Si potrà avere sicurezza nel mondo finchè al Cremlino regnerà Putin?E si potrà avere pace in Ucraina finchè sarà al governo Zelensky?
Con i due Vladimir non potrà finire bene
Nel primo caso: sicuramente no. Ma anche nel secondo caso: quasi altrettanto sicuramente no. Perché la posizione di Zelensky rende inverosimile che possa esserci un nuovo assetto politico a Kiev che dia modo all’invasore di affermare una vittoria, per quanto parziale, e ritirarsi. E pensare che Putin, dopo tutto il disastro che ha fatto, si ritiri ammettendo una sconfitta, è un’assurdità che nemmeno le anime belle che inneggiano alla gloriosa resistenza ucraina si sentono di sottoscrivere. Oltretutto se Putin indietreggiasse, gli farebbero la pelle in due giorni, i suoi. Pur di non ritirarsi sarà disposto a qualsiasi ulteriore nefandezza. Rischio nucleare compreso.
Pace possibile solo se Zelensky lascia
Nessuna meraviglia che i round negoziali finora siano falliti. Fin quando l’ex-comico Zelensky improvvisatosi presidente e oggi patriota per caso, l’uomo che appunto ha chiamato i civili alla resistenza armata, distribuendo i mitra AK47 per le strade e invocando la Nato per un intervento diretto in armi e la No-Fly-Zone, e fin quando pretenderà di rappresentare il suo Paese non solo nel negoziato, diretto o indiretto, con l’invasore russo, ma anche dopo, sarà ben difficile il conseguimento di un accordo. Se invece Zelensky, di fronte alla furia omicida di Putin, che non si ferma né si fermerà per le sanzioni né per la resistenza, dovesse mettere sul tavolo della pace, oltre al riconoscimento dell’indipendenza di Crimea e Donbass anche l’impegno alla neutralità dell’Ucraina libera, facendo un passo indietro a favore del suo vice o affidando al Parlamento la scelta di un leader non compromesso dallo scontro, allora – forse – Putin potrà sentirsi sazio e cessare il fuoco, continuando peraltro a maggior ragione a covare folli propositi di espansione.
Che succede se cade il dittatore russo Putin
E dunque, la pace sarà solo il primo, malfermo passo verso uno scenario sostenibile nel futuro. Il secondo dovrebbe essere il rovesciamento del regime di Putin, perché fin quando il dittatore resterà al potere, senza dubbio dopo l’Ucraina toccherà a qualche altro paese dell’ex Urss. E dunque approfittando della precaria pace andrebbe favorita da Ovest – attraverso le sanzioni, l’intelligence e …altro – una caduta del regime dittatoriale di Mosca, travolto dalla vasta insoddisfazione interna, dalla crisi economica (quella sì che le sanzioni la determineranno) o, semplicemente, da un commando internazionale. Insomma: travolto dalla storia, come prima o poi e in un modo o nell’altro finiscono sempre travolti i tiranni. Com’è finito Gheddafi: che però di fronte a Putin, col senno di poi era un filo d’erba a confronto con un baobab.
Dalla Bce decisione incomprensibile sul tapering
L’altra notizia del 10 marzo è la decisione incomprensibile della Bce di accelerare il cosiddetto “tapering”, cioè il programma di riduzione degli acquisti di titoli di Stato emessi dai Paesi membri e confermarlo nel ritmo impostato prima della guerra, come se niente fosse. Cosa che ha ovviamente fatto infiammare lo spread, peggiorato fino al 18% e poi assestatosi per fortuna ma comunque in rialzo. Ora: che i banchieri centrali di un’Unione Europea alla canna del gas, insipientemente avvinghiatasi alla dipendenza energetica da Mosca, possano pensare oggi di ridurre il sostegno alla finanza pubblica degli stati membri è surreale. C’è la guerra, sta frenando e forse diminuirà il Pil, avremo i profughi, e il Covid non è ancora debellato. Altro che “whatever it takes”: questi dormono. Che si sveglino.