Il governo di Mario Draghi è caduto sotto i colpi del MoVimento 5 Stelle prima e della Lega e Forza Italia poi. Finisce il governo di unità nazionale, di colui che era stato acclamato come il salvatore della patria, l’ultima speranza per dimostrare al mondo che l’Italia è qualcosa di molto diverso rispetto al recedente deludente passato della sua classe politica. Le forze politiche escono tutte più deboli dalla crisi di governo, con molti strascichi che si faranno sentire anche all’interno dei partiti stessi. Nella Lega, ad esempio, fanno discutere le parole del numero due del Carroccio, Giancarlo Giorgetti che, pur difendendo la scelta presa dal suo leader, ha sottolineato che “poteva finire in un modo istituzionalmente più dignitoso“.
Giorgetti e la caduta del governo Draghi
In tutti questi mesi Giorgetti, che nell’esecutivo Draghi ha ricoperto il ruolo di ministro dello Sviluppo Economico, ha incarnato l’ala governista della Lega, quella in grado di trovare sempre un sintesi tra la permanenza del Carroccio nel governo e l’avanzamento dell’attività. In questo caso non c’è riuscito, riaprendo tuttavia le discussioni mediatiche sul logoramento del rapporto tra lo stesso Giorgetti e Salvini.
Non è un segreto il grande rapporto di stima che lega il ministro dello Sviluppo Economico a Mario Draghi, così come non è segreto il fatto che Giorgetti abbia abbracciato Draghi dopo il suo discorso in Senato di ieri, 20 luglio, malgrado il Presidente del Consiglio non avesse usato toni morbidi nei confronti delle posizioni della Lega.
Sulla stessa linea di pensiero di Giorgetti c’erano diversi Presidente di Regioni leghisti, che avevano sottolineato come per i territori sarebbe stato di fondamentale importanza continuare ad avere Mario Draghi a Palazzo Chigi. Tra questi c’era Massimiliano Fedriga, del Friuli Venezia-Giulia e Luca Zaia, del Veneto. Proprio quest’ultimo, inoltre, è stato più volte indicato in controtendenza con alcune posizioni prese dal suo leader di partito Salvini, tanto che per mesi si era parlato di un suo possibile avvicendamento con l’ex ministro dell’Interno alla guida del Carroccio.