Moby-Tirrenia, il governo regalauna proroga folle con i soldi nostri

I rumor avevano iniziato a circolare già nelle scorse settimane dalla bocca di una vecchia volpe come Mauro Pili: il Gruppo Onorato, che ha un’esposizione in bond per circa 300 milioni quotata al 33% alla Borsa del Lussemburgo (insomma, il mercato li considera carta straccia), che si vanno a sommare ai 180 milioni di debito con lo Stato (di cui si sta occupando il Tribunale di Milano), ha venduto due delle poche navi relativamente moderne della sua flotta pur di fare cassa. Si tratta delle navi Wonder e Aki, tra le migliori della dotazione dell’armatore napoletano, che verranno sostituite con due mezzi che definire “vecchiotti” sarebbe riduttivo: si tratta della King Seaways (del 1987) e Princess Seaways (di un anno più anziana). Due navi di quarta mano che Pili non esita a definire “vecchi catorci”.
Le operazioni di compravendite sono condotte con lo stesso soggetto, cioè la danese Dfds, che acquisterà i due natanti per una cifra che, sempre secondo Pili, dovrebbe aggirarsi tra i 70 e i 75 milioni. Poco, se si pensa che teoricamente varrebbero oltre 100 milioni e sono iscritte a bilancio per complessivi 106. Ma la situazione finanziaria del Gruppo costringe a operazioni che aumentano notevolmente il capital gain ma che fanno cambiare l’outlook futuro. Non è un caso che gli analisti hanno confermato che la cessione incrementi la cassa, ma riduca notevolmente le aspettative intorno alla Onorato. Che, ribadiamo, deve ancora rifondere il bond da 300 milioni e ha chiuso il 2018 con una perdita di 62,6 milioni (contro un utile di 22,9 milioni l’anno precedente), con ricavi invariati di poco superiore al mezzo miliardo ma con una Ebitda in forte calo da 131, 6 a 47,5 milioni.
L’esposizione del Gruppo con le banche è ancora a quota 160 milioni, dopo una prima tranche di 50 già saldata nei mesi scorsi. Il prossimo anno dovrà versarne altrettanti e i restanti 110 dovranno essere corrisposti in un’unica soluzione alla scadenza. Il bond da 300 milioni, inoltre, è stato totalmente scambiato sui mercati secondari e rilevato da hedge fund che hanno conferito un incarico ai legali di Dla Piper per capire come rientrare dell’investimento. Rimane ora da capire come verranno impiegati i soldi della vendita delle due navi. Ma le acque sono decisamente agitate.

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Sergio Luciano, direttore di Economy e di Investire, è nato a Napoli nel 1960. Laureato in lettere, è giornalista professionista dal 1983. Dopo esperienze in Radiocor, Avvenire e Giorno è stato redattore capo dell’economia a La Stampa e a Repubblica ed ha guidato la sezione Finanza & Mercati del Sole 24 Ore. Ha fondato e diretto inoltre il quotidiano on-line ilnuovo.it, ha diretto Telelombardia e, dal 2006 al 2009, l’edizione settimanale di Economy. E' stato direttore relazioni esterne in Fastweb ed Unipol. Insegna al master in comunicazione d’impresa dell’Università Cattolica e collabora al Sussidiario.net.