29.04.2019
L’Hype Cycle, più conosciuto come Curva di Gartner, è un modello utilizzato per valutare la maturità delle nuove tecnologie. Cinque gradi che misurano i nuovi strumenti, dalla loro attrattività fino alla reale efficienza e successo commerciale.
Se volessimo idealmente posizionare gli Esg sulla curva ideata dalla omonima società di consulenza, molto probabilmente finirebbero nella fase “Peak of Inflated Expectations”, la seconda, quella in cui il fattore marketing è ancora forte anche se iniziano le prime esperienze di mercato di successo. La quinta, la Plateau of Productivity, resterebbe invece ancora lontana.
Lo stato ancora acerbo degli Environment Social Governance, la così deotta finanza sostenibile, viene testimoniato dai dati forniti dal report biennale della Global Sustainable Investment Alliance (Gsia). Dati a cui Lettera43.it ha dedicato un focus durante il lungo ponte appena passato. “In Italia solo sei società gestiscono patrimoni secondo criteri Esg superiori al miliardo di euro. Per tutte le altre parliamo di numeri poco significativi”.
“Colpisce”, scrive Lettera43.it, “che il player numero uno del gestito in Italia, il gruppo assicurativo Generali, su un totale di 468 miliardi di euro, gestisca appena 26,8 milioni con un solo fondo Esg, o che un colosso mondiale come JP Morgan, che con la divisione asset management gestisce in Italia 34,3 miliardi, abbia solo 54,4 milioni di euro investiti a fine 2018 in maniera sostenibile e due soli fondi classificabili come Esg”.
E ancora: “Sono solo tre i fondi Esg del gruppo Axa che gestiscono appena 18,2 milioni su masse gestite in Italia per circa 41 miliardi, mentre Credit Suisse, che in Italia gestisce oltre 12 miliardi con l’asset management, gestisce con criteri di sostenibilità solo 2,9 milioni di euro. E BlackRock? Il numero al mondo con un patrimonio di oltre 6.000 miliardi di dollari, che in Italia gestisce circa 68 miliardi (dati a fine 2018), nella classifica dei fondi Esg in Italia non è neppure presente”.
Il panorama italiano si inserisce in un contesto continentale tutto sommato non troppo lontano. “Il mercato degli investimenti sostenibili nel mondo ha raggiunto a fine 2018 i 30,7 trilioni di dollari (…) un numero in crescita del 34% rispetto al 2016 (…). In Italia il numero di fondi Esg”, continua Lettera43, “cresce a un tasso comparabile a quello europeo (in Europa il mercato degli investimenti sostenibili vale 14 trilioni di dollari): parliamo di 167 fondi catalogati da Assogestioni come sostenibili e responsabili (dati al 31 dicembre 2018) per un patrimonio di 18,5 miliardi di euro su un mercato interno che conta 4.881 fondi aperti che gestiscono masse complessive per 905 miliardi di euro, pari quindi a circa il 2% dell’offerta in fondi comuni”.
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Numeri, questi, che testimoniano lo sforzo comunicativo degli operatori finanziari sul fronte della sostenibilità. Ma altro discorso è l’andamento delle masse realmente gestite. Una considerazione fatta anche da Saverio Scelzo, amministratore delegato di Copernico Sim, a Investiremag.it durante l’ultimo Salone del Risparmio.
Secondo i dati di Assogestioni in Italia ci sono 167 fondi Esg per un patrimonio complessivo di 18,5 miliardi di euro, pari a circa il 2% dell’offerta in fondi comuni
È l’associazione dei gestori del risparmio guidata da Tommaso Corcos (il primo in foto) a fornire la classifica dell’impegno delle sgr in Italia sugli Esg. “Al primo posto”, scrive il sito di informazione, “troviamo il gruppo Intesa Sanpaolo (con le controllate Eurizon e Fideuram) che a fine 2018 contava in gamma 26 fondi Esg che gestivano un patrimonio di 5,74 miliardi di euro (su un totale di quasi 383 miliardi) pari al 31% di questo mercato in Italia. La raccolta è stata nel 2018 di 2,14 miliardi”.
“Il secondo player è Etica Sgr (il gestore patrimoniale di Banca Etica) con il 18,9% del mercato Esg in Italia pari a 3,5 miliardi di euro gestiti con sei fondi. Al terzo posto la britannica Schroders con il 17,7% del mercato, un patrimonio investito in modo “sostenibile” per circa 3,3 miliardi di euro (su 18,7 miliardi gestiti nel nostro Paese) e una gamma sostenibile e responsabile di 39 fondi. Il saldo tra sottoscrizioni e riscatti nel 2018 per queste strategie è stato però negativo per circa 532 milioni”.
In fine i gruppi che, pur non posizionandosi tra i primi posti, si distinguono con importanti cifre gestite nel settore della sostenibilità: “il gruppo Bnp Paribas con una quota di 11,1%, circa 2,1 miliardi (su un patrimonio di circa 29 miliardi in Italia), una raccolta di 428 milioni nel 2018 e 24 fondi; Amundi (gruppo Crédit Agricole) con il 6,5%, masse per 1,2 miliardi (su un totale di 184 miliardi in Italia), una raccolta netta di 714 milioni e 12 fondi; e il gruppo Ubi con il 5,9%, masse per 1,1 miliardi (su 57,6 miliardi), una raccolta di 477 milioni e 5 fondi Esg. Senza dimenticare Cassa Centrale Banca che gestisce 490 milioni di euro con i criteri Esg su un patrimonio complessivo di 5,6 miliardi, cioè poco meno del 10%”.