«Non è ancora chiaro che la trasformazione sostenibile è la madre di tutte le riforme, perché è conveniente, inducendo innovazione produttiva e gestionale, favorendo la reputazione. Eppure è già chiaro alla maggioranza delle imprese che il modello di ogni business va svecchiato». Aprendo la Conferenza Straordinaria dell’Oibr (Organismo Italiano di Business Reporting) “L’informazione di di sostenibilità nel contesto operativo e strutturale delle imprese italiane: i processi di cambiamento con particolare riguardo alle Pmi” (il 16 marzo allo Stadio di Domiziano, Roma), Francesco Tamburella, Coordinatore di ConsumerLab e componente del Forum per lo Sviluppo Sostenibile, ha lanciato una stoccata al sistema Paese: «Documentiamo rallentamento, in alcuni casi stagnazione, del mercato nei riguardi della trasformazione sostenibile: solo 125 nuovi bilanci nel 2022 al netto delle defezioni, delle pluriannualità, della riservatezza», ha detto.
C’è un tema di rappresentazione, innazitutto: «La comunicazione basata sulla sostenibilitùà è crollata, inflazionata, blanda e stressata dal marketing, gestita in maniera comoda», ha rimarcato Tamburella. Il concetto di sostenibilità è stato bruciato in maniera superficiale, semplicistica e, quasi sempre, su temi ambientali marginali… evidente l’allineamento tra la sfruttamento artificioso del concetto di sostenibilità e la disinformazione recata all’opinione pubblica. La complessità delle tematiche e degli adempimenti è scoraggiante sopratutto per le Pmi. Serve semplificare e calibrare tematiche e adempimenti».
La reportistica della sostenibilità è diventata quasi una commodity. Ma c’è di più: «Il Gri ha illuso diverse imprese che una rendicontazione non fosse legata alla programmazione e al coinvolgimento, che l’identità di un’impresa va affermata non schermata», ha proseguito il Coordinatore di ConsumerLab. «Nella programmazione si pensa al contemporaneo senza tutelare il futuro, ignorando le esternalità. La cultura della sostenibilità diffusa, essenziale per rivedere il modo di produrre, consumare, lavorare e governare, deve necessariamente coinvolgere la base. Il ruolo delle imprese leader è quello di essere driver. In pratica, gli interessi delle future generazioni, ora tutelati tanto dalla Costituzione che da un anno tutela espressamente le future generazioni, quanto dalla nuova Csrd, dovrebbero caratterizzare e determinare attività produttive e stili di vita, offrendo a tutti gli aventi diritto e interesse la possibilità di impedire comportamenti non conformi. Una possibilità che appare oggi più raccontata che realizzata. I fornitori rilevanti di un’impresa obbligata a redigere il Sustainability reporting dovranno rispettare i criteri Esg».
Non c’è tempo da perdere
«La sostenibilità cammina sulle gambe dell’informazione», ha esordito Stefano Zambon, Segretario Generale della Fondazione Oibr e Ordinario di Economia Aziendale all’Università di Ferrara. «L’Unione Europea ha infatti disegnato per la “rivoluzione della sostenibilità” un quadro normativo molto complesso e stringente che impegnerà ogni sistema Paese già entro il 2024. Questa rivoluzione richiede l’adozione di irreversibili processi di cambiamento in tutte le imprese italiane, incluse le Pmi, le banche e le assicurazioni, che sono e verranno sempre più investite da queste trasformazioni con riguardo alle funzioni e agli organi, a cominciare dalla strategia, dai comportamenti e dalle decisioni dei consigli di amministrazione e del top management. Il collante di questi profondi cambiamenti è l’informazione di sostenibilità, che diventa centrale non solo in termini di rendicontazione, ma anche quale catalizzatore dei processi trasformativi richiesti alle imprese anche di piccole e medie dimensioni. Occorre quindi approfondire e familiarizzarsi con questa rinnovata forma di reporting e i relativi standard informativi rivolti ad evidenziare e misurare – grazie all’impegnativo “principio di doppia materialità” – tanto l’impatto dei nuovi rischi di carattere sociale e ambientale sull’economia dell’impresa, quanto l’impatto di quest’ultima sul contesto naturale, dei lavoratori e delle collettività».
Una questione (anche) di rappresentazione
«La sfida della sostenibilità richiede una governance attenta e decisa, non è un esercizio on & off, né un insieme di oneri di compliance, ma un progetto vero e proprio che richiede scelte e cambiamenti profondi nei vari livelli dell’organizzazione aziendale», ha aggiunto Micol Rigo , Vice Direttore Rai Per la Sostenibilità – Esg. «Per un broadcaster di servizio pubblico, la sostenibilità – nella sua triplice dimensione Esg – è la lente attraverso la quale prendere decisioni, sfidare la propria cultura, generare un autentico impatto sul pubblico e in ultima analisi sulla comunità e rappresenta un’occasione preziosa e urgente per fare davvero la differenza».
«La transizione verso un’economia sostenibile è una priorità ineludibile anche per le banche, che al riguardo stanno affrontando numerose sfide, in parte connesse alla scarsa disponibilità dei dati sui profili di sostenibilità delle proprie controparti», ha sottolineato Claudia Pasquini, Responsabile dell’Ufficio Rischi, Controlli e Sostenibilità Abi. «Per aumentare l’informativa è fondamentale rendere accessibili alcuni dati di natura amministrativa già disponibili. Ciò agevolerebbe anche le imprese, che potrebbero in modo più efficiente focalizzare il dialogo con le banche su aspetti più qualitativi e sulle esigenze di investimenti per la transizione».