Tanto tuonò che piovve. Il “redde rationem” tra i 5Stelle in qualche modo doveva arrivare e alla fine è arrivato, come da programma. Il problema è che a mettersi in mezzo tra i due ormai storici litiganti Giuseppe Conte e Luigi Di Maio – divisi su tutto, non ultimo sul candidato da sostenere alle elezioni al Quirinale – stavolta ci sono addirittura le carte bollate. Con risultati imprevisti che rischiano di anticipare l’implosione del fu MoVimento di Grillo e Casaleggio (qualcuno se li ricorda ancora i tempi di “uno vale uno” e di “apriremo il Parlamento come una scatola di tonno”?) e pregiudicare il futuro stesso del soggetto politico che appena 4 anni fa (ma sembra preistoria) aveva raccolto il 32% dei consensi risultando il vincitore indiscusso delle elezioni politiche 2018.
Il Tribunale: «Esclusi un terzo degli iscritti da quella votazione»
Circa un’ora fa è filtrata la notizia che il tribunale di Napoli ha sospeso le due delibere del 3 e del 5 agosto scorso che avevano modificato lo statuto del Movimento 5stelle per consentire l’elezione (a colpi di click) che portò l’ex premier Conte Giuseppe da Volturara Appula a diventare, per una sorta di processo di fusione fredda (fredda in tutti i sensi), “presidente” dei pentastellati a distanza di 7 mesi dalla caduta rovinosa del suo governo e dalla conseguente cacciata da Palazzo Chigi per far posto a Mario Draghi. A confermare la sentenza di sospensione delle due delibere emessa dalla settima sezione civile del Tribunale di Napoli sono stati gli stessi attivisti grillini guidati da Steven Hutchinson, Renato Delle Donne e Liliana Coppola che – con il supporto economico di centinaia di militanti che hanno contribuito al pagamento delle spese legali – avevano presentato ricorso a ottobre scorso per chiedere l’invalidazione di quella contestata elezione. Il 24 dicembre scorso era stata sempre la settima sezione a rigettare l’istanza di sospensione dello Statuto, decisione contro la quale era stato presentato reclamo. Da qui un nuovo esame del ricorso la scorsa settimana e la decisione di oggi. I provvedimenti, a quanto si apprende, sono stati sospesi in via cautelare per la sussistenza di “gravi vizi nel processodecisionale”, tra cui l’esclusione dalla votazione di oltre un terzo degli iscritti e il conseguente mancato raggiungimento del quorum.
Cariche azzerate, adesso il Movimento è senza testa
A seguire la pratica ancora una volta è l’avvocato Lorenzo Borrè che ha legato la sua fama al patrocinio legale dei tanti casi spinosi di espulsione più o meno legittima all’interno del movimento e che già l’estate scorsa dopo aver fatto ricorso contro il nuovo statuto dei 5S aveva detto che «c’erano tutti i presupposti per mettere in discussione la leadership di Conte». «Da Conte ai vice, azzerate tutte le cariche» ha dichiarato a caldo Borrè spiegando che «con la decisione del Tribunale di Napoli decade in primo luogo la carica di Conte». Ma non solo: secondo il legale «È emersa anche l’incompatibilità di alcune attuali cariche negli organi di garanzia, con le restrizioni previste dal precedente statuto, che è ritornato in vigore: il precedente statuto, infatti, esclude che dette cariche possano essere ricoperte da soggetti che rivestano incarichi istituzionali». In sostanza, stando a quanto Borrè ha dettato ai microfoni dell’AdnKronos «anche i cinque vicepresidenti decadono, essendo cariche non previste dal vecchio statuto», per cui, ha aggiunto, «il M5S si trova all’anno zero con l’azzeramento delle sue cariche. Unica via di uscita, la costituzione del Comitato direttivo. Altre fughe in avanti, insistendo con le procedure già annullate dal Tribunale, rischiano di porre il M5S su un binario morto». Alla domanda su chi comanda ora nel Movimento, Borrè è stato laconico: «In questo momento la guida non c’è, il M5S è stato totalmente decapitato».
«Tra Conte e Di Maio guerra inutile, ora deciderà Grillo»
«La prima volta, a dicembre, un giudice monocratico ci aveva liquidati. Ora, dopo il nostro reclamo, un collegio di tre magistrati ha esaminato il ricorso, ribaltando quella scelta. Siamo soddisfatti». Così si è espresso Steven Hutchinson, uno degli attivisti che davanti a un tribunale ha guidato la contestazione al “New deal” di Giuseppe Conte: «Noi – ha aggiuto – siamo dentro il Movimento, siamo ancora associati e per questo abbiamo potuto presentare ricorso, dietro di noi ci sono centinaia di iscritti in tutta Italia che ci hanno supportato. Questa vittoria va anche a loro e a tutti gli iscritti. Ora si torna al rinnovamento arrivato a febbraio 2021. Lo statuto di allora era già di per sè nuovo. Avevamo già uno statuto democratico uscito da stati generali durati a lungo, il momento più alto forse del Movimento, che è stato cancellato da un colpo di spugna. Ora non serve a nulla la battaglia interna tra Conte e Luigi Di Maio, nessuno dei due ha alcun potere di deliberare su nulla. Ora il nostro garante, Beppe Grillo dovrà gestire la situazione. Vediamo cosa dirà, ma abbiamo fiducia. La nostra idea, anche presentando il ricorso, è quella di costruire un Movimento sempre migliore»