La filiera del venture capital ha superato i due miliardi di investimenti nell’innovazione italiana. Già nel corso del 2021 si iniziava a intuire che sarebbe stato un anno record, ma leggere le statistiche ci conforta.
Finalmente: l’Italia ha sempre fatto fatica a far crescere il comparto degli investimenti innovativi. I motivi sono diversi ma essenzialmente legati a due ordini di problemi: il numero esiguo di investitori in questo settore e la scarsa liquidità raccolta dagli operatori da riversare poi sulle nuove iniziative. Questo ha spesso limitato la capacità di innovazione del nostro Paese che ha continuato a fare ricerca anche nelle università e nei centri di sviluppo chiedendo poi all’estero un aiuto per proseguire sulla strada intrapresa.
Cdp a supporto del venture capital
Strettamente collegato a questo aspetto è il tema della dimensione dei fondi gestiti dai venture capitalist italiani, che risulta mediamente inferiore a quella dei veicoli dei gestori esteri. Negli ultimi anni c’è stata però una forte inversione di tendenza dovuta all’attenzione del Governo a supporto dell’innovazione, sia direttamente sia indirettamente, tramite Cassa Depositi e Prestiti. Così sono nate molte iniziative che hanno permesso una spinta e una accelerazione del venture capital arrivando oggi a questi significativi risultati. Nel 2021, il VeM- Venture Capital Monitor, osservatorio della Liuc Business School ha monitorato, insieme a Iban, l’associazione dei business angels, 417 investimenti su startup con sede in Italia e su realtà estere con founder italiani, un dato in aumento rispetto alle 330 operazioni nel 2020 e quasi raddoppiato rispetto alle 236 mappate nel 2019. Con la crescita delle operazioni aumenta anche l’ammontare investito complessivamente nel mercato dell’early stage, che si attesta a poco più di 2 miliardi di euro rispetto ai 646 milioni del 2020 se consideriamo non solo gli investimenti effettuati in Italia, ma anche quelli fatti all’estero in start up dove il team leader è italiano. Speriamo in fatti che i nostri migliori talenti riportino in prospettiva parte delle loro attività nel nostro territorio. Rappresenta anche un segnale della capacità italiana che speriamo possa trovare sempre più risposte finanziarie e di contesto tra i nostri confini. In particolare, oltre un miliardo è stato investito in startup italiane e circa 920 milioni di euro sono stati indirizzati a startup estere di matrice italiana. Guardando agli operatori, poco più di un miliardo riguarda fondi di venture capital, 812 da investitori formali in collaborazione con business angels, 91 milioni da business angels operanti in autonomia, questo per sottolineare come il mondo degli operatori in questi anni è cambiato, si è strutturato e diversificato aumentando così la potenza di fuoco a favore dell’innovazione.
Se diamo un occhio ai settori di investimento, oltre all’Ict che resta saldamente al primo posto abbiamo una crescita di settori che sempre più sono importanti per la nostra quotidianità: l’alimentare e il fintech, protagonista della trasformazione economica e finanziaria. I prossimi passi devono essere mossi per consolidare e potenziare il sistema dei fondi di fondi e aumentare le azioni di moral suasion verso gli investitori istituzionali così da avere maggiori capitali a supporto dell’attività dei fondi. Utile poi stringere maggiormente le relazioni tra gli ecosistemi domestici ed internazionali così da moltiplicare le possibilità di collaborazione a favore dell’innovazione. Il venture capital è decollato, ora serve continuare a sviluppare e articolare l’offerta di capitali al servizio dell’innovazione per aiutare l’industria a stare al passo del cambiamento.