbe essere una mossa astuta: La Cina ha mancato di molto l’obiettivo di crescita dello scorso anno, quindi il Paese potrebbe puntare al ribasso solo per soddisfare (o battere) le aspettative questa volta. Il governo ha annunciato anche alcune iniziative incoraggianti, come quella di rendere la domanda interna – ovvero la spesa dei consumatori e gli investimenti delle imprese – la priorità assoluta di quest’anno. Anche l’espansione dell’accesso al mercato per gli investitori stranieri, l’aumento dell’occupazione e la gestione del rischio nel settore immobiliare sono promettenti, quindi non lasciatevi scoraggiare dal dato principale.

La Cina ha anche rivelato una nuova quota ridotta per le obbligazioni governative speciali – una mossa che potrebbe innescare tagli da parte delle autorità locali che contano su di esse per finanziare le infrastrutture. Se a ciò si aggiunge una crescita più bassa, questo potrebbe comportare problemi per le materie prime globali che la Cina importa a vagonate. Non sorprende quindi che i prezzi dell’acciaio e del petrolio siano scesi lunedì.