Altro che Trumponomics. La formula più fortunata per sbancare le Borse nel 2018 l’ha scovata Andrea Agnelli. È stato lui, presidente della Juventus, a puntare tutto (o quasi) sulla Ronaldomics, ovvero l’acquisto del calciatore più famoso del pianeta, una mossa che in un primo momento aveva suscitato più di un’inquietudine tra gli analisti, anche per le ricadute negative sull’immagine del pianeta Exor, sempre sotto i riflettori in Italia. Al contrario, la mossa si è rivelata vincente anche sul piano finanziario, oltre che su quello sportivo.
Tra le poche sorprese positive di un anno grigio per buona parte del listino spicca infatti la performance stellare del club bianconero, che negli ultimi sei mesi, ovvero dalla conferma dell’arrivo a Torino della stella portoghese, ha messo a segno un rialzo del 96% (al 10 dicembre) per una capitalizzazione di 1.108 milioni di euro contro i 660 milioni circa di fine giugno. Grazie a questi numeri, il titolo potrà fare il 27 dicembre un ingresso trionfale nel gotha di Piazza Affari, l’indice Ftse Mib, una promozione garantita anche dal rispetto degli altri requisiti dei Big: il livello degli scambi quotidiani (punta massima a 60 milioni, spesso oltre il controvalore quotidiano di 20 milioni di euro) e l’ammontare del flottante. Accanto al 66,73% controllato da Exor ed all’11,3% del fondo Lindsell Train, figurano infatti investitori istituzionali, a partire da Merrill Lynch (forte dell’1,15%). Ma la pattuglia promette di essere ben più numerosa, vista la presenza in assemblea di più istituzioni, come il fondo pensione di Royal Bank of Scotland o del Fedex Employees Pension Trust.
Una volta tanto sembra aver portato bene l’infrazione alla regola più ferree del mercato: mai mettere le uova in un solo paniere
E le prospettive future sono promettenti. Come spiega Banca Imi che ha fissato un target price di 1,40 euro (contro 0,59 di fine maggio) il fuoriclasse portoghese, nei suoi quattro anni di contratto, compreso il prezzo d’acquisto, impatterà sui bilanci per 365 milioni trascinandoli in rosso per 3 anni. Ma porterà la società a triplicare i ricavi entro il 2022, a quota 624 milioni (dai 557 attuali) grazie alla vendita di magliette e ai maggiori introiti dalle sponsorizzazioni. Secondo le stime del rapporto, il pareggio di bilancio arriverà nel 2022.
Insomma, una volta tanto sembra aver portato bene l’infrazione ad una delle regole più ferree del mercato: mai mettere tutte le uova in un solo paniere. Il figlio di Umberto Agnelli l’ha fatto. E, almeno per ora, la sorte gli è stata favorevole. Ma al netto di possibili “cigni neri”, la sorpresa è relativa. Un anno fa l’acquisto di Neymar, la stella brasiliana del Barcelona, ha comportato un esborso complessivo superiore ai 600 molioni di euro per lo sceicco del Qatar, cui fa capo il controllo del Paris Saint Germain. Ancor più clamoroso lo sforzo di Abu Dhabi che ha messo assieme, attorno al Manchester City, un pool di squadre in Giappone, Usa e Australia (marchio comune Football City) oggi valutato attorno ai 3 miliardi di dollari. L’Arabia Saudita intento unirsi al trend, anche se l’eco dell’assassinio del giornalista Jamaal Kashoggi ha senz’altro gettato un’ombra cupa sulla finale della superCoppa italiana tra Juvebtus e Milano che si terrà a gennaio a Gedda. Ma, si sa, certe emozioni passano, il richiamo del business resta. lI calcio è ormai una delle manifestazioni più efficaci del soft power che emana dal mondo dell’entertainment come ha capito ol patron del Napoli, Aurelio De Laurentis, ormai passato dai cinepanettoni ai dribbling di Insigne. Ma ad approfittarne, Juve a parte, saranno soprattutto i cinesi di Suning (Inter) e i soci di Elliott: già si parla di un partner mediorientale per il Milan, il visto dei Mondiali del 2022 in Qatar.