Il lavoro cambia e spiazza previsioni e organizzazioni, le regole evolvono, i riferimenti sfumano… E anche i professionisti più qualificati tra i tanti che operano nel settore – è il caso di LabLaw, studio legale italiano di riferimento nel labour, fondato dal decano Francesco Rotondi – evolvono. Lablaw ha deciso di rinnovare la sua governance e disegnare gli scenari della consulenza giuslavoristica sotto la guida del nuovo managing partner Alessandro Paone, classe 85’. Che, insieme al fondatore, ha risposto alle domande di Economy.
(Paone): Lo dico da tempo: questo è il momento più delicato, appassionante e sfidante per gli attori del lavoro, dai manager delle risorse umane ai giuslavoristi. Insieme siamo chiamati a piegare il diritto al cambiamento in atto, che grazie alla spinta massiccia della tecnologia è sempre più significativo in termini di impatti sulle persone, sui lavori veri e propri. Allo stesso modo, sono sempre questi gli attori chiamati ad operare come guardiani e resistere al cambiamento laddove questo dia l’impressione di forzare troppo su concetti indiscutibili per la nostra storia culturale ed etica, sulla idea che abbiamo della centralità del lavoro alla base del nostro sistema economico e sociale.
(Rotondi) E non dimentichiamoci dei più giovani: sono il centro di qualunque ragionamento e dobbiamo fare ogni sforzo per comprenderne i bisogni, le idee, le aspirazioni, poiché quel che riguarda loro, oggi, inevitabilmente segna il mercato del lavoro di domani. Con una piccola differenza concettuale: al giorno d’oggi il domani appare ad una velocità straordinaria, non come quando ero giovane io…
La vostra capacità di analisi va molto oltre gli aspetti legali e tecnici classici che ci si attende da un avvocato giuslavorista. In che modo?
(Paone): Non mi sono mai sentito un avvocato da domanda-risposta e devo dire che non è nello stile di LabLaw, non è il nostro Dna…. Ho lavorato in azienda, ho respirato le dinamiche organizzative e sono abituato ad andare a vedere il perché dei cambiamenti del lavoro. Questo modus operandi – assai peculiare e che e che è la cifra del nostro Studio Legale – ci consente di intercettare i trend nel momento in cui si manifestano e di farlo al fianco delle strutture Hr come colleghi che parlano la stessa lingua.
(Rotondi) Completo io poiché con Alessandro la pensiamo allo stesso modo e del resto non potrebbe essere altrimenti visto che l’ho “cresciuto”: noi chiudiamo sul piano tecnico-giuridico il processo che nasce in azienda sulla base di un bisogno organizzativo. I fronti aperti nel lavoro sono tanti, per esempio l’impatto dell’intelligenza artificiale lo gestiamo sul piano sindacale indirizzando percorsi di revisione organizzativa. Il più bel processo ad oggi gestito, per una grande azienda, ha interessato oltre 1.000 dipendenti in Italia ed ha come cuore la trasformazione delle competenze. Ecco questo è il tipo di approccio che ci caratterizza, laterale, fluido, responsabile. Al fianco dell’impresa mai.
Il cambiamento ha riguardato anche il settore del diritto del lavoro per le imprese?
(Rotondi): Personalmente non ritengo che ci siano stati grandi “scossoni” nel “mondo” del lavoro, ma sicuramente le organizzazioni aziendali ed i riferimenti legali sono mutati. Di fronte a ciò è ancor più difficile fare scelte, ma perseverare mantenendo un assetto ed un sistema consolidato solo perché non risulta ancora fallace, lo ritengo un errore. Mercato sempre più internazionale, sempre minor accettazione dell’incertezza e del rischio oltre alla ricerca di soluzioni metagiuridiche richiedono un ripensamento “interno” allo studio legale. LabLaw nasce proprio con l’intento di intercettare i “bisogni” e creare le condizioni per raggiungere il risultato del cliente che noi abbiamo da sempre considerato “partner”. Ci vuole passione, energia, fantasia, noi vogliamo continuare nella tradizione ma cambiando “pelle” …!
(Paone): Francesco ed io vediamo gli stessi obiettivi ma ci arriviamo per strade diverse. Guardo con curiosità i macro-mutamenti all’orizzonte, rispetto ai quali molto faranno l’accelerazione sul ricorso all’intelligenza artificiale, da un lato, e l’ulteriore spinta verso la realizzazione di grandi concentrazioni professionali, dall’altro. Non è detto abbiamo presa in un mercato peculiare come quello italiano, ma c’è il rischio – già in essere in verità – di una massificazione dell’assistenza professionale con riduzione del livello dei servizi. A questo processo noi opponiamo la cura della competenza e la forte spinta dei più giovani cui va data fiducia, vanno mostrate le potenzialità di un uso sapiente della tecnologia con progettualità serie, sfidanti, al passo coi tempi. LabLaw ha sempre “creato” avvocati giuslavoristi in grado di parlare la lingua delle aziende senza venir meno alla promessa di eccellenza fatta ai nostri assistiti. Continueremo a farlo con rinnovata passione, energia e determinazione.
Quindi, all’atto pratico, come intende rispondere LabLaw difronte a questi nuovi o, quanto meno, mutati scenari?
(Rotondi): Dobbiamo ridisegnare l’organizzazione interna al fine di offrire un servizio sempre più studiato e creato attorno al “cliente”; molto probabilmente occorre cambiare interlocutore a seconda della realtà societaria, del settore merceologico, del territorio. Vogliamo esser un riferimento di eccellenza ed autorevolezza in modo da poter dialogare con tutti.
(Paone): In un mercato massificato la differenza la fanno la qualità e varietà dei servizi e le modalità attraverso le quali essi sono resi. Quanto ai primi, abbiamo elaborato una proposta tecnica basata su verticali di business in grado di andare a fondo dei bisogni delle aziende e delle strutture Hr, dal welfare alle riorganizzazioni, passando per il labour assesment e la verifica di sostenibilità in chiave Esg. Siamo in grado di intercettare ogni necessità delle direzioni Hr e sappiamo guidarle nella loro materiale implementazione, specialmente quando vi è da dialogare con il sindacato, mestiere in cui mettiamo in campo l’esperienza diretta di anni di trattative. Sul piano delle modalità, è la nostra cifra a fare la differenza: i nostri mantra sono semplici e percepibili: competenza, comprensione, disponibilità, partecipazione al fianco del cliente e trasparenza.
Guardando dall’interno il vostro studio sembra che esso abbia prediletto quella che si chiama “crescita interna” piuttosto che i famosi “lateral”, corretto?
(Rotondi): Perfettamente aderente alla realtà. Dopo vari anni sono anche riuscito a darmi una spiegazione: l’idea originaria, la vocazione, la volontà di essere protagonisti (non solo in termini di fatturato…) o ti appartiene o cresce insieme allo Studio. In questo senso la dimostrazione è la scelta dei soci di affidare la guida dello Studio ad Alessandro, classe 85’ che in LabLaw è entrato da neolaureato poco più che ventenne. Un caso piuttosto unico tra gli studi legali di prima fascia in Italia, che identifica un’altra delle caratteristiche peculiari di Lablaw, la fiducia nelle capacità dei singoli a prescindere dall’età.
Rotondi e lei? Diventa un “grande vecchio”?
(Rotondi): No, non perché non sia ormai “anziano” ma perché mi sento ancora un giovane professionista con molto da imparare! In realtà, credo che ci siano almeno due fattori da considerare: un primo profilo attiene a ciò che, dopo tutti questi anni di esperienza lavorativa, io possa ritornare, retrocedere ai giovani di studio, l’altro, sempre collegato all’esperienza raccolta, e ciò che posso dare ancora ed in modo diverso allo sviluppo dello studio. Credo sia molto importante riuscire a “vedere” i propri limiti ma anche le potenzialità che possiamo esprimere e che, magari, sono restate inespresse per varie ragioni, temporali, professionali, psicologiche…. Un’ultima, ma certo non meno importante, riguarda la “posizione”, il “ruolo” all’interno dello studio come in qualsiasi altra organizzazione: siamo molto spesso innamorati delle definizioni e dei “titoli” e ciò non ci fa onore. Dobbiamo fare in modo che chi ha fatto qualcosa (di buono) non diventi un limite per il futuro bensì un’opportunità (l’ho imparato da un grande maestro!).
Prossime tappe e/o sfide?
(Paone): continuare a crescere attraendo talenti! Abbiamo in cantiere una vasta quantità di azioni che stiamo mettendo a terra in maniera ordinata, fattiva, ponendo al centro i bisogni della clientela. Siamo noti per avere un approccio fuori dagli schemi, con un po’ più di napoletanità alla guida non possiamo che andare più forte.