«Potrei dire che il nostro modello è Amazon, ma noi abbiamo qualcosa di più, che neanche Amazon ha», dice Ferdinando GRIMALDI (nella foto), e il fervore con cui parla della sua “creatura”, il Cis di Nola, che presiede – il più grande centro commerciale all’ingrosso d’Italia, tra i più grandi d’Europa – rende attendibile perfino l’iperbolico confronto col colosso mondiale del’ecommerce. «Prendiamo Amazon come modello, sì, perché noi qui al Cis stiamo compiendo una straordinaria rivoluzione digitale basata sull’ecommerce all’ingrosso, con un grande efficientissimo portale che ci aiuterà a fare meglio quel che stiamo già facendo, cioè far migrare on-line una gran parte del nostro lavoro. E, come Amazon, puntiamo forte sulla logistica, cercando di emulare gli americani sull’efficienza e la precisione. Quel qualcosa in più che abbiamo, oltre alla nostra umanità, al nostro calore unico e insuperabile, è la sicurezza. Nel distretto abbiamo tutti gli istituti bancari, i servizi sanitari, ma anche la posta, i carabinieri, la polizia, i pompieri, l’ufficio del lavoro, e naturalmente bar e ristoranti. Una concentrazione di servizi come questa non ce l’ha nessuno al mondo».
Benvenuti a Nola, la capitale dei “gigli” – una delle manifestazioni religiose folcloristiche più attraenti del mondo – e benvenuti in un Sud che non ti aspetti. Qui, per chi non lo sapesse, il sistema commerciale italiano trova, a due passi dalle meraviglie e del caos di Napoli, in un’area interna pianeggiante, una vera oasi di efficienza, appunto il sistema Cis-Interporto di Nola, con oltre 3,5 milioni di metri quadrati di superficie, e con circa 1.000 aziende attive. Alle circa 280 aziende socie del CIS e alle quasi 200 operative nell’Interporto, vanno aggiunte infatti tutte le attività di servizio e gli studi professionali. Complessivamente, il numero degli addetti diretti è pari a circa 10mila persone, e considerando l’indotto sale a circa 40mila persone.
Dunque, presidente: state andando forti nell’ecommerce?
La crisi del virus ha accelerato una transizione che avevamo già iniziato da tempo, nel senso che tutto il distretto stava già muovendosi verso un grande cambiamento verso l’on-line.
Ma che ve ne farete, allora, di tanti metri quadrati?
Come sarebbe a dire, che ce ne faremo? Sono e restano la nostra forza! Praticamente tutte le strutture attuali che trova qui hanno sempre avuto un’essenziale funzione logistica, che resta tutta. È sull’ecommerce che abbiamo accelerato, varando un grande market-place on line all’ingrosso che poi molte aziende integrano con la loro attività di vendita al dettaglio, quella on-line naturalmente. In questo momento posso dire che tutti i nostri grossisti si sono attrezzati per fare b2b e anche molti imprenditori che facevano retail. In questo senso la crisi del Covid-19 è stata utile. Anche se avremmo gradito farne a meno!
Come sarà questo portale?
Tutte le aziende del Cis lo useranno, per un totale – glielo ripeto – di 250 imprese con 80 categorie merceologiche, dalla farmacia agli alimentari, al tessile, alla casa…
Ma come funzionerà?
Chi vuol comprare, per esempio, maglieria, potrà facilmente selezionare tutti i fornitori specializzati sul portale e poi scegliere gli articoli preferiti e contattare chi li vende, tutto on-line. Negoziare on-line o procedere con un appuntamento fisico sarà una libera scelta! Il portale è uno strumento in grado di proiettare le nostre aziende nel mondo. E offrire, così, nuovi mercati ad uno dei principali punti di forza del distretto Cis-Interporto che è la vastissima offerta merceologica. Parliamo di circa 5 miliardi di euro di valore delle merci stoccate si superfici di oltre 800mila metri quadrati.
Già, i metri quadrati: la digitalizzazione ridurrà o aumenterà il valore dei vostri spazi?
Altro che ridurlo: darà molto valore in più al nostro distretto. Abbiamo tanti capannoni ancora liberi con una grandissima richiesta di spazi proveniente da operatori esterni che vogliono venire a lavorare qua dentro. Proprio perché il Cis Interporto è il posto più sicuro del mondo per lavorare. C’è un servizio di sorveglianza unico, c’è una cura dell’immagine aziendale stupenda, sta venendo su un centro completamente nuovo, con strutture supersicure, molto verde – non solo nel senso estetico ma soprattutto nel senso sostanziale della sostenibilità – e stanno fiorendo murales meravigliosi, insomma: il valore dei nostri capannoni è già aumentato del 25-30%, forse finiremo con l’avere meno spazi di quanti ce ne chiederanno.
Va bene, ma ci spieghi meglio: come fa il Cis ad avere tanta forza di attrazione? Non che in Campania i problemi manchino!
La vera forza è quella della comunità dell’ingrosso, una grande tradizione della nostra terra. Una volta era solo commercio fisico, adesso all’80% si è trasformato in ingrosso online, che come dicevo spesso poi sconfina anche nel dettaglio on line… Efficienza, comunità professionale, sicurezza, servizi: basti pensare alla comodità dei parcheggi, ci sono 40 mila posti, qui! Comodissimo per lavoratori e clienti. E poi l’altro impegno principale: una bellissima immagine e una bellissima comunità. A proposito, tra poco realizzeremo anche una chiesa!
Amen! E con l’aiuto di Dio avete anche gestito bene la riapertura?
Al meglio di come si poteva fare. Alla fine di aprile avevo dichiarato che non avremmo aperto se non avessimo avuto, sia come grossisti che come dettaglianti i necessari aiuti sui costi d’affitto e di personale. Abbiamo avuto poco, troppo poco. Lo abbiamo spiegato e rispiegato a quelli del governo, ma finora non siamo stati ascoltati. Mi sembrano anche volenterosi, ma non hanno esperienza, forse sono troppo giovani… Siamo stati in ballo con i centimetri del distanziamento fino alla vigilia della riapertura.
E la sicurezza sanitaria?
Ai massimi livelli. Del resto, anche personalmente, come imprenditore di un gruppo che unisce società come Apple reseller, Gruppo Calzedonia e Moda Mare Positano e che ha 259 dipendenti, ho fatto fare a tutti il test sierologico, una verifica importante perché chi è positivo deve poi fare il tampone e fino a responso ufficiale non va a lavorare, potrebbe essere portatore sano.
Quindi avete reagito energicamente al virus, ma vorreste più supporti…
Guardi, le nostre aziende hanno tanta energia, hanno tanta forza, hanno fatto tanta strada ed altrettanta ne faranno, supereremo quest’impasse, anzi penso che il nostro sarà senz’altro uno dei primi distretti ad uscirne, poi certo: qualche azienda soffrirà più di altre o addirittura chiuderà, ma nell’insieme andremo avanti. Lo so, sembro troppo enfatico quando parlo del Cis e del suo distretto, ma è perché ci credo, siamo fatti così, siamo pronti per affrontare questa sfida fino in fondo e vincerla, anzi credo che presto vivremo in un mondo migliore e sfrutteremo al meglio il male che abbiano dovuto subire per trasformarlo in bene. Noi non dobbiamo avere paura, ma affrontare i problemi, se abbiamo paura non ci difendiamo… il Cis non ha paura. Gli scienziati faranno il loro mestiere portandoci il vaccino, noi il nostro rilanciando le nostre imprese.
Previsioni?
L’obiettivo è di riprendere il percorso tracciato, completando il disegno di sviluppo di “un Sistema industriale e commerciale”. Perché se è vero che negli anni il Cis si era già profondamente trasformato, in questi ultimi tre mesi c’è stata giocoforza una ulteriore forte spinta. La tempestività dell’applicazione delle misure di sostegno sono elementi essenziali, tanto in questa fase di ripartenza delle attività che nella fase di stabilizzazione, presumibilmente almeno fino al 2021, che dovrà essere sostenuta con provvedimenti agevolativi per garantire una ripresa strutturale, solida e duratura. Prevedo un cammino lento e graduale con un ritorno alla normalità non prima del 2022.