Pensate solo se l’avesse fatto Silvio Berlusconi, un video così. O la figlia Marina, che per molto molto meno è sempre stata messa in croce quando è andata in video per difendere il padre plurindagato, pur con termini molto più pacati.
Il video registrato ieri da Beppe Grillo in difesa del figlio accusato di stupro, in un paese normale rappresenterebbe la pietra tombale sopra qualunque velleità politica di questo personaggio inqualificabile. Ma un paese normale non avrebbe mai portato alla ribalta un personaggio come Beppe Grillo. Non siamo un pase normale. E quindi non è affatto detto che succeda nulla.
Su un punto il “garante morale” (Gesù…) ha ragione: Grillo junior è indagato per stupro e – come tutti i cittadini di un paese come il nostro, che normale non è ed è quindi afflitto da una magistratura inefficiente, lentissima e molto spesso ingiusta – è a bagnomaria da due anni con un’accusa infamante e senza una sentenza.
Nella sua furia non solo verbale Grillo dice che se uno è indagato dovrebbe stare in carcere o ai domiciliari, e ipotizza che non ci sia andato perché gli inquirenti si sarebbero fatta l’idea che è innocente… dimenticando quanti sono gli indagati in attesa di giudizio che effettivamente vengono lasciati a marcire in carcere dalla stessa magistratura inefficiente che adesso, ohibò, osa prendersela con suo figlio.
Ovviamente nel frattempo di queste storie, quando colpiscono persone celebri, o direttamente o indirettamente, i giornali e tutti i media si occupano: senza freni e senza limiti, cioè senza nessuna di quelle prudenze che negli anni di Tangentopoli prima e di Berluscopoli poi sono stati smantellate per dar modo alla giustizia mediatica di emettere le sue sentenze molto prima o molto meno appellabili delle sentenze vere e proprie, che peraltro sono arrivate sempre molti anni dopo, spesso a condannare, ma quasi altrettanto spesso ad assolvere o archiviare.
Grillo mette in campo tutta la sua forza mediatica e la sua popolarità per esercitare una pressione pazzesca sui giudici. Ma quando lo faceva Berlusconi – di cui ricordiamo delle intemerate meno esagitate ma anche più minacciose – il paese istituzionale s’indignava. E adesso, c’indignamo un po? Oppure all’Elevato tutto è permesso?
In realtà, al contrario di quel che Grillo blatera, la nauseante lentezza inefficiente della magistratura è appena lenita dal fatto che, almeno, durante queste istruttorie interminabili, il grosso degli imputati resta a piede libero. Grillo ne parli magari con Bonafede, di questi problemi: gli chieda se ha senso la sua legge sulla prescrizione che ne sospende gli effetti, dopo la condanna in primo grado – ribaltata quasi nel 40% dei casi nei gradi successivi, secondo le statistiche.
Il Movimento Cinquestelle si è affermato anche e soprattutto cavalcando la tigre delle manette facili, dello slogan “onestà onestà”, affidato ovviamente all’idea che c’è una magistratura severa ed efficiente da lasciar lavorare in pace. Altro che: è tutto da rifare, una riforma non basta, ci vorrebbe una rifondazione. Il giornale ufficiale del Movimento e oggi – meno male! – soprattutto di Giuseppe Conte, che col Movimento non ha niente in comune salvo il caso che l’ha messo lì, è il giornale militante della magistratura. E l’appoggio del Movimento ha bloccato tutti i più o meno maldestri ma comunque essenziali tentativi di riformare la giustizia, come chiede l’Europa.
Infine, ma proprio infine, quali argomenti di merito usa l’Elevato per difendere Jr? Che la denunciante, nel pomeriggio del giorno successivo alla notte brava – dove secondo l’accusa sarebbe stata struprata e secondo la difesa avrebbe fatto sesso consenziente – “ha fatto kite-surf” e ha denunciato il fatto sette giorni dopo.
Prendano nota le donne del Movimento: alla prossima arringa, potrebbero sentir dire che le vittime di stupro devono per forza tutte farsi ricoverare e denunciare l’aggressione al primo risveglio. E che bisogna diffidare da chi, magari per non ripensare a quello che ha appena subito, si fa, prima, un giro al mare.
Due auguri a Ciro Grillo: di dimostrare la sua innocenza, a cui bisogna credere fino a prova contraria, e meno male che se non altro non l’abbiano tenuto, nel frattempo, in galera; e di non prendere a modello un padre così.
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