A volte ritornano. O forse non sono mai andati via. Alcuni strumenti finanziari sembrano fatti apposta per interpretare i mutati scenari economici; altri, invece, durano nel tempo perché la loro utilità è garanzia di longevità. È il caso del castelletto bancario, un tipo di fido che a fronte del pagamento di un tasso di interesse permette alle aziende di farsi anticipare i propri crediti nei confronti dei clienti per ottenere liquidità immediata.

«Il castelletto bancario è ancora oggi una delle tipologie di debito finanziario maggiormente diffuse per soddisfare le esigenze di capitale circolante delle aziende», spiega ad Economy Antonio De Martini, chief lending officer della Banca Popolare di Sondrio, soprattutto «in presenza di termini di pagamento dilazionati, con scadenze di 60, 90 giorni o in alcuni casi anche di diversi mesi il castelletto è uno dei principali strumenti a disposizione delle aziende per ottenere la liquidità necessaria per sostenere i propri cicli produttivi e commerciali». A suffragare questa tesi, vi è anche un recente studio di Cerved che ha calcolato come la dilazione media prevista nelle fatture emesse dalle pmi è di 60 giorni, che vengono pagate con un ritardo medio di 9,7 giorni che allunga ulteriormente i tempi di incasso. Gran parte delle aziende, pertanto, ha necessità di utilizzare in anticipo i crediti verso la clientela. Anche perché i tassi elevati dell’ultimo periodo hanno costretto le imprese a rimodulare le strategie per soddisfare il fabbisogno finanziario: «In questo momento diverse aziende evidenziano un maggior ricorso al castelletto bancario per soddisfare le proprie esigenze di cassa rispetto all’accensione di finanziamenti a medio termine, in modo tale da contenere il costo degli oneri finanziari che, con la salita dei tassi, sono tornati ad incidere sulla redditività aziendale», aggiunge De Martini.

Tale strumento, il cui nome deriva dal registro sul quale la banca annota per ogni movimento l’importo del massimo credito accordabile, non è mai passato di moda, anche se le recenti dinamiche dei tassi sembravano averlo messo un in ombra. «Lo scenario di tassi bassi che ha caratterizzato gli ultimi anni, fino a giugno del 2022, unitamente alle iniziative governative a supporto dell’economia – conferma a Economy Manuele Bonora, chief lending officer del gruppo Bcc Iccrea – ha permesso alle aziende di spostare il debito su scadenze medio lunghe, portando benefici al margine di struttura e mettendo, temporaneamente, in secondo piano l’utilizzo di prodotti quali il castelletto. L’innalzamento dei tassi e, soprattutto, la normalizzazione della curva con i tassi a breve più bassi dei tassi a lungo (cosa tutt’ora non presente: tassi a breve oltre il 3% e tassi a 20 anni al 2,7%) sposteranno nuovamente l’attenzione degli operatori verso il castelletto e gli altri prodotti destinati a finanziare il circolante su scadenze a breve».

Senza contare che l’incremento dell’inflazione degli ultimi mesi, dovuto principalmente alla crescita del costo delle risorse energetiche e, dunque, dei prezzi alla produzione, ha avuto un impatto importante sul capitale circolante delle aziende. La crescita dei prezzi, pertanto, ha determinato per molte aziende un deciso incremento dei crediti vantati verso la propria clientela e la conseguente necessità di poter smobilizzare tali crediti. «In tale contesto – continua De Martini – il castelletto bancario continua a rappresentare un valido strumento a sostegno della liquidità aziendale, consentendo una sostanziale accelerazione nella generazione di flussi di cassa al servizio dell’attività produttiva e commerciale».

Il castelletto bancario permette quindi di ottenere subito la somma di denaro spettante e utilizzarla per i propri scopi, senza dover attendere il saldo effettivo da parte dei debitori. A tal proposito, è bene precisare che tale strumento può essere richiesto solo per crediti non ancora scaduti. Si tratta quindi di una soluzione non percorribile in presenza di fatture insolute. E poi bisogna anche considerare che, come sottolinea Bonora, «in alcuni casi il ritorno all’utilizzo del castelletto dovrà essere accompagnato da una attenta gestione dei flussi di cassa dell’azienda per evitare fenomeni di sovraindebitamento generata dalla presenza del castelletto che si ‘autoliquida’ e dal medio termine che può vedersi erodere i flussi di cassa che vengono parzialmente utilizzati per chiudere i finanziamenti a breve a scapito di quelli a medio termine». 

L’accesso al castelletto è limitato a un determinato importo stabilito dalla banca che può coincidere con il credito stesso oppure può essere calcolato sulla base del fatturato medio mensile dell’azienda, della dilazione media dei pagamenti da parte dei creditori ed eventuali castelletti già concessi da altre banche.

Se si potesse sintetizzare con una sola parola il livello di utilizzo di tale strumento, probabilmente sarebbe “continuità”, a sentire sentire Paolo Melone, responsabile coordinamento marketing e business development imprese di Intesa Sanpaolo: «In questa prima parte dell’anno non stiamo vedendo andamenti particolari. L’utilizzo da parte dei clienti delle diverse forme di finanziamento a breve termine si sta mantenendo costante, evidenziando indirettamente una tenuta delle esigenze di liquidità, a conferma dell’andamento positivo del contesto, oltre che dei finanziamenti chiesti da molte aziende negli ultimi due anni».

Le due tipologie di castelletto più diffuse sono il Ri.ba e il castelletto anticipo fatture.

Il primo fa riferimento alle ricevute bancarie a carico dei clienti. Si tratta di documenti bancari (per lo più in forma elettronica) forniti dalle banche per facilitare i pagamenti tra le aziende. Questa tipologia di castelletto permette a chi la richiede di ottenere un anticipo di liquidità corrispondente al 100% del credito. Il secondo si utilizza per le aziende che ricevono pagamenti dai propri clienti tramite bonifico bancario. In questo caso, la somma anticipata dalla banca non copre la totalità dell’importo indicato in fattura, ma si limita generalmente all’80% del credito. Una volta accordato l’anticipo da parte dell’istituto bancario, il debitore riceve l’avviso di effettuare il bonifico di pagamento non più sul conto corrente dell’azienda creditrice, ma direttamente alla banca. Entrambe le tipologie di castelletto rientrano tra i rischi autoliquidanti, cioè in quella categoria considerata dalle banche meno rischiosa perché a differenza del prestito o del fido di conto corrente, l’anticipo dei crediti verso clienti si “autoliquida” nel momento in cui il debitore paga il debito.

Naturalmente, come in tutte le operazioni bancarie esistono dei rischi. Perché se da un lato la possibilità di ottenere un anticipo sulle proprie fatture senza dover aspettare l’incasso effettivo rappresenta una grande opportunità per le imprese, spesso in carenza di liquidità, dall’altro le aziende richiedenti assumono in toto il rischio di mancato pagamento da parte dei propri debitori. Le banche, infatti, concedono l’anticipo su una fattura salvo buon fine: ciò significa che se una fattura anticipata non viene saldata per tempo dal debitore, l’azienda ricevente si troverà costretta a restituire alla banca l’intero importo erogato (più gli interessi), con la possibilità di essere segnalata alla centrale rischi in caso di mancata restituzione. Ma, in fondo, è una buona notizia perché “finanza al servizio delle imprese” significa anche, lato azienda, dover migliorare sé stessa, adottando con costanza buone pratiche di gestione finanziaria.