Italian Sea Group crescita

“Per gli scafi oltre i 50 metri siamo i primi in Italia. E siamo al quarto posto nel ranking internazionale. Ma questi piazzamenti si riferiscono ai dati di vendita dell’anno scorso. Guardando invece alle proiezioni sul 2022, posso dire che non solo confermeremo la nostra leadership nazionale ma saliremo di un ulteriore gradino a livello globale”. Sono queste alcune delle più importanti parole dette da Giovanni Costantino, fondatore e timoniere di The Italian Sea Group nel corso della nostra intervista in esclusiva. Soddisfazione dunque, anche se l’imprenditore self-made-man, di origini pugliesi e cittadinanza cosmopolita, del tutto appagato non lo è mai. Vuole fare sempre di più e guarda alla crescita della sua attività imprenditoriale con un senso di passione e responsabilità. Finora ci è riuscito. Dando peraltro per ben due volte ad Economy, in anteprima, i cronoprogrammi dell’ascesa che ha pianificato per il suo gruppo, creato in pochi anni partendo praticamente da zero.

Il concetto di crescita per Italian Sea Group

Nel luglio del 2020, in piena pandemia, Costantino aveva illustrato al nostro giornale la sua strategia di crescita imperniata sull’eccellenza del made in Italy nella nautica. Tutte le proiezioni di crescita erano state rispettate, tanto che 9 mesi più tardi, nel marzo del 2021, in una nuova intervista con Economy, l’imprenditore aveva annunciato il balzo in avanti di tutti i suoi parametri economici e la decisione di quotarsi in Borsa, per varare una nuova fase di crescita, qualitativa e dimensionale.

Oggi, dopo altri 12 mesi da allora, è evidente che la raccolta finanziaria conseguita sbarcando (giugno ’21) sul mercato dei capitali – circa 47 milioni di euro, di cui ben il 5% investiti da Giorgio Armani e l’11% dal fondo Alychlo – non avrebbe potuto essere meglio impiegata. Nell’interesse dell’impresa e dei suoi soci. Nel 2021, infatti, i ricavi del gruppo hanno raggiunto i 186 milioni di euro, con un aumento del 60,3% rispetto a 116 milioni del 2020; l’ebitda è stato di 28 milioni, cioè il doppio dell’anno prima; gli investimenti sono stati di 26 milioni, la posizione finanziaria netta positiva per 41 milioni e, soprattutto, il backlog netto di ordini – tra lo “ship-building” (cioè la produzione di barche nuove), e il refit di barche già in esercizio – ha totalizzato ben 536 milioni di euro, a fronte di un order book totale al 31 dicembre di 827 milioni di euro, cioè il 37% in più sul 31 dicembre 2020. Oggi, nei suoi cantieri, The Italian Sea Group sta costruendo 27 tra yacht e mega yacht. E per il 2022, i ricavi previsti sono indicati tra i 280 e i 295 milioni di euro, ovvero ancora in salita di circa il 55%, con un margine di ebitda che a sua volta salirà per circa i 15,5%.

E non va trascurato che tutto questo ciò è passato anche per l’acquisizione della Perini Navi, un fiore all’occhiello che tocca l’emozione, il gusto e l’entusiasmo di tutta la clientela internazionale, un’azienda con una storia inimitabile, acquisita dal gruppo come primo investimento post-Borsa, e subito rilanciata con una sorprendente prontezza creativa, produttiva e commerciale.

La crescita di Italian Sea Group spiegata dal suo fondatore

Costantino, andiamo con ordine: ma come ha fatto?

Ho sempre avuto idee chiare e le ho sempre condivise con il mio team di riferimento. Nel momento in cui le mie idee sono state accettate, condivise e fatte proprie dal management, solo allora le abbiamo organizzate e raccontate nelle loro varie fasi di crescita, ed ogni step-up è stato vissuto non come modalità di sviluppo ma come certezza di sviluppo. Dietro ogni traguardo raggiunto, c’è un’attenzione costante e pressante, trasversale, mia e del grande team che mi segue, con una forte condivisione di intenti e un’assoluta sintonia di modalità operative.

Ecco: quali modalità?

Siamo attentissimi ai dettagli. In quest’azienda si lavora con la “elle” maiuscola. Siamo meritocratici: cioè siamo capaci di aiutare, di insegnare, e se necessario siamo capaci di far notare con autorevolezza anche l’errore. E non perdiamo mai di vista il dovere di premiare e upgradare chi se lo merita. Nel nostro percorso di crescita abbiamo sempre contemporaneamente usato tre leve: fare oggi e pensare al domani; gestire questa crescita nel rispetto del nostro dna, che vuol dire qualità non solo del prodotto ma anche qualità aziendale, in tutto e per tutto, dal rapporto con gli armatori clienti alla produzione della documentazione, al rispetto degli impegni e della parola data. E poi l’affidabilità: siamo una case-history anche perchè non abbiamo mai tardato la consegna di un solo yacht, in ossequio alla stretta di mano che ci scambiamo con gli armatori, dunque ben oltre i meri vincoli di un contratto.

Vale più una stretta di mano che un contratto?

I contratti sono importanti, li scriviamo bene, inappuntabilmente, e li applichiamo con rigore. La stretta di mano però conta, è qualcosa di diverso e di prezioso, che attiene al rispetto di qualunque impegno preso: con i clienti, i fornitori, i collaboratori. Nella nostra cultura i patti si rispettano, sempre. Il fatto che nel 2021 siamo riusciti a salire da 116 a 186 milioni di ricavi, e che possiamo oggi confermare l’ulteriore crescita del 55% quest’anno, e del 60% sull’ebitda…sono soltanto la conseguenza logica, direi quasi naturale, di ciò che facciamo, di come lo facciamo e della modalità con cui implementiamo tutto il nostro operato. Con queste premesse, non può porsi un risultato diverso. In questo senso la conseguenza è logica, e quasi scontata.

Senta, Costantino: nessuna difficoltà a farle i complimenti. E’ nel dna di Economy cercare modelli imprenditoriali e presentarli come tali al mercato. Però non indulgiamo in alcuna agiografia: parliamo anche di quanti sacrifici c’è dietro tutto questo.

Certo, sì: mantenere gli impegni costa molto. Costa tantissimo sacrificio, anche sofferenza, a volte, e qualche mal di pancia. La mattina la mia sveglia suona sempre alle 4,45, e non solo la mia ma anche quella dei top-manager. E la sera… ieri sera, ad esempio, sono rientrato a casa alle 22.50, mia moglie stava già dormendo e non ha avuto la forza di aspettarmi, e così è tutti i giorni e non solo per me. Ma ci sostiene la passione, mettiamo l’anima in questo progetto, ci mettiamo in gioco con entusiasmo e paghiamo volentieri questo prezzo, che pure è molto salato perché ad esempio sia io che molti miei collaboratori non abbiamo visto crescere i propri figli, e io stesso sto conoscendo bene il mio primogenito adesso che ha 21 anni, per il resto i figli sono appannaggio delle mamme… Però quando la passione e la disponibilità al sacrificio sono così sentite e così implementate i risultati, torno a dire – non possono mancare, sono scontati.

E’ un parlare quasi da…missionario!

Missione imprenditoriale, sì! Il rispetto che io e il mio team nutriamo verso questa nostra missione imprenditoriale, che poi è anche sociale, è grandissimo. Quando abbiamo un problema la notte non dormiamo, ma la mattina dopo abbiamo la soluzione pronta. Ecco, se dovessi indicare la chiave di questa nostra crescita, di questo successo, in una sola parola direi: responsabilità. Grandissimo senso di responsabilità… E’ la responsabilità che ci spinge a puntare a risultati ambiziosi, per l’impresa e per tutti i suoi stakeholder, a cominciare dai dipendenti, dai fornitori, da un territorio su cui ormai 1500 famiglie vedono il loro sviluppo personale e umano collegato al nostro importantissimo progetto. E c’è dell’altro…

Cosa?

C’è la nostra italianità, un’italianità che attraverso i nostri marchi – e per carità, anche attraverso molti altri! – vede attribuire al nostro Paese e al nostro saper fare un sigillo di qualità e bellezza assolute, trasversali, professionali. Oggi arricchite anche da una grande attenzione gestionale alla sostenibilità, ormai un pilastro per tutti i nostri progetti industriali.

Ci spieghi meglio…

Abbiamo coniato la formula della sostenibilità circolare, nel nostro gruppo, lavorando su sette eccellenze trasversali: sostenibilità rispetto alle modalità produttive, alla progettualità dell’impiantistica, alla riduzione delle emissioni sia in atmosfera che in acqua; sostenibilità sociale verso i nostri dipendenti, che esprimiamo anche in una costante attenzione alla bellezza del luogo di lavoro, affinchè anche i nostri pensieri siano più belli e armonici, e nella formazione anche in collaborazione con le università; sostenibilità nella massima sicurezza sul lavoro; sostenibilità nell’inclusione, nella gender parity anche in termini retributivi, con un 20% di donne in azienda, anche apicali, e in un settore tradizionalmente maschile; e ancora sostenibilità dei rapporti con i fornitori, soprattutto di territorio, che aiutiamo a crescere con noi anche nel rapporto col sistema bancario; e infine sostenibilità nel rapporto complessivo col territorio, dagli eventi agli interventi sociali, sportivi, artistici… Quest’anno tutto ciò si potrà leggere anche nel primo bilancio sociale che presenteremo al mercato. Sempre all’insegna della responsabilità. Convinti come siamo che comportarsi bene ripaga sempre, così come che quando ci si comporta male il conto arriva sempre, perché la storia e la natura non perdonano…

Perini Navi in questo contesto…?

Per noi rappresenta non tanto un sogno quanto un grande progetto di crescita ma abbiamo sentito tra le righe – anche qui! – la responsabilità di dare una giusta e sana crescita al progetto di un imprenditore sano, illuminato e innovativo, il fondatore Fabio Perini, col cui pensiero io mi sento molto in linea. Ed è bello per noi portare avanti il sogno – lo è stato! – di quell’uomo che è stato tanto innovativo nel nostro mondo, e così profondamente coerente col valore dell’italianità. Lo slancio che ha dato Fabio Perini nei suoi anni continuerà altrettanto forte e innovativo, con lo slancio coerente che daremo noi. Abbiamo preso le chiavi da due mesi e abbiamo già 11 nuove commesse tra Viareggio e La Spezia, riassunto tutti i lavoratori che c’erano e assunti altri 40 ex novo.

Una domanda impertinente: problemi con i clienti russi?

Pertinentissima, invece: abbiamo cercato le risposte prima ancora che il mercato potesse chiedercele, sapevamo che l’avrebbe fatto. Ebbene, posso dirle che abbiamo un solo cliente russo oggi, con una nave in via di completamento, che deve pagarci solo l’ultimo avanzamento lavori a marzo ’23, ma è comunque un imprenditore al di fuori della black-list degli oligarchi. Abbiamo poi un’altra nave in refit di proprietà russa, un mega yacht da 140 metri che qualcuno riteneva appartenesse addirittura a Putin: la Guardia di Finanza ha ispezionato l’imbarcazione e i suoi documenti, affiancata ritengo anche dall’intelligence, e pare che non sia emerso nulla. Problematiche rispetto alla clientela russa, quindi: zero.