risparmi a rischio

Consapevolezza in ambito finanziario e paura per i risparmi a rischio. Sono i due poli che caratterizzano l’approccio che gli italiani hanno con il mondo finanziario. A dirlo  è la Consob nell’ottava edizione del Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, gli investitori sono sempre più consapevoli della necessità di innalzare le proprie competenze: nel 66% dei casi (+10 punti percentuali rispetto al 2021) si dichiarano disposti ad approfondire temi utili per le scelte finanziarie più importanti. Il riferimento indicato più di frequente sono gli intermediari (34% dei casi, in calo di 8 punti percentuali rispetto al 2021).

La paura che i risparmi siano a rischio è sempre più diffusa

Tra gli investitori italiani risultano diffuse la sensazione di impotenza, con il 62% che ritiene che si possano perdere i propri risparmi anche senza averne la responsabilità (dato in crescita nell’ultimo triennio), l’esigenza di delegare a persone fidate la gestione delle proprie finanze (49%) e il disagio che quest’ultima può generare (48%). L’ansia finanziaria è più diffusa tra le donne e tra le famiglie a basso reddito, mentre si associa negativamente con le conoscenze finanziarie e le buone prassi di controllo finanziario (pianificazione, rispetto del bilancio familiare e risparmio).

Gli investimenti sostenibili non sono ancora diffusi 

Solo l’11% degli investitori italiani possiede investimenti sostenibili, percentuale che sale al 17% nel sotto campione di quelli assistiti da un professionista. La mancanza di conoscenze in merito è il maggiore deterrente a scegliere investimenti sostenibili. L’interesse potenziale, tuttavia, in prospettiva potrebbe tradursi in un aumento significativo della richiesta di tali investimenti: nel giro di due anni, infatti, si dichiara propenso a investire di più in prodotti sostenibili il 57% degli intervistati (74% tra gli interessati e 93% tra coloro che già li posseggono).

Il consulente è un aiuto importante

Gli investitori che si avvalgono dei consigli di un professionista non sempre mostrano piena consapevolezza delle caratteristiche del servizio di consulenza. Solo il 39% degli intervistati sa che la sua prestazione è riservata ai soggetti iscritti all’Albo unico dei consulenti finanziari. Solo il 15%, poi, identifica nella modalità di retribuzione una delle caratteristiche tipiche della consulenza indipendente. Solo il 34% del campione sa che la consulenza è un servizio a pagamento mentre circa il 60% dichiara di non essere disposto a pagare. Gli individui assistiti da un professionista, continua l’autorità, detengono un portafoglio più diversificato e sono più di frequente orientati verso l’investimento sostenibile.