Un futuro ancora più cupo per i piani pensionistici europei a prestazione definita

Sale la spesa in welfare complementare in Italia. Lo dicono i dati pubblicati dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, società di ricerca indipendente. I dati del report sono relativi al 2017, anno in cui la spesa ha raggiunto 69,550 miliardi di euro, rispetto ai 62,054 del 2016 e ai 61,339 del 2015. La prima voce tra i capitoli di spesa appartiene alla sanità con 40 miliardi. Una cifra che corrisponde ad un terzo di quanto il Servizio Sanitario Nazionale spende annualmente.

Cresce anche il patrimonio medio dei cittadini clienti di fondi pensione complementare che arriva a 8,3 milioni (7,9 milioni escludendo le doppie iscrizioni). Ma non basta. Il rapporto tra il patrimonio di questi fondi il Prodotto interno lordo (Pil) si attesta sui 9,8 punti percentuali, posizionando il Bel Paese sotto la media Ocse.

Il valore globale dei fondi pensione, dice il report del centro studi, nel 2017 è stato di 167 miliardi. Cifra che ha subito un aumento del 7,2 nel corso dell’anno scorso. I più ricercati dagli italiani sono i fondi pensione negoziali con raggiungono vetta 49,5 miliardi, insieme ai fondi preesistenti (59 miliardi). Le regole sulla mobilità dei lavoratori nell’Ue e l’informazione degli aderenti agli schemi pensionistici, la trasparenza e la sicurezza delle pensioni aziendali o professionali cambieranno nel 2019 con il recepimento degli Stati della direttiva europea Iorp II. Gli effetti si sentiranno soprattutto sui fondi pensionistici aziendali, dice lo studio, con il passaggio della direttiva dedicato alla trasferibilità della previdenza dei lavoratori che si spostano all’interno della Comunità Europea.