«Non siamo i leader ma non siamo nemmeno i follower: perché ci consideriamo outsider, siamo innovatori, siamo diversi, unici, sfidanti, e resteremo così, anche crescendo ancora molto, come vogliamo fare e abbiamo dimostrato di saper fare bene negli ultimi anni»: Alessandro Borzacca, da poche settimane direttore generale per l’Italia di Cofidis – colosso francese del credito al consumo – è tra i non molti manager del nostro Paese ad aver potuto avere la soddisfazione di vedersi assegnare da un “quartier generale” d’oltralpe la massima responsabilità nel Paese dov’è nato e cresciuto anche managerialmente. «Il fatto di essere italiano, a capo di una filiale italiana di un’azienda francese, è un particolare motivo di soddisfazione. Un riconoscimento molto gratificante”, ammette con un sorriso, “ma non solo per me: anche per tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto, confermando che le basi poste sono quelle giuste per guardare al futuro con una rinnovata ambizione».
Complimenti: ma adesso, dovete volete arrivare, e come?
Gli obiettivi che abbiamo su questo mercato sono di ancor maggiore ambizione rispetto a quelli di qualche anno fa. è un mercato molto importante nell’ambito di quelli dove il gruppo è già attivo. E la nostra volontà è trovare spazio di crescita maggiore alla nostra dimensione attuale.
Cambiando tutto?
No! Tutto no! Cambiando quel che occorre, ma nella continuità strategica. Il fatto stesso della mia nomina rappresenta un elemento di conferma e di continuità della strategia che abbiamo disegnato in questi anni.
Il fatto di essere italiano, a capo di una filiale italiana di un’azienda francese, è un particolare motivo di soddisfazione
Dia una definizione per la sua Cofidis…
Dal 2012 in poi abbiamo affrontato un lungo percorso, a volte entusiasmante, a volte più difficile ma certo oggi, guardandoci indietro, sappiamo che abbiamo fatto molta strada, siamo cresciuti molto, ma siamo ancora troppo piccoli per questo mercato: per questo vogliamo crescere ma rimanendo differenti, ed è questa la nostra sfida… Siamo innovatori, e continueremo ad esserlo anche di più, ma per noi l’innovazione non deve essere fine a se stessa e deve garantire un grande valore immateriale a tutti i nostri interlocutori, sia i merchant che i clienti, in termini dunque di customer e partner experience. Dunque, come dicevo: non siamo leader ma nemmeno follower. Siamo e rimarremo outsider.
Ci riepiloghi la sua carriera: cosa l’ha portata fin qui?
Sono in Cofidis dal gennaio del 2012, dapprima come direttore marketing poi anche come direttore commerciale. In precedenza ho avuto due esperienze principali, una in Citigroup, dove per circa 10 anni avevo seguito diversi business tra cui Citibank, Citifinancial e Diners, e prima ancora in Findomestic, una palestra di oltre 15 anni. Quindi, pur definendomi uno specialista dei servizi finanziari specializzati, ho avuto la fortuna professionale di vivere in aziende molto diverse tra di loro per origini, dimensioni, modelli di business e gestione manageriale che mi ha permesso di avere competenze e punti di vista diversi rispetto a quelli classici del credito al consumo. Ho travasato tutto questo in quel che definirei un nuovo startup di Cofidis, dal 2012 in poi: una revisione completa della strategia, del posizionamento, del mercato riferimento, dell’offerta dei prodotti, dell’organizzazione interna. Una vera e propria rinascita.
Quando la svolta?
Il salto nella crescita di Cofidis fu l’acquisizione di Centax, dopo la prima fase di affitto di ramo d’azienda. Centax esercitava il business tradizionale della garanzia sugli assegni, che per noi non rappresentava una particolare opportunità se non tattica, ma ci avrebbe permesso di entrare in relazione con tutto il mondo della distribuzione commerciale, un portafoglio di oltre 7.000 aziende.. Allora avevamo circa 20 mila punti vendita convenzionati, oggi sono oltre 30 mila. Inoltre trovammo che avevano ingegnerizzato Pagodil, e partendo dalla loro esperienza abbiamo potenziato e rilanciato questa formula alternativa, innovativa e senza concorrenti. A un certo punto la dimensione dell’attività è talmente cresciuta che abbiamo proposto alla Capogruppo di acquisire l’azienda per consolidare la partnership ed il valore che si era creato negli anni dall’unione delle due aziende. All’inizio Centax portava da una parte, una relazione forte con la grande e la media distribuzione e dall’altra un prodotto innovativo, nato da competenza molto specifica sull’uso degli assegni e dei pos. Qui, però, subivano alcuni limiti che noi abbiamo superato, integrando la nostra competenza nella gestione del merito creditizio e poi la nostra capacità di funding, garantita dall’appartenenza al gruppo bancario Credit Mutuel.
Tra fine anno e inizio 2019 rilasceremo innovazioni nei processi e nei prodotti, sia per i retailer che per i PRIVATI
E poi?
Poi c’è stato il vero successo di PagoDIL, di cui mi piace prendere un po’ di merito anche personalmente, ed è stato quando siamo passati dal solo utilizzo tramite assegno all’integrazione con la carta Bancomat, perchè siamo passati ad uno strumento assolutamente pervasivo. E a quel punto PagoDIL è diventato un prodotto universale, attivabile da quasi 40 milioni di consumatori italiani titolari di una carta Bancomat
Però adesso il Bancomat viene affiancato e a volte superato dai vari borsellini elettronici fioccati sul mercato negli ultimi tempi. State facendo qualcosa al riguardo anche voi?
Ci stiamo lavorando, ma non le dico di più!
E nel suo nuovo ruolo pensa ad una crescita perseguita solo per linee interne o anche acquisendo?
Abbiamo in cantiere un’acquisizione interessante in un settore affine ma diverso che ci permetterà un’ulteriore diversificazione
Ci spieghi però le strategie complessive che seguirete.
Gliel’ho detto: innovazione intensa ma sempre nel filone delle customer experience. Sia per i merchant, nostri veri clienti, che per i loro clienti, da cui comunque dipende la soddisfazione verso il nostro servizio. Non a caso il livello di soddisfazione dei nostri clienti è elevatissimo, in specie per PagoDIL. Anche quest’anno per la terza volta consecutiva siamo stati premiati dall’Istituto tedesco di Qualità e Finanza… L’orientamento al cliente è e resterà il nostro mantra. In tutto quel che facciamo.
Ci dia qualche cifra sul gruppo.
Nel 2017 il bilancio è tornato in attivo. E dal 2012, acquisizione compresa, l’azienda ha decuplicato le sue dimensioni. Oggi siamo 240 persone in sede e ottanta agenti sul territorio.
Ci parli ancora dei piani d’innovazione, soprattutto digitali.
Consideri che il nostro azionista di controllo, il Crédit Mutuel, è stata la prima banca a livello europeo ad adottare Ibm Watson, il sistema di intelligenza artificiale più avanzato che esista, ma comunque non per farlo interagire direttamente con i clienti bensì con i relationship manager e permettere loro di migliorare il servizio reso ai loro clienti! In questo solco abbiamo innovato e innoveremo, cominciando magari da dove ci sono ancora soluzioni e prodotti che provengono da modalità, esperienze, modelli di business del passato. Tutto è digitale, inoltre: e abbiamo pianificato la nostra road-map evolutiva per passare a processi totalmente dematerializzati, e utilizzare le nuove tecnologie ponendole al servizio dell’umano, quindi al servizio di esperienze e collaborazioni umane. Consideriamo sempre che non siamo un operatore di credito tradizionale, siamo a cavallo tra il mondo del credito e il mondo dei pagamenti. Il nostro motto è: “Siamo diversi, vogliamo rimanere diversi”. E quindi, tra fine anno e inizio 2019 rilasceremo innovazioni nei processi, negli strumenti e nei prodotti, sia per i retailer che per i privati… Sia a livello locale, che globale.
Per concludere: cosa dice ai suoi collaboratori, in questa fase di avvio della sua gestione piena?
Che lavorando qui, in questo anni hanno visto l’azienda crescere con un percorso molto significativo rispetto al punto di partenza. E devono essere veramente orgogliosi di dove siamo arrivati e di quel che abbiamo fatto. Ma devono essere altrettanto ambiziosi per quel che deve essere il nostro futuro…