
«Perché proprio Sophia Loren? Perché lei è l’X Factor»! Parola di Luciano Cimmino, imprenditore creativo e “re” del retail, “patron” – con i fidati amici e soci Carlino – delle celeberrime catene di negozi Carpisa e Yamamay e più recentemente promotore di un network di ristoranti superitaliani, anzi italo-napoletani, intitolati appunto a Sophia Loren. «Sophia è l’X Factor perché, insieme con Giorgio Armani, vuol dire italianità, oggi, in tutto il mondo. E io desideravo che la nostra iniziativa evocasse la migliore cucina italiana ovunque nel mondo, associandosi ad un’icona come lei, insuperabile».
Benvenuti, dunque, al Sophia Loren Restaurant di Milano, a due passi dal Duomo, stile accogliente, tra pop e decò. «Ordiniamo?” propone l’ospite. E via con un menù ricco ma non ridondante, imperniato sui piatti tipici della cucina partenopea e su alcuni ingredienti chiave (imbattibile la mozzarella di bufala) con prelibati accostamenti nazionali e con una meravigliosa offerta di ostriche, per gli amanti del genere.
«Al momento abbiamo aperto tre locali – sintetizza Cimmino – il primo a Firenze, poi questo di Milano e l’ultimo nato, a Bari», mentre arriva un assortimento di fritti napoletani (da non perdere la pastacresciuta con il sugo alla genovese) e una parmigiana di melenzane comme-il-faut, cioè con le fette fritte ma non impanate. «Se abbiamo programmi di crescita? E come no! È in corso una trattativa con un gruppo mondiale per esportare il format all’estero. Stiamo anche ragionando su una formula innovativa di franchising. E comunque nel nostro Paese l’anno prossimo apriremo altri due locali e il piano ne prevede altri 10 nei 4 anni successivi…».
Cimmino vuole correre perché è fatto così, pieno di idee e di concretezza. E poi perché in realtà il progetto doveva nascere molto prima: «L’idea mi era venuta con l’Expo di Milano – racconta, mentre un servizio gentile e solerte serve degli scialatielli ai frutti di mare veramente super – Mi ero convinto e lo sono tuttora che il food avrebbe conosciuto una grande crescita qualitativa, che di fatto sta avvenendo. Poi, alla vigilia del lancio è arrivata la pandemia, poi il primo locale, a Firenze, ha rallentato per un blocco di tutti i cantieri nel centro storico e insomma, siamo partiti un po’ più in là, ma i risultati ci stanno dando ragione».
E Sophia? «Veda, non ci siamo accontentati di progettare dei ristoranti dove si mangiasse molto bene, in un bell’ambiente, accogliente, divertente e molto italiano. Volevamo un elemento distintivo, appunto un X Factor. E Sophia Loren lo è. Ho fatto in modo di conoscerla, perché – confessa l’imprenditore – non la conoscevo. E non è stato difficile convincerla. Quando andai a Ginevra, per firmare il contratto definitivo – sorride Cimmino, mentre vengono serviti dei babà davvero memorabili – due soci chiesero di accompagnarmi. Uno in particolare era strafelice perché conoscere Sophia era il sogno che lo accompagnava da sempre. Con entusiasmo travolgente disse che l’avrebbe stupita portandole le sfogliatelle più buone di Napoli! E infatti le portò come un trofeo questo vassoio incartato benissimo, elegante e promettente. L’accoglienza di Sophia fu molto gentile, ci mise a nostro agio. Ma quando finalmente arrivò il momento di fargliele gustare, le sfogliatelle più buone del mondo si rivelarono immangiabili. Erano ricce, avrebbero dovuto essere croccantissime, invece erano una pappetta. Al mio socio spuntarono i lucciconi negli occhi. Ma Sophia, sempre attenta, se ne accorse e capì al volo quanto stava accadendo: “Guaglio’, gli disse: non ti preoccupare, sono cose che capitano. La sfogliatella buona la gusterò quando verrò a Napoli. Mi raccomando una cosa, però: non offrite queste ai clienti del nostro ristorante!”, e con la simpatia e il suo sorriso da napoletana verace ci tranquillizzò subito tutti. Brindammo senza sfogliatelle e firmammo il contratto».
https://www.sophialorenrestaurant.com