I castelli in ariadella banda larga
La presidente di Infratel Italia, Eleonora Fratesi

Si fa presto a dire banda larga. Ma l’Italia non è Milano, né Roma: è una costellazione di piccoli centri e aree rurali, zone impervie e lontane dalle grandi città. Nelle quali gli operatori economici non hanno convenienza a intervenire… e infatti non intervengono. In gergo tecnico si chiamano “aree bianche”: sono quelle dove non c’è nessuna previsione di investimento privato per banda ultralarga per almeno i prossimi tre anni. E dunque? Dunque, a ridurre il divario infrastrutturale nelle aree a fallimento di mercato, ci deve pensare lo Stato. È la Strategia nazionale per la banda ultra larga approvata dal Consiglio dei Ministri il 3 marzo 2015 a stabilirlo: l’obiettivo è quello di massimizzare la copertura della popolazione con una connettività ad almeno 100 Mbps, con priorità per le imprese e le sedi della Pubblica Amministrazione, garantendo al contempo connettività ad almeno 30 Mbps a tutta la popolazione. Il braccio operativo di questa strategia è Infratel Italia S.p.A. (Infrastrutture e Telecomunicazioni per l’Italia), società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico: «Le zone in cui lo stato, attraverso Infratel, porta la connessione veloce sono quelle in cui non arrivano gli operatori di mercato, quindi è il pubblico che interviene per non lasciare queste aree tagliate fuori dallo sviluppo», spiega a Economy la presidente di Infratel Italia, Eleonora Fratesi.

Senza banda larga, non si riparte: disconnessi, è difficile pensare all’adozione  generalizzata dello smartworking, figuriamoci del cosiddetto southworking, che tanto piace agli italiani.

Il Piano Banda Ultralarga, varato dal Governo nel 2015 ed entrato in operatività di fatto nel 2018, è un progetto sfidante e come Infratel Italia, quale società in house del Mise facente parte del gruppo Invitalia, siamo coscienti dell’incarico strategico che abbiamo, in particolare in questo momento di ripartenza.  Il periodo di lockdown che abbiamo vissuto ha fatto emergere drammaticamente la differenza di competitività tra varie aree del Paese basata proprio sul diverso livello di infrastrutturazione digitale. Siamo pertanto chiamati a svolgere un ruolo cruciale nel processo di digitalizzazione del Paese e nel superamento del digital divide tra zone urbane e rurali.

Ma siamo in ritardo…

L’emergenza Covid  ha mostrato con sempre più evidenza l’importanza di disporre di una connettività diffusa su tutto il territorio nazionale. Anche nelle modalità operative di rapporto con la concessionaria Open Fiber, nel corso di questi mesi, abbiamo avviato una serie di semplificazioni tecnico procedurali al fine di accelerare le fasi di progettazione e di esecuzione dei lavori da un lato e mantenere un costante monitoraggio sulla realizzazione delle opere così da rendere possibile il completamento delle infrastrutture entro il 2023. Dall’altro, i collaudi agili, che consentiranno a Infratel Italia di ridurre la presenza fisica sui cantieri di Open Fiber S.p.A. Il concessionario è stato autorizzato alla commercializzazione di servizi fino al 15 ottobre 2020 nei comuni con Cuir (Certificato Ultimazione Impianto di Rete). Un’opportunità ulteriore deriverà infine dalle risorse che saranno stanziate con il Recovery Fund.

Il governo ha stanziato 53 milioni di euro per fornire connettività gratuita a comuni e ospedali attraverso le reti wifi

A che punto siamo?

Per quanto riguarda la fibra ottica il piano riguarda 6232 comuni;  ad oggi i lavori sono in esecuzione in 1931 comuni, sono terminati in 279, mentre 637 comuni sono collaudabili e quindi presto potranno essere commercializzati, cosi’ come  777mila unità immobiliari, di cui 382mila già disponibili agli operatori. 

Ma la fibra ottica non è certo l’unica via per digitalizzare l’Italia.

Infatti. Un altro grande impegno di Infratel Italia è il progetto di realizzare una rete WiFi, libera e gratuita, nelle piazze. Il governo crede molto in questa iniziativa e  ha stanziato, in totale, 53 milioni per la realizzazione di una infrastruttura alla quale accedono i cittadini scaricando una semplice app. Non solo, andando incontro alle necessità dettate dalla pandemia, da marzo il progetto è stato allargato agli ospedali pubblici, in modo da fornire la possibilità a pazienti e personale sanitario, di ridurre – con la tecnologia – il distanziamento personale reso necessario dalle norme antiCovid: sono oltre 150 le strutture sanitarie che hanno aderito all’iniziativa “WiFi Ospedali”.

Quanti comuni raggiungete?

Attualmente i comuni che sono nel progetto Piazza WiFi Italia sono oltre 3200 e gli hotspot sono attivi in circa 600 comuni. Anche qui dobbiamo andare veloci: il nostro obiettivo, a fine anno, è raggiungere i 1000 Comuni coperti. Abbiamo riscontrato la sensibilità dei sindaci per un servizio che, attraverso Infratel, forniscono alla comunità. La app si avvale anche delle reti federate al nostro progetto, come quella di Poste italiane.  Gli utenti dell’app wifi.italia.it , che ricordo è gratuita, sono circa 380.000, una platea importante.

Grazie agli smart glasses il collaudatore può interagire da remoto con il personale in loco, limitando gli spostamenti

Certo, oggi, con la pandemia, muovere i tecnici è un rischio.

Dicevo prima che l’emergenza è stata uno stimolo: i collaudi agili – grazie all’utilizzo di Smart Glasses integrati con il sistema Gisfo – sono una “cabina virtuale”, dove il collaudatore può interagire da remoto con il personale in loco e acquisire direttamente in Gisfo video, foto e dati. Questo ci consente da un lato di salvaguardare la salute dei nostri dipendenti, limitando gli spostamenti,  aiuta a ridurre l’impatto ambientale delle operazioni e consente di velocizzare le attività, accelerando sull’avanzamento del Piano.

Tra tanti voucher, non trova posto un sostegno alla connessione delle famiglie?

Il Governo ha varato misure proprio indirizzate alle famiglie, oltre che alle imprese. Ci sono dei bonus da 500 euro per l’attivazione di servizi a banda ultralarga e pc per le famiglie che hanno un Isee fino a 20mila euro. L’obiettivo è sempre quello di ridurre il digital divide e le diseguaglianze che crea; anche per questo non dimentichiamo il mondo dell’istruzione: grazie ad un decreto sull’infrastrutturazione delle scuole potremo dotare di connettività oltre 32mila istituti scolastici che sarebbero rimasti tagliati fuori per ragioni di mercato.