Il gioco online è belloquando truffa poco
Fabio Maggesi, founding partner Meplaw international law firm

La pandemia ha destabilizzato il mondo dello sport e delle scommesse in modo travolgente. Per la prima volta è venuto a mancare l’oggetto stesso della scommessa. La crisi delle agenzie di betting è tangibile e il lockdown ha imposto una riqualificazione dell’offerta, rivolgendosi come mai prima all’online.

Per avere un quadro preciso della situazione, le sue prospettive future e per conoscere i trend del mercato, abbiamo chiesto all’Avvocato Fabio Maggesi di Meplaw, law firm internazionale e laboratorio di analisi giuridica e finanziaria, specializzata nel diritto digitale, di descriverci una panoramica sul settore in epoca pandemica. “Per prima cosa sta emergendo in modo molto chiaro come i giochi virtuali siano riusciti a contenere il devastante impatto economico subìto dallo stop delle scommesse sportive. La chiusura della quasi totalità dei giochi in forma fisica ha portato ad una crescita del canale online spostando le abitudini del consumatore da un’esperienza fisica a un’esperienza sempre più digitale”, spiega a Economymag.

La relazione della Direzione Investigativa Antimafia del 17 luglio 2020, ha evidenziato come durante il lock-down siano stati numerosi i tentativi di infiltrazioni mafiose nel settore del gioco online.

E’ indispensabile sensibilizzare i consumatori ad affacciarsi al gioco legale, per essere tutelati. Durante il lockdown, molte persone che giocavano in agenzia si sono rivolte al web. Questo tipo di giocatori più tradizionale e poco avvezzo alla digitalizzazione è anche la categoria più sensibile in termini di possibili truffe digitali.

Iil divieto di pubblicità per gaming e betting ha rappresentato un reale ostacolo al mercato online?

La pubblicità in questo settore ha la funzione primaria di informare correttamente il consumatore e creare una netta distinzione tra gioco legale e illegale. Il volume di gioco non ha subito un contraccolpo, purtroppo però sono aumentate le vittime tra gli utenti che si sono rivolti a bookmakers illegali, con un conseguente danno sociale, ma anche alle casse dello Stato e dei concessionari autorizzati dallo Stato stesso. Credo che un divieto in questo senso avrebbe avuto un senso solo se attuato durante il periodo di emergenza, come è avvenuto in Spagna.

L’autolimitazione è uno strumento utilizzato dallo scommettitore online? Esistono anche altri strumenti?

I limiti di spesa periodici (settimanali o mensili) devono essere obbligatoriamente settati in fase di registrazione del conto di gioco. Inoltre in qualsiasi momento il giocatore può utilizzare lo strumento dell’autoesclusione temporanea o permanente dal gioco online e questa autoesclusione vale trasversalmente per tutti gli operatori di gioco online autorizzati in Italia. Esistono poi degli strumenti per rilevare tempestivamente comportamenti di gioco patologico con algoritmi sempre più evoluti. Il gioco legale, nella sua accezione corretta è un intrattenimento e non deve in alcun modo diventare un problema. Sono state realizzate campagne informative che richiamano a un gioco responsabile..

Può aiutarci con dei numeri per dare un peso specifico alla situazione?

La spesa per il gioco online durante il lockdown si stima cresciuta del 23%, e l’aumento è determinato da quei giocatori che prima si recavano nelle sale gioco e nelle agenzie fisiche e che in emergenza si sono rivolte alla rete. E’ difficile invece quantificare il numero di utenti che si siano rivolti a siti di gioco illegale, aventi come estensione territoriale il dominio .com e quindi non licenziati ADM. I siti illegali in particolare non hanno la cosiddetta GAD, la licenza per operare legittimamente a seguito di un regime autorizzatorio o concessorio dei Monopoli di Stato e ciò alimenta le principali preoccupazioni sul gioco illegale che concernono il mercato nero, il riciclaggio di denaro, il match-fixing e il gioco minorile. I controlli da parte di ADM sono molto consistenti nelle sale gioco fisiche, mentre nel mondo dell’online tutto diventa più complesso, sebbene di vigilanza ce ne sia. Durante il lockdown questi siti illegali, con licenze maltesi, di Curaçao, olandesi o asiatiche, hanno operato indisturbatamente e proliferato, visto il consistente aumento di persone che si sono riversate sul web. Secondo una mia stima personale, circa il 20% dei giocatori abituali che utilizzavano le piattaforme online legali hanno usufruito di proposte non lecite, proprio per il maggior tempo trascorso in rete.

È aumentato il numero di clienti che si sono rivolti al suo studio per problemi di gioco illegale? Quali rischi si corrono, come difendersi?

Durante il lockdown sono stato contattato da diverse persone che avevano giocato su piattaforme illegali, principalmente con licenza Curaçao, che va per la maggiore, per richiedere un refund delle vincite ottenute con le scommesse e mai erogate. Ci tengo a precisare che l’utente avvicinandosi al gioco illegale compie a tutti gli effetti un reato, come sancito dall’Art. 4 comma 3 della legge n. 401/1989, secondo il quale chi partecipa alle scommesse illegali o da soggetti sprovvisti di necessarie autorizzazioni è punibile con l’arresto fino a 3 mesi o con un’ammenda da 5 a 516€. In quest’ottica il danno è duplice, perché i soggetti che decidono di scommettere su siti non autorizzati da ADM investono del denaro e spendono dei soldi senza alcuna tutela da parte dello Stato italiano, che non può, come invece avverrebbe se si giocasse su siti .it, salvaguardare la propria scommessa. In questo caso quindi non sarà possibile agire in tribunale per ottenere il rimborso delle somme scommesse ed eventualmente per riscuotere le vincite, ma sarà necessario adire i tribunali stranieri con ingenti esborsi economici. Il problema per l’utente medio, quindi, diventa irrisolvibile. Occorre perciò fare attenzione e rivolgersi unicamente alle proposte di gioco online con dominio territoriale italiano (.it”).