Il doppiopesismo insopportabile di chi giudica la

“Parlate pure male di me, purché ne parliate”, diceva Oscar Wilde (o meglio: diceva “anche” Oscar Wilde”, insieme alle altre decine di persone che, a cercare nel web, avrebbero la paternità dello stesso concetto, da Hitler a Craxi). E la battuta si attaglia alla perfezione a Emanuele Stifano, un bravo scultore di Vallo della Lucania (non abbiamo detto “Michelangelo”, abbiamo detto: bravo) che ha realizzato per il Comune di Sapri e per la Fondazione Grande Lucania una statua della famosa “Spigolatrice”, di cui alla celeberrima poesia di Luigi Mercantini (“Eran trecento, eran giovani e forti”).

Apriti cielo. La statua – che può piacere o meno, ma è senza dubbio notevole, col suo metro e 75 di bronzo e con le sue fattezze decisamente armoniose (vedere le foto) – ha attirato su di sé gli strali di Laura Boldrini e Monica Cirinnà. Due serissime e impegnatissime esponenti politiche del Pd che hanno però perso una buona occasione per tacere. Perché l’effetto controproducente di certe indignazioni a favore di tweet è che si voglia solo cogliere il pretesto per farsi notare un po’, senza nemmeno star troppo lì a pensarci sopra, a capire se ne vale la pena oppure no, un po’ come quando la diversamente (oggi) famigerata “Bestia” di Salvini commise la bestialità di far dire al Capitano che la Ferrero avrebbe dovuto per il futuro rinunciare alle nocciolo turche per la sua Nutella e tornare a quelle italiane, trascurando che non basterebbe piantumare a noccioleti tutto l’arco alpino per soddisfare il fabbisogno e costringendo ad una precipitosa retromarcia il medesimo Capitano.

Qui il caso è diverso, eppure simile perché la riprovazione di Boldrini e Cirinnà verso la scelta compiuta dallo scultore di dotare la Spigolatrice di un generoso lato B, degno dell’opera di un bravissimo lutaio, in quanto scelta “sessista”, rivela che le due devono essere state prevalentemente in orbita nella stazione spaziale, nel corso degli ultimi trent’anni.

Premesso che il liuto della bronzea signorina, pur posto in risalto, non è la chiave di volta della statua che ha dinamismo, plasticità ed espressione intelligente, premesso che soltanto un quattordicenne in piena crisi iper-testosteronica potrebbe nutrire concupiscenza per quel leggiadro simulacro nell’epoca degli youporn e dei pornhub, premesso che un bravo critico d’arte come Vittorio Sgarbi ha ricordato alle indignate le infinite prove di culto del nudo, maschile e femminile, che costellano i più preziosi capolavori scultorei sin dalla notte dei tempi senza scandalizzare nessuno, premesso tutto ciò, ma perché le rimostranti non strutturalizzano la loro linea e la estendono a tutto quanto appropriato, anzi più appropriato, potrebbe trovare attorno a se soltanto spingendo lo sguardo un centimetro oltre la punta del naso o il vetro dell’oblò?

Per esempio, verso tutto il varietà televisivo delle sette reti nazionali: hanno mai degnato di uno sguardo Ciao Darwin? Uomini e Donne? Striscia? Altro che un mandolino di bronzo.

E perché trascurare il martellamento semantico della influencer più seguita d’Italia, la Ferragnez, elegante e quasi eterea eppure sempre mezza biotta, direbbero a Milano? E senza fare nomi, vogliamo parlare dei manichini sessisti dei grandi magazzini? Addirittura, corpi senza volto? E di quei boudoir di lussuria e lascivo machismo che sono i negozi di intimo?

E infine, perché non prestare ascolto ai memorabili versi di Sfera Ebbasta e di due terzi dell’empireo rapper (o trapper?) italiano giusto per ricordarsi che significa, ad esempio, sessismo nel regno di un’altra Musa, il canto (per così dire)? Forse quelle note non sono arrivate fin dentro la stazione spaziale. E diciamo la verità: per quell’evocare le “labbra rosso Coca Cola”, nel loro tormentone estivo “Mille”, Fedez e Orietta Berti si sono beccati la reprimenda del Codacons, per pubblicità dissimulata. Ma gli amici del Codacons sono degli ingenuoni. Lascino che ci metta l’occhio il tandem Boldrini-Cirinnà, e subito capiranno a cosa allude quell’espressione. Come? A cosa? Suvvia, lettore, l’hai capito già: non pretendere che lo si scriva! Se no, è il caso di dire, ti mandiamo a spigolare.