Fabio Panetta
Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce

Il 2022 è stato l’anno nero delle criptovalute. A dirlo è Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo Bce, che ha ricevuto l’incarico di creare l’euro digitale e che era tra i papabili alla carica di ministro dell’economia in Italia. Panetta, in un editoriale sul Financial Times, analizza l’andamento di un settore che nell’anno appena concluso, a causa di crolli e scandali è stato nell’occhio del ciclone. L’economista italiana ha iniziato la propria analisi prendendo le mosse proprio dal crollo di Terra Usd, che ha definito “una stablecoin stabile solo di nome”. Non è ottimista per il futuro il membro del comitato esecutivo della Bce, che spiega come sia  “probabile che altre società di criptovalute si aggiungano nei prossimi mesi a questo elenco”, un processo che evidenzia fra l’altro “le loro strutture di governance inadeguate”.

Una regolamentazione del settore è necessaria 

Nonostante le ricadute delle varie crisi sul mercato finanziario siano state relative, lo stesso Panetta ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una regolamentazione dello stesso. “Il disastro del mercato delle criptovalute ha lasciato il sistema finanziario in gran parte illeso e quindi molti pensano che sia preferibile lasciarle bruciare piuttosto che regolamentarle con il rischio di legittimarle  spiega, esprimendo tuttavia “importanti riserve su questo punto di vista”. Non ha usato mezzi termini il manager definendo in questo momento le criptovalute un “gioco d’azzardo travestito da asset di investimento“. Ha poi continuato: “Proprio per questo motivo che non possiamo aspettarci che scompaiano. Le persone hanno sempre giocato d’azzardo in molti modi diversi e nell’era digitale, è probabile che le criptovalute non supportate continuino a essere un veicolo per queste attività rischiose”.

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Inoltre  ha concluso: “il costo per i mercati di un settore delle criptovalute non regolamentato è troppo alto per essere ignorato, visto che possono essere utilizzate per l’evasione fiscale, il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e per eludere le sanzioni, oltre ad avere anche alti costi ambientali. Ecco perché non possiamo permetterci di lasciare le criptovalute non regolamentate”.

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