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Il franchising ha le carte in regola per essere “la” formula del successo del commercio fisico al dettaglio nei prossimi anni. Anzi: per il franchising “il futuro è adesso”, come recitava il titolo dell’evento che ha permesso ieri sera a Milano di schiarirsi le idee e fare programmi e networking a una platea affollata di addetti ai lavori, riuniti da Affilya – società di consulenza specializzata nel settore – con la partnership di Economy.

Il futuro del franchising è adesso per molti motivi. Ad esempio perché – come sottolineava la relazione di Luca Fumagalli e Andrea Meschia, due dei partner fondatori di Affilya – la Morgan Stanley racconta sul proprio sito, nella sezione in cui illustra le proprie strategie di investimento, perchè sceglie “aziende affilianti di alta qualità, ben gestite e convenienti. Questo genere di società è caratterizzato dalla presenza di importanti asset non tangibili, in particolare i marchi e le reti. Queste società hanno ritorni sugli investimenti alti e stabili, che il team di analisti ritiene possano essere mantenuti nel tempo. La strategia di gestione mira a generare performance attrattive nel lungo periodo…”. Insomma: investire in società affilianti rende di più ed è meno rischioso. Ma soprattutto permette grandi ritorni, assorbendo molto meno capitale di quel che costerebbe la scelta di società dotate di reti di vendita dirette.

Ma fare franchising conviene anche per chi vuole internazionalizzarsi: sia come franchisor, affidando l’espansione all’estero dei propri marchi a reti di affiliati; sia come franchisee, purché naturalmente dotati delle necessarie relazioni nei mercati di sbocco.

Agevolare lo sviluppo di reti in franchising conviene anche al mondo del real estate: centri e parchi commerciali, travel retail, landlord delle highstreet e, in generale, operatori immobiliari delle città e delle aree urbane da riqualificare. A tutti questi interlocutori servono marchi attrattivi, format vincenti, tenant con conti economici in ordine, in grado di sostenere canoni d’affitto adeguati, di ridurre i rischi d’insolvenza e di mantenere alta l’occupancy.

E in particolare è vincente la formula del Multi-Unit franchisee, cioè di imprenditori che gestiscono più unità affiliate ad un unico marchio, anche nella versione Mumbo (Multi-unit multi-brand owner), ovvero di affiliazione a marchi diversi, dello stesso settore o anche di differenti settori, purché siano possibili le sinergie nell’amministrazione, nella finanza, nel controllo, nella gestione delle risorse umane, degli acquisti generali eccetera.

La novità del format scelto da Affilya per il suo evento – in questo, davvero inedito – è stata quella di seguire un doppio registro di informazione e formazione, che ha tenuto attenta la platea per quasi quattro ore: da un lato la rivendicazione orgogliosa della consistenza già rilevantissima del franchising oggi in Italia; dall’altro, l’esposizione approfondita delle straordinarie opportunità future della formula, conseguibili da chiunque sappia però prenderla sul serio come merita, dunque non un’opzione come un’altra ma la vera innovazione nel retail, adatta ai tempi nuovi.

Dopo i saluti iniziali e la relazione di Fumagalli e Meschia (a questo link le slide complete), Roberta Gabrielli di Nomisma – senza dubbio l’istituto di ricerche economiche che da più tempo e con più approfondimenti monitorizza il settore – si è incaricata di contestualizzarne il possibile sviluppo in un quadro macroeconomico che non svela purtroppo solo buone prospettive ma conserva incertezze, tuttavia meglio affrontabili se armati della risorsa dell’innovazione.

Il primo panel “verticale” ha riguardato l’internazionalizzazione: sia quella nei Paesi occidentali a noi più familiari, complessa ma vincente, ben testimoniata da Francesco Pergola, country manager della Triumph per Spagna, Portogallo e Grecia; sia quella dei paesi meno vicini, come quelli dell’Asia centrale, ricchi però di opportunità, svelate da Liliana Ursu Pugnetti, export manager di Italy4East. Un inquadramento “alto” e macroeconomico è giunto da Carlo De Simone, responsabile “indirect channel” di Simest; e Andrea Venegoni, docente di competizione, mercati e politiche economiche alla Liuc, ha chiuso il cerchio, ricordando la forza del nostro export e le mille strade che ha saputo trovare (e di cui avrà ancora bisogno, franchising compreso) per consolidare la sua leadership.

Il secondo panel ha riguardato la finanza, che finalmente si è accorta della convenienza del franchising. A rappresentare due grandi investitori istituzionali impegnati con loro fondi di private equity in operazioni di successo nel franchising, hanno preso la parola due relatori. Il primo è stato Pierluca Antolini, managing director del fondo Taste of Italy, di Dea Capital Alternative Funds, che ha investito nella più famosa catena italiana di food pop, La Piadineria, e in Alice Pizza, più giovane ma altrettanto apprezzata, di cui era presente l’amministratore delegato Claudio Baitelli, al quale va tutto il merito di un’affermazione di mercato rapida e in costante crescita. Molto interessante anche la testimonianza di Luciano Fusco, manager di Azimut Direct, che ha recentemente investito 16,5 milioni nel gruppo Gabetti, storico brand immobiliare, attivo tra le altre cose anche con il canale franchising. Ed a collegare la finanza con il settore immobiliare e le sue tendenze di mercato innovative ha provveduto Simone Putignano, cofounder di Recrowd – la prima piattaforma di crowdfunding attiva in Italia – che per ora non fa specificamente investimenti in immobiliare commerciale ma ha già lavorato in partnership con lo stesso Gruppo Gabetti e considera comunque il settore uno di quelli da monitorare con attenzione per il futuro.

Tutto all’immobiliare è stato poi dedicato il panel animato dall’architetto Giovanni Giacobone, oggi managing partner di Sportium ma molto attivo in carriera anche nel retail; il presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali Roberto Zoia e il presidente dell’Associazione dei direttori dei centri commerciali Stefano Pessina. I tre speaker hanno condiviso come il commercio associato, che si nutre molto di franchising, potrebbe nei centri commerciali far crescere sinergie determinanti, sia sul fronte del marketing, della logistica e della risorse umane che su quello dell’efficienza energetica: dunque, ancora opportunità e vantaggi.

Infine, la formula del multi-unit franchisee, che ha raccolto le testimonianze di due player italiani di rango, Davide Canavesio, Ceo di Blooming Group Spa (600 addetti con marchi quali Burger King, Rosso Pomodoro, Alice Pizza) e Emanuele Maganugo, avvocato nello studio legale che porta il suo nome ma imprenditore insieme con la moglie Ivana Glenda Donegani in Diemme, un gruppo siciliano con venti punti vendita nel fashion (Kasanova, Piazza Italia, Golden Point e altri) ma attento anche al food come ulteriore diversificazione. Storie di successo resiliente, cresciute anche attraverso il biennio terribile della pandemia.

Dunque: una carrellata di “modelli, opportunità e soluzioni”… in questo del tutto coerente con il “claim” scelto fin dal principio del suo nuovo corso da Economy. Modelli, opportunità e soluzioni con un comun denominatore, il franchising. Studiati, illustrati, insegnati e applicati da Affilya.

Il format avrà dei sequel!