Gli appuntamenti politici ed economici di venerdì 24 settembre

Probabilmente ad Harvard, o a Cambridge, o in un altro tempio della scienza economica e manageriale si rigirerebbero tra le mani la storia vera di Rosario Pingaro e della sua azienda, Convergenze, con lo stupore ammirato degli indigeni di San Salvador di fronte a una collana di vetro di Cristoforo Colombo: “Ma cos’è, com’è fatta, com’è possibile che sia così bella?”

Già, perché, sulla carta, qualsiasi osservatore neutrale avrebbe dato ben poche chanche di successo alla sfida che Pingaro, tredici anni fa, dalla sua Paestum – un angolo di terra in provincia Salerno celebre nel mondo per i suoi templi greci ma non certo per la tecnologia – ha lanciato ad un mercato complesso e ciclopico, quello delle telecomunicazioni in genere e della banda larga in particolare. Un settore ad alta tecnologia e ad alto assorbimento di capitali. Un territorio – il Cilento – meraviglioso per i turisti e per i gourmand (mare, archeologia e mozzarella) ma povero di imprese. Un gruppo di giovani volenterosi ed entusiasti ma con poche esperienze alle spalle. E invece?

Invece oggi, nel cuore di un Mezzogiorno d’Italia dove la disoccupazione giovanile sfiora il 44% e il Pil, pur aumentando, sconta un gap impressionante rispetto alle medie europee, c’è un’azienda modello, con carte in regola e forti ambizioni, ormai legittimate dal successo di questa “mission impossible” che si era data. Diventare il principale provider di connettività internet nel Mezzogiorno. Guadagnandoci. E diversificando nell’energia rinnovabile, con tecnologie proprietarie, una rete commerciale diretta, un network sul web tra i più estesi d’Italia.

Un’intuizione all’origine dell’idea imprenditoriale, che cioè le tlc fossero un fattore determinante anche per lo sviluppo territoriale

«In questo senso possiamo dirci sicuramente soddisfatti dei risultati che abbiamo raggiunto, ma stiamo progettando sviluppi che speriamo siano anche più rilevanti», dice con semplicità Rosario Pingaro, l’imprenditore fondatore e amministratore delegato del gruppo, uno che non ha la minima intenzione di dormire sugli allori, e gira il mondo continuamente, sul web o di persona a seconda dei casi, per imparare ancora e crescere ancora. Per esempio schierandosi a Cernobbio, all’ultimo Meeting di The European House Ambrosetti, per carpire anche lì spunti e orizzonti nuovi, dove andrà il futuro, quel futuro in cui la sua Convergenze si sta prenotando un ruolo di spessore.

«Sì, siamo nati nel 2005, e abbiamo oggi 20 mila clienti attivi nelle telecomunicazioni, e più di 7000 nell’energia», spiega lui, pacatamente, come se niente fosse: «Quest’anno prevediamo di fatturare oltre 18 milioni di euro, compresi in canoni, con un ebitda del 10 per cento», aggiunge, snocciolando cifre con la trasparenza di chi in cuor sa di star facendo bella figura e di poter contare su quei numeri per affermarsi ulteriormente sui mercati. «Ci siamo iscritti al progetto Elite della Borsa Italiana Spa, e il nostro programma è quotarci nel 2020», aggiunge.

Oggi Convergenze è un’impresa “bimotore”, con due forti propulsori: le telecomunicazioni, appunto, e l’energia. Sul primo fronte, può contare su una rete di 100 torri, che veicolano numerose tecnologie di trasmissione, da quella iniziale dell’hyperlan a tutte le altre, compresa l’adsl più avanzato e la fibra. Le offerte commerciali, anche residenziali, vanno a scaglioni di connettività, da 30, 40, 60 0 100 mega wireless, mentre la fibra da 30,50, 100 o anche 300 megabyte. «Il 70% circa della nostra clientela è residenziale» spiega Pingaro, «ed è diffusa ormai su tutto il territorio della provincia, anche se contiamo di allargare presto i confini dell’area che serviamo verso Battipaglia e altri paesi limitrofi, ma comunque sempre nelle aree C e D, quelle che gli altri operatori trascurano. L’arpu medio (average revenues par users, insomma la bolletta media mensile) è di 50 euro».

Il capitale sociale di Convergenze è molto consistente, tocca il milione e 158 mila euro, a riprova del deciso orientamento al continuo reinvestimento degli utili, come fanno gli imprenditori di serie A.

E ancora: tu senti parlare Pingaro, osservi i suoi uffici – puliti e ordinati che manco a Zurigo – scambi due parole con i collaboratori e respiri un’aria di serietà. Forse è anche per questo che l’azienda ha voluto dotarsi di ben quattro certificazioni di qualità: la ISO 9001, che testimonia l’efficienza e la corretta gestione dei processi aziendali, la ISO 14001 per la qualità ambientale, la OHSAS 18001 che certifica l’utilizzo di un sistema che permette di garantire un adeguato controllo per la salute dei lavoratori e la sicurezza dei luoghi di lavoro e infine la ISO 27001 che certifica l’efficienza del sistema di gestione per la sicurezza delle informazioni e di tutti i dati sensibili.

Già oggi sul tetto del Convergenze innovation center c’è uno degli impianti fotovoltaici vetro-vetro più grandi d’Italia

Ma com’è venuta, a Rosario Pingaro, una simile idea di business? In fondo la sua laurea – in ingegneria edile, alla Federico Secondo di Napoli, l’mba alla Stoa di Ercolano, un project work alla Bears Stenrs di New York – avrebbe potuto orientarsi verso tante altre attività… «Sì, ma la connettività internet mi interessava, mi appassionava, capivo che c’era il futuro, lì. Ricordo che nel ’98 si iniziava a usare il wireless, per le connessioni, ma proprio i primissimi passi», racconta. «Per provare, comprai gli apparati su Amazon perché in Italia non ne trovavo, e collegai casa mia con una casa vicina. Vidi che funzionava e  iniziai. Poi nel 2003 arrivò la liberalizzazione del mercato, e si creò un grande fermento tra gli operatori. Noi c’eravamo già, e nel 2005 abbiamo lanciato Convergenze».

Ma oggi c’è l’altra “anima” che conta quanto quella originaria: l’energia. E precisamente la distribuzione intelligente dell’energia rinnovabile. Cioè? Innanzitutto l’azienda è entrata sul mercato dell’energia elettrica e del gas naturale come trader, realizzando all’interno una Business Unit che, mantenendo una sua indipendenza operativa, potesse fare leva sull’efficienza dell’area commerciale, amministrativa e di frontdesk già esistenti, proiettandosi a divenire Operatore del Dispacciamento per la fine del 2017, com’è poi accaduto. E in brevissimo tempo, sperimentando innovative forme di cross-selling, bene interpretati dalla rete di agenti, la nuova Business Unit Energia è divenuta parte importante della crescita aziendale raggiungendo oggi valori di ricavo prossimi al settore delle telecomunicazioni.

Ma c’è di più ed è un brevetto con cui Convergenze è entrata nella nicchia – promettente! – della distribuzione delle ricariche per la mobilità elettrica, le famose colonnine, ancora poco visibili ma destinate a un sicuro boom. “Abbiamo un brevetto che si chiama Evo”, spiega Pingaro, e permette di connettere tutte le colonnine esistenti, di qualsiasi operatore, ad una scheda Rfid, che omologà la possibilità di fruizione della ricarica per tutti gli automobilisti, qualunque sia il fornitore dell’energia”. Una specie di bancomat elettrico per cui chiunque viaggi su una e-car non ha più l’ansia di non poterla ricaricare se non alla colonnine di cui è cliente abituale…

Oggi Convergenze conta 55 dipendenti, di bassa età media ed alta scolarizzazione, ha una sede nuova di 3000 metri quadrati con un data center proprietario – il “Convergenze innovation center”, backappato da un centro di sicurezza a 3 chilometri di distanza. Da questo quartier generale offre anche servizi informatici “corporate”  in cloud, «perché sa: noi vendiamo ai nostri clienti tutto quel che sappiamo fare, anche i servizi software!», sottolinea Pingaro, che però aggiunge: «Nella nostra strategia di espansione seguiamo poche linee guida molto chiare. La tecnologia avanzata, come dimostrano i nostri brevetti; la cura del cliente, come dimostra il loro aumento costante dovuto anche alla reputazione di chi è contento del servizio che gli forniamo. E la sostenibilità. Già oggi il 100% dell’energia che distribuiamo è green. E la nostra visione per il futuro dice di puntare sulla sostenibilità».

Sarà forse per questo che sul tetto del “Convergenze innovation center” c’è il più grande impianto fotovoltaico del Sud Italia con una tecnologia vetro-vetro che, oltre a garantire una elevata produttività, permette una più facile integrazione con le linee architettoniche dell’edificio, nel totale rispetto dell’ambiente: alta tecnologia e integrazione paesaggistica.