La ministra Giulia Bongiorno ha recentemente annunciato con un certo orgoglio che in breve tempo verrà risolto l’annoso problema dei furbetti del cartellino con l’introduzione del riconoscimento delle impronte digitali ai tornelli o agli ingressi degli uffici. La ministra non si è resa conto di stare annunciando l’introduzione di una nuova tecnologia vecchia di vent’anni. Persino le dogane americane, che non sono certo famose per soluzioni avveniristiche, sono passate al riconoscimento facciale già da qualche anno e penso stiano studiando l’introduzione di un nuovo sistema che utilizzi l’Intelligenza artificiale per accelerare le procedure di controllo dell’ingresso negli Stati Uniti. Siccome non è credibile che la società o i tecnici incaricati dal ministero non conoscessero il riconoscimento facciale, una tecnologia utilizzata oggi da tutti i telefonini, il motivo deve essere la carenza di personale tecnico in grado di progettare e poi gestire una applicazione avanzata, in Cina diffusa ormai dappertutto. Per consolarmi, mi racconto che il negozio dell’Iwc a Sankt Moritz, prestigiosa marca di orologi dai prezzi vertiginosi, non è stato in grado di rifornire il cinturino di un orologio perché il sistema informatico per la gestione degli ordini non ha funzionato per due giorni. Non solo, a Sankt Moritz il sistema wifi è lento e inaffidabile e la Swisscom ha aggravato la situazione costringendo gli utenti ogni due mesi a onerosi controlli delle apparecchiature disponibili con un antivirus specifico che però richiede l’intervento oneroso di un tecnico: un regalo alla società che produce l’antivirus e alle società di assistenza.
C’è una sorta di terrorismo tecnologico che ci blocca e ci impedisce di sfruttare al 100% le nuove tecnologie per evolverci come società
La Swisscom ha comperato l’italiana Fastweb e ne ha fermato lo sviluppo tecnologico. Uno studio recente ha dimostrato con preoccupazione l’arretratezza informatica delle Pmi svizzere e si potrebbe continuare, ma non montiamoci la testa perché i nostri numeri sono peggiori, Telecom non è meglio di Swisscom e Alitalia è sicuramente peggio di quel che rimane della fallita Swissair. Viene da pensare con un po’ di cattiveria, ma sempre lontani dai toni insolenti delle polemiche politiche di oggi, che l’assegnazione del Georg- Buechner- Preis, il più importante premio letterario Tedesco, allo scrittore svizzero Lukas Baerfuss, continuatore della tradizione della Rigorosa Malinconia Svizzera, sia un segno di decadenza della Germania, ma anche il passaggio da Max Frisch, primo scrittore svizzero assegnatario del premio, a Lukas Baerfuss è impressionante, come il passaggio da Italo Calvino ad Antonio Scurati. Tanti piccoli fatti stimolano una riflessione di fondo. Non c’è dubbio che tutti noi siamo oggi vittime di un vero e proprio terrorismo tecnologico, oppressi da immaginari scenari di sottomissione alle macchine, da robot che ci rubano il posto condannandoci a una irrimediabile disoccupazione, ridotti a marionette nelle mani di algoritmi al servizio di poteri occulti, e si potrebbe continuare. E poi ci stupiamo che la società sia percorsa da inquietudini e paure, nutrimento dei populismi difensori di ciò che non capiscono. Sono pochi, e comunque non molto popolari, quelli che cercano di spiegare l’utilizzo razionale delle nuove tecnologie per potenziare le capacità dell’uomo, la capacità di apprendere, di risolvere problemi e rimuovere ostacoli.
Guardando ai risultati dei test di controllo sull’apprendimento stiamo arretrando anziché progredire
Neppure in via puramente speculativa si ipotizza che una realtà aumentata potrebbe offrire la possibilità di essere più felici, e questo perché non si considera la possibilità di una umanità aumentata. Non ho visto ipotesi magari paradossali e irragionevoli di come sarà l’arte del futuro, la musica, la letteratura, il teatro, il cinema, la poesia, cioè ciò che rende l’uomo umano, l’essere che sviluppa e usa le tecnologie per essere più felice. In realtà non è necessario aspettare un futuro lontano, già oggi c’è molta tecnologia avanzata a disposizione, sicuramente più della nostra capacità o volontà di usarla. Paradossalmente, infatti, siamo ammirati e spaventati dalla velocità dello sviluppo tecnologico, soprattutto nei settori dell’informatica e della biologia, ma la nostra scuola è quasi senza computer, i libri di testo sono ancora cartacei e l’inestimabile tesoro di conoscenze disponibile in rete rimane inutilizzato sulle nuvole e nessuno sembra interessato a sfruttarlo per arricchire il proprio patrimonio di conoscenze. Anzi, guardando ai risultati dei test di controllo dell’apprendimento scolastico, stiamo arretrando anziché progredire, soccombenti in tutti i confronti internazionali. I nostri giovani sembrano aver perso la capacità di scrivere, quindi di apprendere, proprio in un periodo dalle possibilità di apprendimento quasi infinite e che la necessità di arricchire la propria educazione sia la condizione determinante per sopravvivere nella società della conoscenza o per affrontarla senza paura.