di Cinzia Ficco
Si chiama microlearning la formazione in azienda che sarebbe piaciuta a Herman Ebbinghaus. Il filosofo e psicologo tedesco (1850 – 1909), precursore degli studi sperimentali sulla memoria, con la cosiddetta teoria della curva dell’oblio ha dimostrato che tendiamo a dimenticare materiale per noi privo di senso o non ripassato nel tempo e che, al contrario, ricordiamo più a lungo dati fondamentali, appresi in tempi dilazionati e a piccoli morsi. La sua teoria è stata confermata negli anni da alcuni esperti: durante una sessione formativa, una lezione o una conferenza, si riesce a seguire con grande attenzione solo per i primi 8 minuti. Se dopo 20 minuti non si introducono elementi di novità, la concentrazione crolla fino a sparire. Addirittura, se manca un intervento di rinforzo, l’80% delle informazioni e dei concetti viene dimenticato dopo 30 giorni. Di qui il trend, sempre più in crescita nelle aziende, di ricorrere per il personale alla formazione a bocconi.
«Oltreoceano il training libero e in pillole è praticato già da una decina d’anni – spiega Luca Beltrametti, docente di Economia all’Università di Genova, tra i primi nel nostro Paese a sviluppare un’esperienza in materia – In Italia se ne parla da qualche anno. La pandemia ha portato molte piccole e medie aziende, che spesso non hanno competenze, né risorse economiche per fare formazione tradizionale, ad introdurlo con notevoli benefici. Il dipendente ha maggiore libertà perché sceglie come e quando formarsi anche su tematiche non strettamente legate alla propria competenza. L’attestato che si ottiene, poi, può essere speso anche nei confronti di terzi, quindi oltre il rapporto con il proprio datore di lavoro. Un vantaggio notevole. È importante, però, che a creare le piattaforme siano persone competenti, altrimenti si rischia la banalizzazione dei contenuti. Vedo quindi le aziende magari affiancate dalle Università. Per evitare che il microlearning isoli i dipendenti è fondamentale non cancellare del tutto la formazione tradizionale che ha importanti effetti positivi anche sullo sviluppo delle relazioni interpersonali».
In sostanza, il microlearning è una tecnica che consente di recepire informazioni più specifiche e circoscritte – facilmente rielaborabili grazie a frequenti call to action – e di contrastare uno dei difetti principali della formazione tradizionale: lezioni lunghe, spesso noiose, a parecchi chilometri di distanza, costose, che fanno perdere giornate di lavoro e non contemplano strumenti di valutazione. In sintesi, l’apprendimento in pillole è una strategia di formazione individuale, personalizzata, che permette a chi impara di ricevere l’informazione di cui ha bisogno, nel momento in cui ne ha bisogno, nel giusto contesto. Si può infatti incastrare nei tempi morti della giornata e coinvolge più della formazione tradizionale.
Non solo: avere piccoli traguardi quotidiani e orari flessibili dà inoltre una percezione di regolarità, avanzamento, libertà e quindi invoglia a proseguire. La formazione centellinata e diluita nel tempo è adattabile al pc, allo smartphone che abbiamo un po’ tutti nelle tasche, al tablet. Le lezioni, di durata variabile dai 5 ai 20 minuti, si possono seguire attraverso un breve video, ascoltando podcast, leggendo paragrafi di un testo, memorizzando formule, metodi o definizioni, divertendosi con mini-giochi. I risultati del test a domanda multipla o quiz finale restituiscono, poi, all’imprenditore l’idea delle informazioni acquisite dal personale durante il training on line. La formazione è quindi anche tracciabile.
Il training spalmato su più mesi è quindi più facilmente accessibile, risponde a esigenze di aggiornamento immediato, abbattendo i tempi e i costi di quello tradizionale, spesso un’abbuffata di informazioni poco digeribile. È più efficace perché rafforza i concetti attraverso la ripetizione e altre strategie come la gamification, adatta a tutte le fasce d’età. Funziona inoltre di più anche perché i contenuti brevi sono costruiti intorno a specifiche expertise. Tutto questo fa crescere la soddisfazione del dipendente, il suo senso di appartenenza all’azienda e, di conseguenza, la sua produttività.

Un esempio? Nella primavera scorsa a Milano è sbarcata MobieTrain, scale up fondata nel 2015 da tre belgi – Guy Van Neck, Mireille van Hemert-Schelling e Willi Van Boven – «con l’obiettivo», spiega a Economy Francesca Dellisanti, responsabile della sede italiana «di rivoluzionare la formazione aziendale soprattutto per i cosiddetti deskless, lavoratori senza scrivania, privi di un computer, per i quali sedersi e completare la formazione significano bloccare il flusso di lavoro. Sono i lavoratori di vari settori (agricoltura, istruzione, sanità, vendita al dettaglio, ospitalità, produzione, trasporti ed edilizia), pari a 2,7 miliardi di persone della popolazione attiva globale, l’80% della forza lavoro, spesso non servita in modo adeguato dalla tecnologia. Per capire come funziona il microapprendimento, pensiamo ad una catena di ristorazione o parrucchieri, che apre negozi molto lontani. Con il microlearning, io imprenditore, che ho la casa madre, per esempio a Milano, e ho aperto negozi a Palermo, posso formare più facilmente i miei dipendenti lontani non solo il primo giorno, ma in modo costante e regolare nel tempo. Nel mondo del fashion posso, altro esempio, far conoscere una nuova collezione in tempi rapidi e così permettere al personale retail di rispondere più agevolmente alle domande dei clienti, che si informano su app o cataloghi in modo minuzioso. A creare la piattaforma ritengo debbano essere solo le aziende».

Il Covid ha dato un’accelerata notevole al microlearning. L’azienda belga, che ha da poco chiuso un round di investimento da 9 milioni di euro per consolidare la leadership del mercato europeo, solo nel 2021 ha registrato una crescita del 250%, con oltre 100mila utenti e più di 70 aziende e organizzazioni clienti, tra cui Decathlon, Vans, Diesel, e Timberland. «L’apprendimento attraverso microlearning (da quindici, venti minuti) risulta innovativo, accessibile, flessibile», conferma a Economy Alessandra Venturin, Senior Manager, Retail Customer Experience & Csr in Vfc (la compagnia che ha “in pancia” i brand Timberland, Vans e The North Face): «lo adottiamo dal 2019, come supporto complementare alla formazione tradizionale. Ci consente di raggiungere in modo regolare e divertente i dipendenti dei nostri negozi in tutta Europa». Ad oggi Timberland conta fino a 1.200 persone ingaggiate sulla piattaforma MobieTrain con un completion rate intorno all’80-85%. Ciò significa che le persone aprono i corsi e soprattutto li completano, portando valore aggiunto all’azienda e al loro stesso percorso. «Attraverso l’app di MobieTrain riusciamo a fare training nel senso vero del termine, che significa non solo trasmettere competenze, contenuti tecnici, informazioni, ma soprattutto valori, vision della nostra casa madre. Così aumenta l’engagement, il senso di appartenenza dei nostri dipendenti che riusciamo a misurare singolarmente. In questo modo sappiamo anche chi nel personale retail si sente più motivato e serve meglio i nostri clienti».