Non aumenteranno i rischi di credito nel 2023, ma non riusciranno a recuperare il terreno perso dopo tre anni di shock avversi. È questo lo scenario che fa da sfondo alla Mappa dei Rischi 2023 di SACE, presentata quest’oggi all’evento streaming “Stabile Fragilità. Le vie di crescita sostenibile”. Il quadro è sempre più fluido e incerto e sarà anche per quest’anno legato ai rischi politici sempre più intensi e agli eventi climatici, i cui impatti potrebbero essere dirompenti. “Strumenti come la nostra mappa dei rischi sono oggi più che mai indispensabili alle imprese italiane per continuare a crescere sui mercati in maniera competitiva, sana e sostenibile. I rischi del credito, politici e climatici dialogano tra loro e vanno letti in maniera integrata, ma emerge con forza il messaggio che sostenibilità e transizione sono priorità imprescindibili su cui investire per sviluppare resilienza e costruire vie di crescita futura per le aziende e per il nostro Paese”. – ha dichiarato Alessandra Ricci, Amministratore delegato di SACE.
Un contesto di stabile fragilità
La definizione di “stabile fragilità” è quella che coniato la stessa Sace, per un contesto nel quale si inseriscono le tematiche della transizione energetica, della sostenibilità della diversificazione dei mercati, che si configurano come gli elementi strategici sui quali investire per rafforzare la resilienza e garantire una crescita duratura.
Quali sono i mercati che offrono maggiore opportunità
Secondo Sace i mercati mondiali dove investire sono India, Vietnam, Emirati Arabi Uniti, Brasile e Messico, grazie a profili di rischio del credito in sostanziale miglioramento in tutti gli aspetti. Maggiori criticità operative in Africa Subsahariana, approccio selettivo in Medio Oriente e Nord Africa. “La Mappa dei Rischi 2023 evidenzia una generale stabilità del quadro dei rischi del credito globali, senza mostrare tuttavia l’auspicata inversione di tendenza dopo i marcati incrementi dello scorso anno – ha dichiarato Alessandro Terzulli, Chief Economist di SACE – Se da un lato questa stabilità è una buona notizia perché, nonostante le circostanze geopolitiche avverse, le principali economie sono riuscite a mantenere un livello di rischio relativamente immutato, dall’altro rappresenta un’occasione persa per quelle geografie che hanno beneficiato di ampi supporti finanziari. Peggiorano i rischi politici in un contesto globale fortemente polarizzato da elementi di natura geopolitica, in particolare nella componente di violenza politica; peggiorano i rischi climatici, migliorano gli indicatori di transizione energetica”.
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Fonti di rischio e ciclo economico delle principali economie nei mercati nel 2023
Negli ultimi tre anni, il contesto mondiale è stato caratterizzato da tre shock di portata straordinaria. La prima è stata l’emergenza pandemica, che ha avuto un impatto su tutti i paesi del mondo. La seconda è stata l’invasione russa dell’Ucraina, che ha portato a una crisi energetica e alimentare. La terza è stata la fine delle politiche monetarie ultra-espansive, che ha portato al ritorno dell’inflazione sostenuta. Inoltre, non possiamo dimenticare i sempre più frequenti eventi naturali estremi legati al cambiamento climatico. Questi shock hanno avuto un impatto significativo sull’economia globale e sulla vita di tutti noi. In questo scenario base di debolezza del ciclo economico, l’inflazione mondiale è stimata in calo attorno al 5% per il 2023, la crescita del PIL mondiale è attesa in calo all’1,3%, oltre due punti percentuali inferiore rispetto alle proiezioni pre-conflitto russo-ucraino e l’interscambio globale resterà sostanzialmente fermo secondo le stime di Oxford Economics. A risentirne maggiormente saranno i volumi degli scambi internazionali di beni e di servizi: sui primi pesa la debolezza della domanda oltre che un rallentamento fisiologico dopo le performance molto positive dello scorso biennio; i secondi continueranno a beneficiare della ripresa dei flussi turistici e delle attività legate ai viaggi e al canale dell’ospitalità. Tuttavia, un allentamento delle pressioni inflazionistiche, maggiore rispetto a quello atteso, sta aumentando la probabilità di uno scenario migliorativo.
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