Stefano Fatelli, presidente del Gruppo Cosmetici in Farmacia di Cosmetica Italia, è Ceo di Cantabria Labs Difa Cooper, azienda italiana che produce dermocosmetici, integratori, farmaci e medical device, che ha chiuso il 2017 con 30 milioni di euro di fatturato, in crescita del 12% sul 2016. Difa Cooper è filiale del gruppo spagnolo di health care e dermatologia Cantabria Labs (ex Ifc), presente in 80 Paesi e con prospettive di ampliamento del mercato in Russia, Stati Uniti e Francia.
Le farmacie investono sempre di più nella specializzazione degli addetti alle vendite. Un canale che copre il 18,5% del totale dei consumi cosmetici, con un valore di vendita superiore ai 1.800 milioni di euro, in crescita del 2% rispetto all’anno precedente. Il dato emerge dall’edizione 2018 di Cosmofarma Exhibition, la manifestazione di riferimento per il mondo della farmacia, che si è tenuta nel quartiere fieristico di Bologna dal 20 al 22 aprile. Ci sono ancora margini di crescita nel comparto Beauty in farmacia dottor Fatelli?
Nell’era di Googolandia, ove per quasi tutto si trova risposta nei motori di ricerca, si sta consolidando un diverso trend nel campo della salute. Il ruolo del farmacista si sta rafforzando sempre di più come un consulente titolato, dotato di credibilità ed autorevolezza per consigliare il piano di salute. E nel comparto cosmetico il 30% di quanto viene acquistato in farmacia è consigliato dal farmacista, il 15% dal medico dermatologo. Il cliente-paziente si è trasformato e quando trova competenza e professionalità persegue la via della fidelizzazione.
Cantabria Labs Difa Cooper investe il 12% del fatturato in ricerca e sviluppo. Gli obiettivi dichiarati per il 2022 si ripropongono di toccare la soglia la soglia dei 300 milioni di euro di ricavi, contro i 150 milioni di euro attuali. Quali strategie per aggredire nuove quote di mercato?
Personalmente amo partire dalle persone. Cos’è un’impresa se non un’associazione costituita dal gruppo di persone che la compongono? E sono quelle stesse persone a fare la differenza. Due sono i concetti fondamentali: la condivisione e la libertà di espressione degli individui. Noi abbiamo un slogan, “celebrare la vita” e la governance condivide questo inno alla gioia anche nel fare business. Le persone si scelgono. Ed io posso dire che le persone che compongono la squadra condividono questi principi. Se i valori non sono condivisi dentro e fuori dall’azienda non si raggiungono i risultati ed è con questo spirito che puntiamo ai 300 milioni di euro. Ed ognuno quotidianamente è spronato a portare il proprio spazio di innovazione. Il senso imprenditoriale va di pari passo con la costruzione di una progettualità di squadra.
Qual è la sua ricetta personale per essere competitivi e portatori di benessere nell’attuale contesto produttivo?
Io ho avuto la fortuna di crescere lavorando fin da giovanissimo in azienda. Le svelo la mia bussola? E’ fatta di 4 parole: “Generosità. Provarci. Rischiare. E tutti i giorni sudare”. La prima parola è importantissima: se non si è generosi nel dare e prendere opportunità si fa poca strada, a qualsiasi livello, occorre sempre provarci senza temere l’insuccesso ed ogni giorno richiede di spendere sudore e sacrificio. E ancor di più nei giorni di crisi. Io rifletto spesso sul fatto che, attorno a questa azienda vivono un migliaio di famiglie, ed il primo azionista è proprio questo nucleo di famiglie. Il primo obiettivo non è il profitto in tempi brevi, ma la sostenibilità nel lungo periodo, e mantenere una continuità economica e sociale sul mercato.