Grande distribuzione
Paul Polman, Ceo di Unilever
A incidere sui deludenti risultati Unilever nel primo semestre anche le fluttuazioni valutarie, le difficili condizioni di mercato e l'esodo da Londra a causa della Brexit.
Lo sciopero dei camionisti di 11 giorni in Brasile, le fluttuazioni valutarie, le condizioni di mercato non facili, l’abbandono del quartier generale di Londra all'Olanda dovuto più alla Brexit che all'esigenza di proteggersi, con la legislazione olandese, dalle mire di Kraft Heinz, che un anno e mezzo fa ha tentato di acquisirla per 143 miliardi di dollari: sono le diverse cause del deludente primo semestre di Unilever, colosso del largo consumo che ha segnato un calo delle vendite e dei profitti. Il fatturato è sceso del 5% a 26,4 miliardi di euro, gli utili netti del 2,4% a 3,2 miliardi. Nonostante la performance negativa, e nonostante il Ceo sia dato in uscita, il titolo è salito in borsa del 3%. Il mercato infatti scommette sulla possibilità che Unilever raggiunga comunque i suoi target annuali, grazie all'aumento dei prezzi in America Latina, all'avvenuto completamento della vendita della sua divisione di margarine e burri al colosso statunitense di private equity KKR e ora che le consegne ritardate dallo sciopero dei camionisti brasiliani potranno essere effettuate.
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